Capire i processi che muovono la natura può avere delle applicazioni importanti nella vita quotidiana. Questo è ciò che hanno fatto scienziati del Perù, dando vita a Plantalampara, la prima lampada led più ecologica del mondo.
IN BREVE
Utilizzare la fotosintesi clorofilliana per produrre energia elettrica? Non è fantascienza, ma è quello che sono riusciti a fare un team di scienziati in Perù così da dare vita a Plantalampara, la lampada a led ecologica al 100%. L’accesso all’energia elettrica, nel 2016, dovrebbe essere alla portata di tutti. Purtroppo non è così. Anzi, in molti paesi, l’energia elettrica è addirittura un privilegio. Così, per ovviare a questa situazione, e risolvere il problema, si sono uniti l’intelligenza umana e la natura con i suoi processi. Da questo “team” è nata proprio Plantalampara, un prototipo di lampada che riceve energia dalla fotosintesi clorofilliana.
Il villaggio in cui si vuole far arrivare tutto questo è quello di Nuevo Saposoa, un piccolo fazzoletto di terra del Perù che cerca di farsi strada nel mondo contemporaneo, iniziando innanzitutto dal reclamare i suoi diritti. Vivere in questo luogo non è tuttavia semplice, a causa della povertà e del contesto socio-culturale in cui si sviluppa. Ci sono voluti anni di guerre affinchè gli abitanti di Nuevo Saposoa potessero allargare propri territori e reclamare la propria esistenza come villaggio. Un’invenzione del genere potrebbe quindi spostare l’attenzione su territori come questi e sul grande potenziale che essi hanno.
Gli autori di Plantalampara sono lo scienziato Robby Berman e il suo team di ricercatori della Universidad de Ingeniería y Tecnología (UTEC). Quest’istituzione è nata in Uruguay e, grazie alla sua formazione scientifica e universitaria, mira a portare innovazione e ricerca in quei Paesi in via di sviluppo. Grazie alla collaborazione con l’agenzia pubblicitaria FCB sono stati prodotti 10 prototipi che verranno distribuiti distribuiti nel villaggio dei Nuevo Saposoa, comunità di nativi della foresta pluviale che non possiede l’accesso alla luce elettrica. Ci sono circa 173 abitanti, ovvero 37 famiglie, in questo paese e prima che l’inondazione di qualche anno fa interrompesse la loro neonata rete elettrica, tutti loro la utilizzano quotidianamente. Quest’invenzione va a sostituire le le lampade a combustibile, spesso usate nelle comunità, che possono causare ingenti danni alla salute.
L’energia viene prodotta grazie ad una particolare pianta, presente solo nella foresta pluviale peruviana, e ad alcuni batteri. La lampada è formata da una cassetta in legno (all’interno della quale si trova una sola pianta) collegata ad un braccio regolabile al fondo del quale si trova un led. Ogni Plantalampara contiene una griglia di elettrodi sepolti nella terra.
Il principio di funzionamento è molto semplice e si fonda sulla fotosintesi clorofilliana, che tutte le piante eseguono per ottenere le sostanze nutritive necessarie allo sviluppo, partendo da acqua, recuperata dal terreno, e anidride carbonica, presa dall’atmosfera. La luce è la fonte che attiva questa sorta di centrale solare, dando così inizio al processo. I residui organici della fotosintesi passano al terreno attraverso le radici. I microorganismi presenti nella terra (geobatteri), se ne cibano rilasciando elettroni come prodotto di scarto. La caratteristica fondamentale di questi microrganismi è che, dopo aver metabolizzato i nutrienti del terreno, essi rilasciano elettroni producendo una piccola quantità di energia elettrica. Quest’ultima viene raccolta da elettrodi che alimentano una batteria posta all’interno della cassetta che serve come bacino d’accumulo e per alimentare la lampada a led. L’autonomia però è di due ore circa.
Sono tanti ancora i Paesi in cui tramonto è sinonimo di buio completo, e questo risulta essere un problema per le famiglie con bambini piccoli e studenti. Questa lampada cerca di risolvere, per quanto possibile, questa situazione. C’è da dire inoltre che l’idea di questa lampada a led è stata sviluppata in seguito all’alluvione che ha colpito il Perù, interrompendo e danneggiando seriamente la neonata linea elettrica che alimentava i piccoli villaggi. È consapevolezza di tutti che questo non deve essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza, che insieme ad altre azioni dovranno aiutare queste comunità e molte altre popolazioni in difficoltà a risollevarsi. Dovremmo tutti entrare nell’ottica che siamo cittadini del mondo e che, in quanto tali, dovremmo imparare a conoscere e sfruttare le conoscenze che ogni Paese porta con sè: ogni fonte di sapere può essere preziosa a modo suo.