Rimandare un esame di qualche ora e avere più tempo per ripassare? Non farà che peggiorare le tue prestazioni. Uno studio danese ha dimostrato che gli esami impossibili possono essere superati al meglio se affrontati di mattina.
IN BREVE
La cultura nella vita è importante e quindi il luogo dove essa si apprende, la scuola, diventa uno strumento fondamentale per formarci e per crescere come individui. Proprio per questo tutti sanno che uno dei momenti più carichi di tensione che si avverte nelle scuole o nelle aule universitarie, avviene nei periodi in cui ci sono i famigerati test ed esami.
Quante volte in qualsiasi verifica, test o esame avete pensato: “Speriamo che il professore ritardi, così ho più tempo per ripassare”? Molto spesso gli studenti dell’ultima ora preferiscono esami pomeridiani, contando su quella manciata di ore per un ripasso salvavita. Ma è una strategia efficace? Ci pensa la scienza a risolvere questo problema. Infatti secondo un nuovo studio sulle prestazioni cognitive scolastiche, la scelta di ritardare l’orario dei test potrebbe non portare alcun beneficio ma anzi, peggiorare la situazione.
Hans Henrik Sievertsen e i suoi ricercatori del Danish National Centre for Social Research di Copenhagen (Danimarca) hanno visionato 2 milioni di esiti ottenuti in varie tipologie di test svolti da studenti in età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Il loro studio ha rilevato che per ogni ora di “ritardo” rispetto a quella prefissata per l’inizio di una prova, il punteggio è sceso dello 0,9%, corrispondente più o meno all’effetto di 10 giorni di scuola persi.
Questo calo è dovuto alla fatica cognitiva. Infatti, secondo le analisi, i punteggi nei test dopo una pausa di 20-30 minuti, sono migliorati a un livello tale da consentire le performance che si sarebbero ottenute consegnandoli 2 ore prima. Non si è ancora capito a cosa sia collegato nello specifico questo break: forse basterebbe una semplice passeggiata, fare merenda o parlare allo smartphone, tutto dipende dalla propria natura a compiere determinate azioni piuttosto che altre per svagarsi.
E non è solo qualcosa che gli studenti universitari dovrebbero tenere a mente quando registrano l’ora della propria iscrizione agli esami, ma suggerisce delle importanti modifiche che potrebbero essere applicate al sistema scolastico. Sfruttare le ore di mattina e il minore stress cognitivo degli studenti per test e lezioni importanti potrebbe migliorare sensibilmente il rendimento delle classi. E trasformare quei famosi esami impossibili in una passeggiata.
Ciò però non deve indurre ad anticipare indiscriminatamente l’orario scolastico. Sievertsen suggerisce che per portare un’innovazione al sistema dell’istruzione, soprattutto per gli adolescenti, si potrebbe posticipare l’orario di inizio delle lezioni di due o tre ore, perché così si garantirebbero più ore di sonno e aumenterebbero gli effetti positivi sulla salute.
Inoltre, sarebbe opportuno per ottenere dei test il più possibile omogenei, decidere di somministrarli periodicamente sempre allo stesso orario della giornata, possibilmente dopo una pausa, o di tenere conto di questa variazione d’orario nei criteri di valutazione.
Un’altra curiosità collegata in un certo senso a questo studio, relativa a delle ricerche condotte precedentemente, sembra rilevare che non sono solo gli studenti ad essere influenzati dall’orario: alcuni studi sembrano aver dimostrato che i giudici siano più inclini a decisioni magnanime al mattino, e che i medici prescrivano più facilmente antibiotici per le infezioni respiratorie al pomeriggio. Come ricorda la cultura popolare, davvero il mattino ha l’oro in bocca.
Fonte
- Cognitive fatigue influences students’ performance on standardized tests
PNAS