Tutti bene o male abbiamo delle paure. Chi di volare, chi degli insetti e chi per esempio per il sangue. Le reazioni a qualcosa che ci spaventa possono essere molteplici, fino addirittura allo svenimento. E se vi dicessimo che la paura, in un certo senso, ci accomuna ad un mammifero reso celebre dal cartone “L’era Glaciale”? Ebbene si, vi sembrerà strano ma l’uomo e l’opossum hanno molto in comune, proprio a partire dalla paura del sangue.
Il comportamento messo in atto dagli opossum, e da molte specie animali con diversi meccanismi in situazioni di pericolo, è chiamato tanatosi . Consiste nel raggiungimento di uno stato comatoso molto simile alla morte con l’emissione di sostanze maleodoranti che simulano la putrefazione. Così facendo si riesce spesso riesce a scoraggiare i predatori che mangiano malvolentieri animali già morti.
Questo comportamento è caratterizzato dall’immediata ed assoluta immobilità, simile a quella del rigor mortis, dovuta ad una contrazione muscolare prolungata che permette al soggetto di assumere una postura del tutto simile ad un animale morto. Il processo a livello nervoso è mediato da una velocissima vasodilatazione periferica e da un estremo rallentamento del cuore che, come conseguenza, portano a un crollo della pressione arteriosa facendo perdere coscienza all’animale.

Allo stesso modo nell’uomo si è conservato un riflesso molto simile che pur non avendo più la funzione di protezione dai pericoli si attiva in determinati casi, specialmente quando il soggetto si sente minacciato o avverte paura, portando anche allo svenimento.
In particolare nell’uomo è importantissimo lo stimolo emozionale che induce uno stato chiamato sincope vaso-vagale. Essa provoca, proprio come nell’opossum, una velocissima vasodilatazione e bradicardia, un abbassamento di pressione e la perdita di coscienza. Ecco allora che in alcuni soggetti la sola vista del sangue, di una ferita o anche solo la vicinanza di un ago possono scatenare questo riflesso che porta al classico svenimento “da paura”.
Infine è curioso notare che lo stesso stimolo nell’uomo può spesso provocare due reazioni opposte. In alcuni casi infatti si assiste al riflesso appena descritto, mentre in altri casi la reazione è opposta. La si può definire “lotta e fuga”. È caratteristica di molti predatori, con un innalzamento della pressione e un aumento del battito cardiaco, necessario per preparasi ad un’eventuale lotta.
Fonte
- Fisiologia Medica, F. Conti