Forse molti di voi hanno visto il film Upside Down, dove due mondi convivono, uno a fianco all’altro, gomito a gomito, ma molto diversi. Ecco, se pensate che una situazione del genere possa essere caratteristica solo di un film vi sbagliate di grosso. Il motivo? Ve lo spieghiamo subito.
In molti hanno provato a mappare le diseguaglianze cittadine, per prima l’Università di Oxford e ultimamente anche Torino (con una modalità curiosa) ma i risultati sono sempre gli stessi. Da un quartiere all’altro, da una via all’altra, la vita cambia, l’aspettativa di vita media si allunga o si accorcia, lo stile di vita è diverso, la popolazione muta.
I primi esperimenti di questo tipo avevano dimostrato come a Londra passando dal quartiere di Knights’ Bridge alle periferie si perdessero quasi 10 anni di vita media e come a Glasgow e a New York questa differenza salisse fino a 15 anni. Due distinte popolazioni cittadine coesistono nel raggio di pochi chilometri senza però fondersi mai. Una ricca, colta e con una lunga aspettativa di vita, e un’altra mediamente più povera, meno istruita ma soprattutto con un’aspettativa di vita incredibilmente più bassa.
Così, dopo varie ricerche condotte in giro per il mondo, qualcuno è arrivato a Torino e ha passato una giornata lungo la linea del tram 3 (oggi sdoppiata nelle linee 6 e 3), che partendo dalla collina e arrivando in periferia, offre uno spaccato della società incredibilmente esemplare, mostrandoci quante facce possa avere una stessa città. Da un capolinea all’altro, da piazza Hermada alle Vallette, si perdono (virtualmente s’intende) circa 5 mesi di vita ad ogni chilometro (o un mese al minuto, se preferite). Si parte da un’aspettativa di vita di oltre 82 anni al capolinea collinare e si arriva a poco più di 77 al capolinea periferico, in meno di 45 minuti di tragitto.

Si attraversa tutta la città, partendo dai borghi più benestanti, attraversando il multietnico mercato di Porta Palazzo e arrivando nel cuore della periferia popolare e vedendo via via cambiare il paesaggio, le facce, le storie, le abitudini, la vita. Ma cosa cambia lungo il percorso? Cosa trasforma la vita degli abitanti di questi quartieri? Quali sono le differenze che si possono individuare? Il cambiamento del reddito medio, la differenza di istruzione, il peggioramento dei servizi socio-sanitari, un aumento di comportamenti a rischio come l’abuso di alcool e stupefacenti e il sesso non protetto sono fattori che contribuiscono alla diminuzione dell’aspettativa di vita.
Insomma solo facendo una passeggiata in città ci si può rendere conto di come esistano due diverse realtà, separate da invisibili muri cittadini che, proprio come in un film, dividono la popolazione più fortunata da quella meno fortunata, colpevole solo di essere nata e cresciuta in un ambiente meno favorevole. Si ha a che fare con una società sempre più polarizzata in cui spariscono le vie di mezzo e sono sempre più presenti due popolazioni diametralmente opposte, in primis riguardo la ricchezza. Al cambiamento di busta paga infatti corrisponde anche un cambiamento di abitudini e di vita che rispecchia molto bene il tragitto del nostro “tram della disuguaglianza” e influenza ogni aspetto della vita quotidiana.

In quest’ottica si osserva anche come ognuno di noi in quanto persona sia il risultato di tutta una serie di fattori tra i quali, non meno importante, vi è l’ambiente in cui si nasce, cresce e vive. Possiamo infatti nascere anche con i geni migliori del mondo, predisposti a una vita sana e lunga ma l’ambiente in cui vivremo sarà fondamentale per l’evoluzione della nostra vita, arrivando anche a sovvertire le nostre peculiarità genetiche.
Ecco allora che si spiega come e perché spostandoci dalle zone più ricche a quelle più povere la vita non diventi solo più breve ma anche qualitativamente inferiore. Troviamo infatti arie più inquinate a causa della vicinanza a fabbriche, strade ad alto scorrimento e discariche, servizi sanitari e sociali più scadenti e lavori più usuranti legati indissolubilmente con pericolose valvole di sfogo come la criminalità e le dipendenze.
La soluzione è tutt’altro che semplice, è chiaro, e la stessa storia ci insegna che eliminare le differenze di ceto sociale è praticamente impossibile. E’ preoccupante però che queste differenze stiano aumentando sempre più e che la nostra società si stia adattando ad esse, piuttosto che eliminarle. Chissà se un giorno, proprio come in Upside Down, viaggeremo in pochi secondi da un mondo ricco a uno povero o se si sarà trovata una soluzione al problema.
Fonte
- Sul tram che ti dice quanto vivrai