La scienza biomedica sta mettendo a punto un metodo attraverso il quale interi organi potranno essere trapiantati riducendo a zero le temibili complicanze del rigetto: la decellularizzazione.
Le prime ricerche risalgono al 2008, ad opera dell’Università del Minnesota, con lo scopo di creare un metodo utile a bypassare la mancanza di donatori di organi, che mette in pericolo milioni di persone con gravi patologie che necessitano, appunto, di un trapianto. Il processo della decellularizzazione fu testato sui cuori di alcuni topi e consiste nel denaturare le proteine del tessuto, trattandolo con detergenti come l’SDS, il sodio dodecil solfato, e di eliminarne tutte le cellule, lasciando intatta solo la matrice extracellulare dell’organo in questione, sulla quale far crescere, moltiplicare e differenziare le nuove cellule del donatore.
Ad oggi questo processo viene utilizzato, in via sperimentale, in chirurgia cardiaca per il trapianto di valvole cardiache e consente di migliorarne la durata (più alta rispetto alle protesi biologiche) e la qualità della vita del paziente trattato.
I benefici di un trapianto di un organo decellularizzato, semmai questa tecnica diventasse ufficiale ed operativa, sarebbero importantissimi. Innanzitutto si ridurrebbe al minimo o addirittura si eliminerebbe il problema del rigetto, cioè una problematica correlata all’incompatibilità tra donatore e ricevente attraverso la quale il sistema immunitario del trapiantato riconosce come non-self il nuovo organo, alla stregua di un virus da distruggere.
Le maggiori difficoltà si sono palesate nella fase di differenziazione cellulare che deve necessariamente avvenire, a seguito dell’attecchimento delle cellule staminali precorritrici, per rendere del tutto funzionante l’organo stesso. Nella fattispecie del cuore, infatti, questa differenziazione prevede cellule capaci di contrarsi, altre capaci di condurre l’impulso elettrico. Le ricerche continuano, e superato questo ostacolo forse potrà divenire una pratica della scienza medica utile a risolvere i problemi legati alle interminabili liste di attesa dei trapianti e sicuramente garantirà, oltre che una migliore risposta al trattamento, la vita stessa a tutti coloro che necessitano di un trapianto.
Fonte: Focus.it