Ognuno di noi ne ha circa 86 miliardi. Che poi li utilizzi bene o male, questo è un altro discorso. Lasciamo a voi il compito di giudicare, se ne avrete voglia. Ma nel frattempo avete capito di cosa stiamo parlando? Se vi state spremendo le meningi nel cercare di rispondere a questa domanda, probabilmente ne state usando una parte. Se vi siete sforzati, ma non ci siete arrivati, ve lo diciamo noi. Si tratta di neuroni.
Nel nostro cervello ne abbiamo una quantità immensa, e ognuno di essi può formare migliaia di sinapsi. Su di esse viaggiano una serie infinita di informazioni che riguardano ogni essere umano. Pensieri, ricordi, stimoli per i movimenti, informazioni visive, olfattive e molto altro. I neuroni sono le cellule del nostro sistema nervoso, che permettono alle informazioni di viaggiare.

Il neurone recepisce un segnale chimico da un neurotrasmettitore, lo trasforma in un segnale elettrico, che successivamente viene ritrasformato in un segnale chimico all’estremità opposta. Proprio studiando questo principio di funzionamento, un team di ricercatori è riuscito a realizzare un neurone artificiale. Gli artefici di questo progetto sono un team di studiosi del Swedish Medical Nanoscience Centre (SMNC) del Karolinska Institutet.

Ovviamente non è stato possibile rispettare le dimensioni reali. Il neurone artificiale è sottile e lungo poco più di un polpastrello (pochi centimetri). Per di più non è realizzato con materiale biologico (vivente), ma con polimeri conduttivi, e nonostante ciò riesce a funzionare lo stesso. La parte recettiva, sensibile, è costituita da un biosensore che percepisce i segnali chimici. La parte operativa traduce una prima volta il segnale chimico, in elettrico e successivamente lo ritraduce in un impulso elettrico.
Questa scoperta, resa nota sulle pagine di Biosensors & Bioelectronics, potrebbe aprire a scenari molto interessanti. Il primo obiettivo, ora, è quello di ridurre le dimensioni del dispositivo. Successivamente si mira a svilupparlo ulteriormente al fine di poter impiegare neuroni artificiali in ambito medico, per recuperare funzioni perse in seguito a danno neuronale. In alternativa, abbinati alla tecnologia wireless, per esempio, questi dispositivi potrebbero essere utilizzati per sviluppare nuove strategie per il trattamento dei disturbi neurologici.