Gli astronomi hanno appena scoperto una galassia nana in grado di generarne un’altra ancora più piccola. Ciò conferma l’idea che le galassie di qualsiasi dimensione possono quindi formare o includere dentro di sé galassie più piccole.
” In altre parole, non sono solo i corpi massicci a cannibalizzare quelli più piccoli, ma la stessa gerarchia viene rispettata da elementi celesti di dimensioni più ridotte.” Questo è quanto afferma Monica Tosi dell’INAF ( Istituto Nazionale Italiano di Astrofisica). “Capire come queste galassie nane si formano e poi si combinano permetterà di comprendere la nascita della Via Lattea e dell’intero universo“.
Per riuscire a osservare il fenomeno, il team guidato da Francesca Annibali, ha utilizzato il telescopio LBT (Large Binocular Telescope) dell’Arizona, per studiare una galassia nana nota come DDO68, che misura solo 100 milioni di masse solari, ossia un millessimo della massa della Via Lattea. Esaminando DDO68, il team ha scoperto che ci sono stati in realtà gruppi di galassie super-piccole che orbitavano intorno ad essa favorendone l’accrescimento. In altre parole DDO68 le stava fagocitando. Questo accade quando la materia, polvere e altri detriti spaziali, viene attirata dalla gravità di una galassia, formandone una più piccola.
Come questa nuova galassia cresce, quella che le ha dato vita la fagocita crescendo a sua volta.
Osservando il fenomeno, l’Annibali dice che le è venuta in mente un’immagine di Jonathan Swift (il creatore del romanzo “I viaggi di Gulliver”): una pulce con delle pulci più piccole addosso. Nel corso del tempo dunque, galassie nane assorbono materia da altre più piccole fino a formare corpi celesti come la Via Lattea. Questo è quanto da molti anni, simulazioni e calcoli al computer provavano a spiegare e ora è possibile finalmente avere un riscontro.
“Molto interessante scoprire come un sistema il cui potenziale gravitazionale è talmente basso da non poter mantenere il materiale espulso da una supernova, sia in grado di attrarre e accrescere elementi più piccoli. Ciò richiede indagini più specifiche di dinamica e idrodinamica che consentano di capire quali siano i principali meccanismi in gioco.” Riferisce Monica Tosi.
“Il risultato du DDO68 dimostra l’alto potenziale di scoperta di futuri progetti di ricerca di sottostrutture intorno a galassie nane isolate con strumentazione a grande campo e l’importanza di combinare osservazioni profonde con studi teorici sull’evoluzione e sulla dinamica delle stelle e dei gas delle galassie esaminate.”
Le scoperte del team sono state pubblicate su The Astrophysical Journal.
Fonte: ScienceAlert