Clonare un organismo vivente significa crearne una copia geneticamente identica. Dopo la pecora Dolly e il gatto Copycat, un team di ricercatori giapponesi ha espresso il desiderio di lavorare ad un progetto allo scopo di riportare alla vita il Mammut Lanoso, un enorme pachiderma estintosi 4.000 anni fa. Qualora avesse esito positivo, si tratterebbe di un vero e proprio fenomeno di de-estinzione.
Akira Iritani e il suo gruppo dell’Università di Kyoto, in collaborazione con il Centro di Ricerche Biotecnologiche di Sooam in Corea del Sud e con la partnership dell’Università Federale Nord-Est della Russia, spera di estrarre cellule funzionali dalla carcassa congelata di un mammuth e, utilizzando il materiale genetico di quelle cellule, tentare la clonazione. A dispetto di quanto si creda, il congelamento non preserva le cellule dal degrado, in quanto, in assenza di crioprotettivi (i.e. DMSO), esse tendono a distruggersi. Infatti, non appena un organismo vivente muore, si innescano massicce attività enzimatiche che tendono a distruggere le strutture cellulari in maniera consistente. Benché la scienza abbia dimostrato che più veloce è il congelamento meno efficace è l’attività di questi enzimi, la loro funzione non viene arrestata completamente e le strutture cellulari vengono comunque danneggiate. Inoltre, il naturale background è pervaso di radiazioni che portano inevitabilmente alla rottura dei filamenti di DNA.
Proprio per questi motivi George Church è scettico. Il professore di genetica della Harvard Medical School (HMS) pensa infatti che il team di A.Iritani non riuscirà a trovare cellule vitali o nuclei in qualunque carcassa di Mammut congelato. Church afferma che 4000 o 10000 anni di radiazioni in un organismo il cui metabolismo non sia più funzionante porti necessariamente all’accumulo di danneggiamenti irreversibili alle strutture cellulari. Per questo motivo Church suggerisce un approccio differente; se infatti non sarà possibile portare alla de-estinzione il Mammut, potremo ottenere importanti informazioni riguardo singoli geni.
Per esempio, il professore della HMS suggerisce la possibilità di identificare nel genoma del Mammut i geni fondamentali per l’adattamento al freddo e inserirli nel genoma di elefante. Mediante l’utilizzo di una innovativa tecnica genetica chiamata CRISPR, con la quale è possibile fare un taglia-e-cuci del DNA, il team di Church è riuscito ad apportare facilmente 14 modifiche nel genoma di elefante inserendo geni di Mammut. I geni in questione riguardano principalmente caratteri implicati con il sangue, con il grasso sottocutaneo, il pelo lanoso e la dimensione del padiglione auricolare esterno.
Nonostante il piano di de-estinzione sia molto affascinante, Church ha affermato che non ha ancora pubblicato le sue scoperte in alcun giornale scientifico e pertanto esse dovranno essere soppesate dalla comunità scientifica internazionale coinvolta nel settore.