E se grazie alla proteina IL-33 la medicina o la scienza si trovassero ad un passo nello sconfiggere il male del secolo? Noi lo speriamo con tutto il cuore, ma cerchiamo di capire perché forse siamo sulla strada giusta.
Bisogna sapere che le cellule tumorali riescono a proliferare perché diventano “invisibili” per il sistema immunitario del corpo, permettendo ai tumori di metastatizzare e diffondersi in tutto l’organismo. Wilfred Jefferies, docente di Genetica clinica, Microbiologia e immunologia presso l’UBC (University of British Columbia), insieme ad un team di ricercatori ha fatto un’interessante scoperta: ” Il sistema immunitario è efficace a individuare ed arrestare egregiamente la nascita e la diffusione dei tumori primari, ma quando compaiono i tumori metastatici, esso non è più in grado di riconoscere le cellule tumorali e fermarli”. Continua Jefferies: ” Abbiamo scoperto un nuovo meccanismo che spiega come i tumori metastatici riescono a superare in astuzia il sistema immunitario, ma iniziando a invertire questo processo siamo riusciti a far si che essi venissero di nuovo rilevati dallo stesso.” Le cellule tumorali geneticamente cambiano e si evolvono nel tempo. Pertanto, nell’evolversi, i ricercatori hanno visto che esse perdono la capacità di produrre una proteina detta interleukein-33, o comunemente IL-33.
Quando IL-33 scompare nel tumore, il sistema immunitario non ha modo di riconoscere le cellule dannose e quindi esse hanno la piena libertà a diffondersi e a creare metastasi.
La ricerca ha rilevato inoltre che la perdita di IL-33 si verifica in carcinomi epiteliali, cioè tumori che allo stadio iniziale sono presenti nei tessuti delle superfici degli organi. Questa tipologia è piena di esempi: si tratta dei tumori alla prostata, al rene, al seno, all’utero, al collo dell’utero, al pancreas, della pelle e così via. Lavorando inoltre in collaborazione con il Vancouver Prostate Centre, e studiando diverse centinaia di pazienti, i ricercatori del team dell’UBC hanno riscontrato nei malati affetti da tumori alla prostata e renali che avevano perso la proteina IL-33, una più rapida riviviscenza del cancro nei 5 anni successivi la terapia. Pertanto ora cercheranno di capire se i test condotti sull’ IL-33, siano un metodo efficace per capire la progressione di alcuni tumori. “IL-33 potrebbe essere uno dei primi biomarcatori immunitari del cancro alla prostata e, in un futuro prossimo, stiamo progettando di esaminare questa proteina in un numero più ampio di pazienti.”, ha dichiarato Iryna Saranchova, dottoranda del dipartimento di microbiologia e immunologia e una delle prime autrici dello studio.
Quindi niente tecniche speciali, terapie o quant’altro.
Forse il segreto risiede nel nostro stesso corpo. Ciò è quanto ci suggerisce in questo studio Saranchova, Jefferies e i loro colleghi del Michael Smith Laboratories, i quali non hanno fatto nient’altro che reinserire IL-33 nelle cellule metastatiche, rilanciando così la capacità da parte del sistema immunitario di riconoscere i tumori.
Fonte: Nature