Chi non ha mai notato le strane incrostazioni presenti sui capi delle balenottere? Non si tratta di materiale inorganico, bensì di esseri viventi provvisti di conchiglia, che gli scienziati chiamano balani.
IN BREVE
I balani e i cirripedi sono dei piccoli esseri viventi simili a vulcanetti crostosi all’interno dei quali vivono crostacei che si nutrono di plancton e che, secondo recenti studi, fungono da diari di bordo di questi immensi cetacei.
Infatti, alcuni scienziati sono arrivati a ipotizzare che questi organismi viventi simbiotici, possono raccontare molto sulle tratte migratorie seguite dalle balene nel corso della loro vita. Le balene migrano per migliaia di chilometri ogni anno, da aree nelle quali è più conveniente riprodursi verso aree dove è più conveniente nutrirsi, ma non si conosce quasi nulla di come questi lunghi viaggi sono cambiati nei tempi geologici. Generalmente gli scienziati si basano sullo studio dei denti per comprendere dove un certo organismo acquatico ha vissuto.
Il mix di isotopi dell’ossigeno inglobati all’interno del nuovo materiale dentale formato dipende, infatti, dalla regione e dalla temperatura locale; vale a dire che c’è una maggior abbondanza di ossigeno-18 vicino ai poli che all’equatore. L’ossigeno può quindi suggerire molto sul viaggio seguito da un animale. Eppure le balene non hanno denti. Ecco perché il paleobiologo Larry Taylor e Seth Finnegan, entrambi dell’università di Barkeley, in California, hanno cercato di comprendere se potevano raggirare il problema, studiando la composizione chimica degli scudi crostosi dei balani. Infatti, più o meno come i denti, i balani sono fatti da conchiglie minerali i cui costituenti si legano all’ossigeno man mano che aumentano di dimensioni.
Il 25 Settembre 2016 al meeting annuale della Società Geologica Americana, Taylor ha affermato che lo studio degli isotopi dell’ossigeno presenti negli strati delle conchiglie dei balani prelevati dalle balene spiaggiate, suggerisce esattamente ciò che già si conosce sulle tratte migratorie seguite da questi cetacei. Risultati preliminari eseguiti con le conchiglie di balani vecchi milioni di anni mostrano un’analoga differenza nell’accumulo di isotopi dell’ossigeno. Come ha asserito Taylor, convertendo questi cambiamenti chimici in mappe di migrazione, sarà possibile comprendere come gli isotopi dell’ossigeno erano distribuiti sul pianeta milioni di anni fa.
Fonte: GSA CONFEX