Ormai i social network non hanno più segreti per noi, tutti abbiamo un profilo su Facebook, Twitter, Instagram o altri, ma quanti hanno preso in considerazione la psicologia nei social network? Uno studio condotto dalla Brunel University ha dimostrato come, quello che postiamo su Facebook o Twitter, sia in grado di rivelare degli aspetti nascosti delle nostre personalità, aspetti che un social riesce ad estrapolarci come se fosse un vero e proprio psicologo. Per effettuare questo studio, i ricercatori hanno proposto un questionario online a circa 555 utenti di Facebook, con domande inerenti agli aspetti della personalità.
Le risposte date alle domande del questionario rispecchiavano perfettamente ciò che gli utenti pubblicavano sui loro profili Facebook. Gli aspetti mostrati da questa ricerca si sono rivelati davvero molto interessanti. L’analisi svolta ha dimostrato, ad esempio, che gli utenti più estroversi sono più propensi a postare sulla loro vita quotidiana, e a farlo con una certa frequenza. Le persone con una scarsa autostima tendono, invece, a postare spesso sul proprio partner (forse per nascondere le proprie insicurezze), mentre gli individui nevrotici utilizzano Facebook solo per ricevere attenzioni dagli altri utenti, pubblicando post e sentendosi accettati solo ottenendo un indice di gradimento alto. Ancora, le persone con tendenze narcisistiche sono più inclini a pubblicare status riguardanti i risultati ottenuti con un determinato esercizio fisico o con una nuova dieta. Un altro studio ha invece dimostrato che coloro che pubblicano molti selfie sui social network sono in genere più narcisisti e psicopatici rispetto agli altri utenti, mentre coloro che apportano modifiche digitali alle proprie foto hanno una bassa autostima.

Ma usufruire della psicologia nei social network potrebbe rivelarsi utile anche per intercettare nei post segnali che farebbero pensare a soggetti a rischio suicidio, questo almeno è quello che i ricercatori vorrebbero fosse possibile per prevenire un tale rischio. Il Black Dog Institute, in Australia, ha condotto uno studio a questo proposito, utilizzando un programma per computer che ha monitorato per due mesi i tweets di alcuni utenti con lo scopo di individuare possibili frasi o termini riconducibili al suicidio. Alla fine del monitoraggio i ricercatori umani e un software, hanno classificato i tweets che destavano particolari preoccupazioni. Le due classificazioni (sia quella umana che quella eseguita dal software) coincidevano, può quindi considerarsi un sistema affidabile. il Black Dog Institute ha anche promosso un’iniziativa, “WeFeel”, in collaborazione con CSIRO.
Tale progetto ha permesso, monitorando circa 27 milioni di tweets al giorno, di misurare le emozioni prevalenti tra le popolazioni di tutto il mondo, per valutarne la salute mentale. Alla fine si è arrivati ad ottenere uno schema rappresentante, in percentuale, i diversi stati d’animo nelle svariate parti del mondo prese in considerazione.Che siate dei social dipendenti o meno, da oggi, il vasto utilizzo della psicologia nei social network, vi porterà passare molto più tempo a riflettere prima di pubblicare, condividere o leggere qualcosa su un social.