Ogni giorno ci troviamo a percepire continui sbalzi di temperatura. Quando la stagione è fredda, gli spazi chiusi sono eccessivamente riscaldati e viceversa. Non importa che percentuale di cotone sia contenuta nel tessuto dei nostri abiti: si finisce puntualmente per sudare. Ma da qui a pochi anni i nostri vestiti potrebbero cambiare radicalmente e potremmo non doverci più preoccupare di quelle fastidiose macchie di sudore. E lo dobbiamo ad un incredibile tessuto di plastica.
La novità arriva dalla Stanford University, dove è stato messo a punto il primo materiale in grado di rinfrescare la pelle con un’efficienza nettamente superiore a quella di qualunque tessuto naturale o sintetico attualmente sul mercato. Questa caratteristica dipende dal fatto che il materiale permette al corpo umano di rilasciare calore attraverso due meccanismi differenti. Il primo -comune a tutti i tessuti- è la traspirazione: il sudore è infatti in grado di evaporare dalle fibre. Il secondo è la vera innovazione: la struttura del materiale consente il passaggio delle onde infrarosse che il corpo emette, garantendo così un’ulteriore diminuzione della temperatura corporea. Infatti ben il 60% del calore prodotto dal nostro organismo viene emesso sotto forma di radiazioni infrarosse.

Alla base di questa tecnologia c’è un comune polimero, il polietilene, il principale costituente di molte plastiche. Per renderlo funzionale alle esigenze tessili, c’è stato bisogno della competenza incrociata di esperti di ingegneria, nanotecnologie, fotonica e chimica. Innanzitutto è stato selezionato un tipo di polietilene utilizzato nelle batterie, per garantire la permeabilità alle onde infrarosse. Poi sono state apportate una serie di modificazioni chimiche per rendere il tessuto opaco alle radiazioni solari e per permettere ai nanopori di lasciar passare ed evaporare le molecole d’acqua.

Il tessuto definitivo è però costituito da tre strati: i due esterni in polietilene e quelli centrale da semplice cotone. Infatti la funzione dei vestiti è principalmente quella di proteggere il corpo e coadiuvare i fisiologici processi di omeostasi termica, perciò qualunque fibra non deve dissipare totalmente il calore ma trattenerne una parte. I test effettuati dimostrano che il materiale ottenuto rende la pelle più fresca di circa 2 gradi.
La progettazione e lo sviluppo di tessuti intelligenti, come quello ideato dal team di ricerca di Stanford, possono essere una grande risorsa nel futuro. Quello degli sprechi energetici è un argomento molto attuale e c’è bisogno di trovare vie per garantirci il benessere ma senza sfruttare l’ambiente. Produrre vestiti con questo materiale potrebbe portare a un minore utilizzo dell’aria condizionata, facendoci risparmiare e inquinare di meno.
Fonte: Stanford News