Avete mai sentito parlare di amnesia infantile? I ricordi legati ai nostri primi anni di vita costituiscono, ad oggi, uno dei più grandi misteri infantili. Non tutti, infatti, riescono a ricordare gli avvenimenti accaduti precedentemente al terzo anno di vita. In alcuni casi anche i ricordi che precedono il settimo o ottavo compleanno finiscono per rivelarsi un arcano. Per anni gli psicologi si sono interrogati sulle possibili cause responsabili di questo strano fenomeno legato alla nostra vita infantile. Lo stesso Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, si è interessato a questa particolarità legata ai nostri ricordi, definendola, appunto, con l’espressione “amnesia infantile”.
Nonostante costituisca uno dei più grandi e curiosi misteri infantili, il fenomeno dell’amnesia infantile ha diverse spiegazioni rivelate da svariate ricerche condotte. E’ da premettere che i bambini molto piccoli sono abbastanza reattivi nei confronti delle informazioni che recepiscono dal mondo esterno, si comportano come spugne pronte ad assorbire tutto ciò che percepiscono. Una recente ricerca ha addirittura dimostrato come il processo di apprendimento abbia inizio ancor prima che il bambino venga al mondo. Ma nonostante tutto, i ricordi dei primi anni di vita, diversamente per quanto riguarda le informazioni apprese, non permangono nella memoria della persona. Una ricerca condotta dalla psicologa Qi Wang, della Cornell University, ha fornito una prima spiegazione per quello che sembrerebbe essere uno dei più importanti misteri infantili, dimostrando come tale fenomeno possa variare anche in base al paese di provenienza: la psicologa ha condotto una ricerca su 256 studenti dei quali alcuni erano americani e altri cinesi. Da questa ricerca è emerso che i racconti dei ricordi degli studenti americani risultavano essere più lunghi, dettagliati e tendenti all’egocentrismo. I racconti degli studenti cinesi, invece, erano più brevi e incentrati su avvenimenti precisi. I risultati di questa ricerca hanno inoltre dimostrato che i ricordi degli studenti cinesi iniziavano sei mesi dopo rispetto a quelli dei coetanei americani.
Tuttavia, un ruolo decisivo nell’agevolazione dei ricordi è svolto dalle emozioni che essi trasmettono: la psicologa Robyn Fivush, della Emory University, ha spiegato alla BBC che è più facile ricordare un qualcosa come “Ho visto le tigri allo zoo e mi sono divertito, anche se facevano paura”, piuttosto che ricordare una cosa come “Allo zoo c’erano le tigri”. Un altro fattore che può influire su ciò che ricordiamo dei nostri primi anni di vita è il contesto in cui cresciamo. In quei contesti in cui la memoria famigliare riveste un ruolo importante, infatti, i ricordi possono formarsi anche prima: i Maori della Nuova Zelanda ne costituiscono un esempio, dato che i loro primi ricordi si costituiscono all’età di due anni e mezzo, questo perché, secondo la loro cultura, i ricordi legati al passato rivestono un ruolo importante e questo concetto viene tramandato ai bambini. Il contesto culturale non è di certo l’unica cosa che può influenzare i nostri primi ricordi, anche le influenze dei nostri familiari potrebbero avere un ruolo importante: la psicologa dell’Università della California, Elizabeth Loftus, ha provato ad inventare dei falsi ricordi in coloro che accettavano di sottoporsi ai suoi test e un terzo dei partecipanti ha affermato di ricordare vividamente gli eventi inventati. Loftus ha anche dimostrato, in seguito ad altre ricerche, che le persone tendono a riconoscere come veri più i ricordi raccontati da persone altrui piuttosto che quelli che loro ricordano.
Vi sarebbe un’altra ipotesi che spiegherebbe l’amnesia infantile, avanzata da molti psicologi, secondo cui i ricordi dei bambini iniziano nel preciso istante in cui si sviluppa il linguaggio. Tuttavia, molti gli psicologi si sono trovati in disaccordo con questa teoria: i bambini nati sordi e senza conoscere il linguaggio dei segni presentano una capacità di ricordare simile ad altri bambini. E’ anche vero però, che l’uso della parola aiuta a costituire una forma più precisa dei ricordi tramite la narrazione, quindi in un certo senso forse l’uso del linguaggio contribuisce in larga parte ad agevolare il ricordo. Oltre a queste teorie, legate più alla sfera psicologica, vi sarebbe anche un’altra spiegazione che riguarda lo sviluppo cerebrale dei bambini. Tali teorie riconoscono come unico responsabile del fenomeno dell’amnesia infantile l’ippocampo, la parte del cervello che custodisce i ricordi. Tale parte è meno formata nei bambini piccoli, e questo spiegherebbe l’assenza di ricordi dei primi anni di vita.
Sono molte, quindi, le spiegazioni legate a al fenomeno dell’amnesia infantile, ma, nonostante tutto, i ricordi costituiscono una parte importante delle nostre vite, poco importa se di quelli legati ai nostri primi anni di vita non riusciamo ad averne memoria.