Cellule immunitarie riprogrammate tramite l’editing genetico per curare la leucemia: le due bambine sottoposte a questa terapia sono ora in remissione.
Leucemia linfoblastica acuta (LLA): una patologia relativamente rara, che ha però un tasso di incidenza molto elevato nella popolazione infantile. Si tratta infatti del tipo di tumore più frequente in età pediatrica, al punto da costituire circa l’80% dei casi di leucemia. La malattia si sviluppa a partire dai linfociti, una classe di cellule che fanno parte del sistema immunitario. Nel nostro organismo sono presenti due tipologie di queste cellule: i linfociti B, responsabili della produzione di anticorpi, e i linfociti T, che svolgono un ruolo cruciale nel riconoscimento di agenti patogeni. Queste cellule sono i principali attori della risposta immunitaria, motivo per cui la loro produzione e i loro turn-over devono essere estremamente regolate.
In un individuo affetto da leucemia, i processi di maturazione dei linfociti -che avvengono a livello del midollo osseo- si bloccano. Si ha quindi un’eccessiva produzione di cellule non mature, che si originano a velocità elevata e finiscono per invadere il sangue, raggiungendo anche gli organi linfoidi come la milza, il fegato e i linfonodi, fino al sistema nervoso centrale. Il decorso è rapido e fino ad oggi le terapie messe in atto per inibire la crescita tumorale richiedono cicli di chemioterapia e, nei casi più gravi, trapianti di midollo. La nuova cura sperimentale, progettata da un team di medici guidato da Waseem Qasim, prevede invece l’utilizzo di linfociti sani, programmati per attaccare in modo specifico le cellule tumorali.
La terapia sfrutta una tecnica che si trova attualmente in fase II di sperimentazione negli Stati Uniti, in Cina e nel Regno Unito. Prende il nome di CAR T, che sta per Chimeric Antigen Receptor T-cells, e consiste nel prelievo delle cellule T del paziente, che vengono in seguito sottoposte ad editing genetico affinché esprimano sulla loro superficie dei recettori speciali, i CAR. Queste proteine di membrana rendono le cellule T in grado di attaccare quelle tumorali distruggendole. Il problema di questa procedura è il fatto che il trattamento è diverso per ogni paziente, perciò le cellule T vanno modificate ad hoc: questo significa che produrle, oltre a costare molto, richiede anche parecchio tempo. Inoltre nei casi gravi, è difficile riuscire a trovare una frazione di cellule T sane nel sangue del paziente, perciò questo potrebbe compromettere ancor di più la riuscita della cura.
Qui entra in gioco l’editing genetico. Il team di W. Qasim ha prelevato delle cellule T da un donatore qualunque e, utilizzando la tecnica TALENS, ne ha modificato il corredo genetico in modo da renderle universali. Questo implica due enormi vantaggi: non c’è bisogno di prelevare sangue al paziente e si elimina il rischio di rigetto durante il trattamento. Anche in questo caso sono stati aggiunti i geni per i recettori CAR. Le due bambine di 11 e 18 mesi che si sono sottoposte a questa cura hanno una forma molto aggressiva di leucemia e si sono già sottoposte a chemioterapia e trapianto di cellule staminale. Il fatto che ora siano in remissione è estremamente promettente, anche se è ancora presto per affermare che la cura sia pronta ed efficace.
L’ingegneria genetica ha degli strumenti di editing molto potenti: oltre alla tecnica TALENS, la ricerca si sta concentrando sulla neo-nata CRISPR. Alla Pennsylvania University stanno già applicando questa seconda tecnica alle cellule CAR T, per capire come farle funzionare al meglio. I primi trials clinici sugli esseri umani potrebbero cominciare già quest’anno negli Stati Uniti. Sono terapie che stanno emergendo adesso, ma che potrebbero contenere il potenziale adatto per trovare cure mirate ad uccidere il tumore, eliminando i danni alle cellule sane dell’organismo del paziente.