The China Study è il libro che T. Colin Campbell, PhD, e suo figlio, Thomas M. Campbell II, MD, pubblicarono nel 2005 per raccomandare la miglior dieta alimentare per una vita lunga e salutare, basandosi sui risultati ottenuti da un omonimo studio, a cui ci riferiremo nell’articolo con la traduzione italiana di Progetto Cina per evitare confusione.
Il Progetto Cina è uno dei più grandi studi di nutrizione umana mai condotti, lanciato tramite una partnership di 20 anni tra la Cornell University, l’Università di Oxford e l’Accademia Cinese di Medicina Preventiva, che ha coinvolto 6.500 adulti, di 65 contee cinesi, attraverso la compilazione di questionari, esami del sangue e osservazioni cliniche. La ricerca ha portato ad individuare 8.000 associazioni statisticamente significative tra lo stile di vita, la dieta e lo sviluppo di diverse malattie, incorporando anche una grande quantità di dati di ricerca aggiuntivi provenienti da altre fonti.
Con sorpresa di tutti, il libro The China Study ha venduto più di 500.000 copie e negli oltre 10 anni da quando è stato pubblicato, ha ispirato personaggi influenti come Bill Clinton oltre a chefs, nutrizionisti, e dietologi, ad adottare uno stile di vita vegano. Con il titolo, ci si aspetterebbe che il libro The China Study contenga informazioni oggettive e complete derivate dal Progetto Cina. In realtà Campbell presenta solo metà della storia. Da più di 8.000 associazioni presenti nel Progetto Cina, Campbell ha delineato un unico principio unificante secondo cui “le persone che hanno mangiato cibi di origine animale hanno manifestato lo sviluppo di malattia croniche […] mentre le persone che hanno mangiato alimenti di origine vegetale hanno registrato uno stato di salute migliore e un inferiore tasso di malattie croniche”.
Questa affermazione come quella che sostiene che “mangiare alimenti che contengono colesterolo superiore a 0 mg non è salutare” sono tratte da un tipo di ricerca altamente selettivo solo di alcuni dati, ignorandone completamente altri. Sfogliando le pagine del libro si osserva che solo 39 su 350 pagine sono in realtà dedicate al Progetto Cina e capitolo dopo capitolo la tendenza con cui Campbell ha condotto, interpretato, e presentato la sua ricerca diventa sempre più chiara.
Campbell discute, ad esempio, il ruolo di cibi di origine animale nel causare il cancro alla prostata, ma non fa menzione del potente effetto preventivo attribuito alla vitamina A, contenuta in molti cibi di origine animale. Lo stesso destino è stato riservato ad altre sostanze nutritive come le vitamine del gruppo B e i caroteni, che l’autore afferma esser presenti nelle verdure ma che in realtà hanno concentrazioni molto più alte in cibi quali tuorli d’uovo, latte e fegato di diversi animali.
Molti altri esempi emergono da una lettura accurata del libro e le critiche ben argomentate di una blogger americana, Denise Minger, nella sua pagina web su nutrizione e stile di vita sono diventate un punto di riferimento per molti lettori oltre che per esperti nel campo.
Un caso esemplare delle inconsistenti affermazioni riscontrate nel libro The China Study è quello della caseina, una proteina del latte che l’autore afferma essere, insieme a tutte le proteine animali, tra le possibili sostanze cancerogene più rilevanti che consumiamo. Campbell racconta il collegamento tra la caseina e il cancro basandosi su una sua precedente ricerca scientifica, che dimostra un aumento di insorgenza di tumori in animali da laboratorio a cui era stata somministrata la caseina. Questo risultato, se supportato, sarebbe senza dubbio importante e suggerisce una forte necessità di ulteriori ricerche per quanto riguarda la sicurezza dell’integrazione di caseina negli esseri umani, in particolare tra i culturisti, atleti e altri che usano la caseina per il recupero muscolare.
Purtroppo però, Campbell estrapola questa ricerca oltre il suo ambito logico, concludendo erroneamente che tutte le forme di proteine animali hanno simili proprietà pro-cancro negli esseri umani. Tale affermazione non tiene conto di un’ampia letteratura scientifica che mostra le importanti proprietà anti-cancro di molte proteine contenute nel siero del latte o dell’abilità delle proteine di pesce in associazione ad olio di pesce nel ridurre lo sviluppo di tumori in ratti di laboratorio, come dimostrato da Campbell stesso in una ricerca scientifica condotta nel 1980. Qualsiasi effetto della caseina, quindi, non può essere generalizzato ad altre proteine del latte, per non parlare di tutte le proteine animali, e sarebbe più accurato valutare l’effetto della caseina in combinazione con le altre proteine naturalmente presenti nel latte.
Un altro dato fondamentale è quello che emerge da una ricerca scientifica condotta nel 1989 da Schulsinger e collaboratori, in cui si dimostra che se alle proteine del grano si aggiunge l’amminoacido lisina si ottiene un effetto pro-cancro simile a quello che Campbell aveva ottenuto con la caseina nei sui esperimenti.
Per comprendere meglio questi dati bisogna considerare che in natura esistono nove amminoacidi, definiti essenziali, che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare da solo e che è necessario introdurre con l’alimentazione. La lisina è uno di questi amminoacidi essenziali. Molte proteine vegetali sono prive di alcuni amminoacidi ma combinandole tra di loro si ottiene comunque un profilo amminoacidico completo. Ad esempio, cerali e legumi, che sono tra gli alimenti maggiormente consumati in una dieta vegana, hanno profili aminoacidi complementari, ripristinando l’uno gli amminoacidi mancanti nell’altro. Pertanto se le conclusioni di Campbell fossero corrette, anche i vegani potrebbero essere soggetti ad un elevato rischio di cancro così come ha dimostrato per la caseina, pur evitando tutti gli alimenti di origine animale.
Questo ci fa comprendere come il rapporto tra proteine animali e cancro sia ovviamente molto più complesso, e sia legato alla totalità delle sostanze che si trovano negli alimenti, rendendo impossibile estrapolare qualcosa di universale da un legame tra la caseina isolata e il cancro.
Ma cosa emerge in realtà dal Progetto Cina? Nello studio epidemiologico oltre ai dati alimentari vengono valutati altri fattori di rischio nello sviluppo di malattie cardiache o nell’insorgenza di tumori come la schistosomiasi, l’epatite B, i più alti tassi di tubercolosi, polmonite, ostruzione intestinale o in generale condizioni di vita o di lavoro, che Campbell non menziona nelle sue analisi. I dati del Progetto Cina parlano da soli: le proteine animali non sono correlate ad una maggiore insorgenza di malattie, come dimostrato dal fatto che gli abitanti della contea di Tuoli pur consumando all’incirca 134 grammi di proteine animali al giorno hanno lo stesso livello medio di colesterolo dei cittadini della contea di Shanyang, e livelli leggermente inferiore rispetto alla contea di Taixing, che consumano invece in media meno di 1 grammo di proteine animali al giorno. Chiaramente, la relazione tra il consumo di alimenti di origine animale e di colesterolo nel sangue non è sempre lineare, e altri fattori giocano un ruolo fondamentale nella variazione dei suoi livelli.
In sintesi, The China Study è una raccolta di dati scelti con cura e una interpretazione fortemente fuorviante dei dati originali del Progetto Cina, che non può giustificare lo stile di chi decide di essere vegetariano o vegano o di chi sceglie invece una dieta varia, che prevede anche il consumo di cibi di origine animale. Nonostante ciò, bisogna sottolineare che The China Study contiene molti punti eccellenti nella sua critica al riduzionismo nella ricerca nutrizionale, all’influenza dell’industria alimentare sulla ricerca, e la necessità di ottenere sostanze nutritive dagli alimenti. Tuttavia, il suo pregiudizio nei confronti dei prodotti di origine animale e il suo supporto al veganismo permeano ogni capitolo e ogni pagina del libro. Campbell potrebbe essere stato influenzato dalle sue stesse aspettative sui potenziali danni per la salute legati alle proteine animali, formulando affermazioni che si sono con il tempo consolidate grazie anche all’ampio consenso ricevuto dalla comunità vegana. Ciò ha fatto sì che The China Study non abbia ricevuto un’analisi critica come un libro di tale portata merita.
Fonte
- Chinese diet study
Science