Durante la stimolazione sessuale alcune donne riportano la produzione di una notevole quantità di fluido, un fenomeno chiamato squirting. Ma cos’è davvero questo liquido e come viene prodotto? Le risposte della scienza potrebbero spegnere l’erotismo che si cela dietro l’eiaculazione femminile.
IN BREVE
Digitando la parola squirting su Internet si viene catapultanti in un modo a luci rosse con riferimenti a video ed immagini erotiche. Ma la scienza ha pensato bene di raffreddare gli spiriti bollenti dei fans dello squirting svelando il falso mito dell’orgasmo femminile.
Il fenomeno, noto da più di 2.000 anni, è stato finora confuso con l’eiaculazione femminile, ossia l’emissione di fluido dalle ghiandole parauretrali (note anche come ghiandole di Skene o prostata femminile) durante l’attività sessuale.
Molti si sorprenderanno, altri resteranno delusi, nel sapere invece che lo squirting è essenzialmente un’emissione involontaria di urina, mista ad una piccola quantità di secrezioni prostatiche femminili, durante l’orgasmo.
Ebbene sì, avete capito bene, si tratta proprio di urina!
Per esserne sicuri, diversi gruppi di ricerca hanno svolto una serie di indagini accurate per analizzare la natura biochimica del fluido emesso e valutare la presenza di qualsiasi raccolta di liquido nella zona pelvica legata all’eccitazione sessuale.
Entriamo più nello specifico. Durante l’orgasmo o dopo la stimolazione sessuale del complesso clitoro-uretro-vaginale (CUV) possono essere rilasciati due fluidi differenti. Il primo, un liquido acquoso chiaro e abbondante, con poco o nessun colore o odore, viene espulso a fiotti e ha caratteristiche simili a quelle delle urine per la presenza di elevate concentrazioni di acido urico, urea e creatinina. Il secondo fluido (liquido seminale) prodotto in quantità molto scarse, denso e lattiginoso in aspetto, presenta invece caratteristiche organolettiche e biochimiche simili al seme maschile, grazie alla presenza dell’antigene prostatico specifico (PSA).
Per eliminare ogni forma di dubbio è stato eseguito anche l’esame microscopico di questi fluidi, che ha rivelato numerose cellule epiteliali e pochi batteri nel primo liquido e la presenza di flora batterica saprofita nel liquido seminale.
Quindi, si può dedurre che questi due fluidi, anche se entrambi legati alla stimolazione diretta del complesso CUV e successivi all’orgasmo, hanno origini diverse: il primo dalla vescica, il secondo dalle ghiandole di Skene. L’osservazione della presenza di PSA rilevabile nel liquido acquoso, può essere spiegata dal fatto che la prostata femminile venga stimolata meccanicamente durante l’attività sessuale. Ciò suggerisce un contributo marginale delle secrezioni prostatiche femminili alla natura dell’abbondante fluido rilasciato dalla vescica. Se il tipo o l’intensità di stimolazione locale sia legato o meno ai livelli di PSA resta ancora da chiarire. E chissà, magari il mondo dell’erotismo potrebbe dare un contributo alla scienza in tale ambito.
Infine, l’osservazione ecografica di un riempimento vescicale notevole durante l’eccitazione sessuale seguito dallo svuotamento completo della vescica dopo l’orgasmo sostiene fortemente l’ipotesi che lo squirting sia un’emissione di urina involontaria, le cui quantità variano da 0,3 ml a più di 150 ml (quasi quanto mezza tazza di caffè da Starbucks).
Ma come avviene lo squirting? La natura esatta di questa emissione di liquidi è stata controversa per decenni. Più recentemente, sono state ottenute nuove informazioni su questo fenomeno, in particolare, con la dimostrazione che il fluido viene effettivamente emesso attraverso l’uretra invece che dalla vagina o dalle ghiandole del Bartolini. È stato dimostrato che durante l’orgasmo femminile, può verificarsi una contrazione involontaria della vescica e un simultaneo rilassamento dell’uretra con conseguente fuoriuscita di liquido. È anche degna di nota l’osservazione secondo cui squirtare è spesso il risultato di una combinazione di una stimolazione meccanica diretta della parete vaginale anteriore (il famoso e “introvabile” punto G) e uno stato emotivo di fiducia ed estremo relax. Ciò indica che alcune pratiche sessuali potrebbero favorire il verificarsi di emissione di urina durante il rapporto in assenza di qualsiasi condizione patologica. Lo squirtare non deve essere infatti confuso con l’incontinenza urinaria. Molte delle donne che hanno riportato episodi di squirting infatti non presentano sintomi di incontinenza fastidiosi o iperattività del detrusore, ma presentano muscoli pelvici forti e non deboli come nelle donne che soffrono di incontinenza urinaria.
L’aver scoperto la vera natura del bramato liquido rilasciato durante l’orgasmo non deve scoraggiare i seguaci dello squirting, in quanto un recente studio ha riportato che circa quattro donne su cinque ritiene che tale evento abbia rappresentato un “arricchimento” della propria vita sessuale, in cui una iper-lubrificazione avrebbe contribuito ad influenzare positivamente la percezione del piacere.
Fonte
- Nature and origin of “squirting” in female sexuality
The Journal of sexual medicine - New Insights from One Case of Female Ejaculation
The Journal of sexual medicine