Il primo trapianto di testa può suonare come la scena di un film horror, ma un uomo spera che possa salvargli la vita. Saranno i medici in grado di ricollegare il midollo spinale? Potrà la testa accettare e controllare il nuovo corpo? Dicembre 2017 si avvicina e forse avremo le risposte a tali interrogativi.
IN BREVE
Quando il neurochirurgo italiano Sergio Canavero annunciò il suo progetto di condurre il primo trapianto di testa umana al mondo, praticamente tutti i neurochirurghi, medici e bioeticisti definirono la proposta totalmente assurda. I contrari a tale intervento potranno tirare un breve sospiro di sollievo nel sapere che il trapianto, che era stato previsto per l’imminente dicembre 2017, è stato posticipato. Secondo gli ultimi aggiornamenti il trapianto avverrà nel 2018, ma la data deve essere ancora definita con certezza.
Ad accompagnare Canavero in questa operazione chirurgica di 36 ore ci sarà Xiaoping Ren, un neurochirurgo cinese dell’Harbin Medical University. Ren non è estraneo ai trapianti di testa, avendo eseguito la procedura su numerosi topi da laboratorio. A seguito di un intervento di 10 ore, i topi sono stati in grado di respirare, bere, e anche vedere. Purtroppo, nessuno dei essi è sopravvissuto per più di qualche minuto.
Canavero sogna di fare un trapianto di testa da quando aveva 15 anni, quando lesse un articolo di giornale su Dr. Robert White, il chirurgo americano, che nel 1970 trapiantò la testa di una scimmia sul corpo di un’altra scimmia. Dopo l’operazione, la scimmia rimase paralizzata dal collo in giù, ma fu in grado di sentire, odorare, gustare e muovere gli occhi. L’animale morì nove giorni dopo a causa di una reazione immunitaria di rigetto della nuova testa.
Ancor prima, nel 1959, chirurghi sovietici avevano condotto un esperimento simile con i cani, dove al posto di tagliare le teste ad entrambi gli animali, avevano attaccato chirurgicamente la testa di un animale sull’altro in modo da averne due. L’animale ibrido restò in vita per 23 giorni.
In un documento pubblicato dallo stesso Canavero, viene descritta la procedura per il fissaggio della testa al corpo del donatore. Il donatore dovrebbe essere un paziente cerebralmente morto, che in precedenza aveva promesso il proprio corpo alla scienza. Nella stessa sala chirurgica, accanto al donatore, il ricevente sarà sottoposto ad una procedura simile in cui la sua testa verrà chirurgicamente recisa per essere fusa al corpo del donatore. Entrambi le decapitazioni avverrebbero in condizioni di ipotermia, riducendo drasticamente la temperatura della testa del destinatario e del corpo del donatore al fine di preservare il tessuto durante il tempo in cui non sarà collegato al sistema circolatorio ed estendere così il tempo in cui le cellule potranno sopravvivere senza ossigeno.
Ma l’ostacolo più grande sembra essere ricongiungere il midollo spinale in modo che il cervello del paziente possa controllare il nuovo corpo. Canavero suggerisce di farlo con un composto chiamato polietilenglicole (PEG), che ha dimostrato di promuovere la crescita dei nervi nel midollo spinale e potrebbe essere utilizzata come una sorta di collante tra il corpo e la testa. Sembrebbe che il collega cinese Xiaoping Ren, stia sperimentando il PEG su topi da laboratorio per mettere a punto la procedure di fusione del midollo spinale dopo averlo reciso.
Nel suo documento Canavero continua a descrivere come il paziente sarebbe mantenuto in coma per tre o quattro settimane, completamente immobile, collegato ad un sistema di elettrodi per contribuire a stimolare la crescita dei nervi.
Il trapianto di testa, naturalmente, presenta enormi sfide per i chirurghi e gli esperti hanno sottolineato molteplici problemi in ogni fase della chirurgia proposta. A partire dall’ardua impresa di fondere due estremità del midollo spinale recise, ostacolata dal fatto che le cellule del midollo spinale non ricrescono dopo essere state danneggiate ma tendono a formare immediatamente un tessuto cicatriziale. Inoltre, anche se il PEG dovesse funzionare, collegare milioni di nervi insieme è semplicemente impossibile.
Altre questioni riguardano la capacità del sistema immunitario di accettare la nuova testa e resta ancora da verificare se i farmaci immunosoppressori, che impediscono al sistema immunitario di attaccare i tessuti estranei in caso di trapianto, proteggeranno il cervello e gli altri organi.
Molti sono gli esperti non convinti della buona riuscita dell’intervento.
“Io non credo che sia possibile”, ha affermato il dottor Eduardo Rodriguez, docente di chirurgia plastica ricostruttiva presso la NYU Langone Medical Center di New York City, che ha eseguito il trapianto di viso più completo al mondo nel 2012. “Ancora oggi, dopo decenni di ricerca sulle lesioni del midollo spinale, le opzioni per il trattamento di persone con queste lesioni sono molto limitate”, ha detto.
Inoltre egli sostiene che non tutti i cervelli sopravvivrebbero alle temperature fredde necessarie per l’intervento chirurgico. Un cervello raffreddato a temperature di circa 12 a 15 gradi Celsius può sopravvivere senza ossigeno per un massimo di un’ora, a volte solo pochi minuti, tempo appena necessario per trasportare la testa da un corpo all’altro.
Oltre all’importanza del fondere il midollo spinale, molti medici mostrano preoccupazioni per il successo dell’impresa a causa dei danni che il nervo vago potrebbe subire. Il nervo vago, alla base del cervello, controlla le funzioni corporee come la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, la digestione, e altro ancora. Senza questo nervo, che potrebbe richiedere circa un anno per torna a crescere dopo essere stato reciso e fuso, una persona dovrebbe essere supportata da decine di forme di sostegno vitale artificiale per sopravvivere.
Anche se un trapianto di testa fosse medicalmente possibile, si porrebbero numerose e importanti questioni etiche. Arthur Caplan, un bioeticista della New York University ha definito l’operazione eticamente ridicola in quanto Il corpo di una persona è molto importante anche per la propria identità personale. “L’idea alla base di questo trapianto è quello di preservare un individuo, ma se l’unico modo per farlo è quello di trasformare il proprio corpo, non si è veramente salvato se stessi – si è diventato qualcun altro”, ha affermato in un’intervista. Second Caplan è molto più probabile che gli scienziati un giorno saranno in grado di sostituire il corpo di una persona che ha lesioni gravi con un corpo artificiale, come ad esempio un esoscheletro e che probabilmente vedremo una testa su un robot prima di vederla su un altro corpo umano.
L’intervento chirurgico porterebbe anche problemi sociali, quale quello della paternità nel caso in cui il ricevente del corpo dovesse essere in grado di procreare. Gli spermatozoi porterebbero infatti il corredo genetico del donatore e non quello del paziente sottoposto al trapianto.
La questione più profonda rimane quindi se il paziente continuerà a sentirsi come se stesso dopo l’intervento chirurgico oppure no. E per tale interrogativo nessuno studio sugli animali può offrire alcuna risposta
Ma Canavero e i suoi collaboratori rimangono imperterriti, consapevoli del fatto che qualsiasi impresa ardua nel corso della storia ha sempre incontrato resistenza e opposizione da parte di molti. E con un gioco di parole che trasuda molta confidenza il neurochirurgo Italiano ha soprannominato l’intervento chirurgico “head anastomosis venture,” o HEAVEN, con un cenno verso la morte e la risurrezione
La speranza di vivere una vita più normale, e di evitare una morta quasi sicura, ha spinto Valery Spiridonov, informatico russo di 30 anni, ad offrirsi come volontario per il trapianto di testa mai condotto prima su un uomo.
L’informatico soffre di una rara malattia genetica nota come malattia Werdnig-Hoffmann. La malattia provoca la morte progressiva dei motoneuroni del midollo spinale e del tronco encefalico, responsabili per l’invio di segnali provenienti dal sistema nervoso centrale ai muscoli, con conseguente atrofia muscolare, paralisi e nei casi più gravi, difficoltà di deglutizione e respirazione. Attualmente non esiste alcun trattamento per questa malattia. “Quando mi sono reso conto che avrei potuto partecipare a qualcosa di veramente grande e importante, non ho avuto alcun dubbio e ho iniziato a lavorare in questa direzione,” ha sostenuto Spiridonov in un’intervista al CEN (Central European News). “L’unica cosa che sento” ha continuato “è il senso di piacevole impazienza, come se mi fossi preparato per qualcosa di importante per tutta la vita e che ora stia per accadere”. Parole di un uomo che sente di non avere molte altre scelte.
Al momento, però, i soldi per un’operazione, i cui costi potrebbero arrivare fino a 100 milioni di dollari, non sono stati ancora raccolti. Il governo russo non ha accettato di finanziare l’intervento e Spiridinov ha intrapreso una raccolta fondi a sostegno dell’intervento, che sembra non poter essere in grado di raggiungere la cifra milionaria necessaria. Notizie recenti prevendono un possibile finanziamento da parte del governo cinese. Se ciò dovesse accadere, il primo paziente a subire l’operazione potrebbe essere un uomo cinese, secondo volontario in lista d’attesa e non Spiridonov. Secondo nuovi aggiornamenti sembrerebbe proprio che quest’ultimo scenario sia quello più accreditato, considerando anche le recenti riflessioni di Spiridonov, che avrebbe perso fiducia nel chirurgo italiano e in un intervento con pochissime certezze. Il volontario russo starebbe pensando di affidarsi invece ad un’operazione già sperimentata per casi simili al suo, in cui un impianto di acciaio è stato utilizzato per supportare la spina dorsale in posizione eretta.
Nonostante tutti questi interrogativi, e al di là delle questioni etiche, il trapianto di testa sembra essere una procedura non del tutto esclusa in un futuro prossimo. C’è chi ipotizza che passerà almeno un secolo prima di vedere persone con corpi nuovi e chi non esclude che questo futuro sia molto più vicino di quello che si crede.
Ciò che attualmente reputiamo solo un’idea potrebbe eventualmente beneficiare persone il cui corpo è stato irreparabilmente daneggiato. Sarà il tempo a darci le risposte che cerchiamo.
Fonte
- HEAVEN: The head anastomosis venture Project outline for the first human head transplantation with spinal linkage (GEMINI)
PubMed - The Audacious Plan to Save This Man’s Life by Transplanting His Head
The Atlantic