I licheni sono degli organismi formati da un’alga e un fungo, questa associazione permette loro di essere autosufficienti e di svilupparsi su ogni tipo di substrato. La loro presenza sugli alberi assicura una buona qualità dell’aria.
IN BREVE
Avete presente quelle macchioline gialle che spesso si trovano sui tronchi degli alberi? Ecco, i licheni sono loro.
In realtà un lichene non è un solo organismo, bensì due, ovvero un’alga (in alcuni casi un cianobatterio, cioè un tipo particolare di batteri in grado di svolgere la fotosintesi – caratteristica tipica del solo regno vegetale) e un fungo, combinati a formare un corpo spugnoso chiamato tallo. Sia il fungo che l’alga possono comunque vivere da soli, ma la loro associazione rappresenta una carta vincente per poter sopravvivere anche negli ambienti più ostili e consente la produzione di metaboliti quali lacche e pigmenti che da soli nessuno dei due sarebbe in grado di elaborare. In ecologia, questo tipo di relazione positiva per entrambe le specie prende il nome di mutualismo.
I licheni rappresentano uno dei cibi principali nell’alimentazione delle renne della Tundra, sono stati utilizzati nel periodo egizio come coloranti e tuttora sono impegnati in erboristeria, come accade per il famoso lichene Cetraria islandica che troviamo negli sciroppi naturali per la tosse, nei dentifrici e in alcuni detergenti.

La ragione per la quale un’alga e un fungo formano questa associazione è il miglioramento della loro sopravvivenza, crescita e riproduzione: il fungo, che è un organismo eterotrofo (cioè non in grado di sintetizzare da solo il nutrimento di cui ha bisogno) rifornisce di acqua l’alga; mentre questa, in grado di svolgere la fotosintesi, gli cede sostanze trofiche, ovvero molecole nutritive, zuccheri quindi, prodotti a partire dalla anidride carbonica.
Osservando al microscopio una sezione del tallo si vede come questo sia costituito prevalentemente dalla componente funginea, di solito rappresentata da un Ascomicete; mentre le alghe sono annidate nelle ife del fungo, cioè i sottili filamenti che ne costituiscono il corpo.
I licheni sono diffusi in tutti gli ambienti e possono svilupparsi su moltissime superfici: quelli più famosi ed abbondati sono i licheni epifitici che vivono sui tronchi degli alberi, ma ci sono anche quelli litici che si stabiliscono sulle rocce o addirittura all’interno: grazie a speciali acidi essi sono in grado di sciogliere i sassi e l’azione meccanica delle ife che crescono e si insinuano nelle piccole crepe permette la disgregazione della roccia madre, di conseguenza contribuiscono al processo di generazione del suolo. Quando poi il lichene muore e inizia il processo di decomposizione con la formazione di humus partirà una catena floristica che permetterà l’insediamento delle piante pioniere.
Oltre a classificarli in base al substrato che colonizzano, è possibile distinguere i licheni anche in virtù della loro morfologia: alcuni sembrano essere molto compatti e perfettamente aderenti alla superficie su cui si sviluppano– e sono chiamati crostosi-; ma in natura se ne trovano, seppur più raramente, anche alcuni molto più “tridimensionali” con un solo punto d’ancoraggio e un forte sviluppo verticale, che sono detti fruticosi. Esistono poi dei licheni la cui funzione fotosintetica non è espletata da un’alga verde, ma da un cianobatterio: questi sono quelli gelatinosi.

Erroneamente si è portati a credere che i licheni siano delle malattie delle piante e che la loro presenza sui tessuti esterni ne comprometta la vitalità: questi organismi sono degli indicatori di buona qualità dell’aria, dal momento che risentono molto dell’inquinamento e rispondono ai cambiamenti ambientali diminuendo la copertura dei tronchi. Funzionando da rilevatori di particelle inquinanti, essi sono considerati degli importanti biondicatori, tanto da avere due indici di qualità ambientale dedicati che sono l’IPA (indice di qualità atmosferica) e l’IBL (indice di biodiversità lichenica): entrambi valutano la quantità di licheni presenti sui tronchi degli alberi sul concetto base che più ce ne sono e migliore è l’aria; ma le polveri sottili e il continuo rilascio nell’ambiente di sostanze tossiche portano alla scomparsa della biodiversità lichenica o alla loro alterazione morfologica e cromatica, causando il deperimento di alcuni degli organismi più resistenti del nostro pianeta.
Fonte
- Lichens: Current Biology
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