Le attività biologiche derivanti dall’allevamento stanno facendo aumentare la quantità di gas serra presenti nell’atmosfera: gli allevamenti intensivi sono responsabili di questo incremento più del traffico veicolare e dei processi industriali.
IN BREVE
Oltre agli uomini ci sono anche altri responsabili dei cambiamenti ambientali: le mucche, o meglio, il loro allevamento. Per cambiamenti ambientali molto spesso si intende un continuo aumento della temperatura del nostro pianeta, causato dall’incremento della concentrazione di alcuni gas nell’atmosfera, molti dei quali sono rilasciati dagli allevamenti intensivi. L’intestino dei bovini e tutto il loro sistema digerente si è evoluto per elaborare cibo di origine vegetale e quindi reca una serie di batteri, lieviti e funghi in grado di metabolizzarlo; la conseguenza di questa attività metabolica è la produzione di gas serra, soprattutto metano ed anidride carbonica. Anche il letame però è una fonte di gas nocivi per l’ambiente, anch’essi responsabili del riscaldamento globale. Tutti questi gas sono classificati come “gas serra”, chiamati così a causa dell’effetto che producono: essi, perfettamente mescolati nell’atmosfera, creano una barriera intorno al globo che non permette alla radiazione solare che colpisce la terra, di essere in parte riemessa, quindi viene trattenuta contribuendo a scaldare il nostro pianeta (proprio come accade in una serra).

Il metano che si libera con il processo digestivo e quello prodotto dalle flatulenze e deiezioni della componente bovina rappresenta il 55% delle emissioni totali della zootecnica. Oltre la produzione di gas serra, che genera un impatto negativo sull’ambiente, c’è da considerare che la produzione del foraggio soia, mais e cereali- toglie spazio a boschi e foreste e che molto spesso questi spazi naturali vengono sacrificati per avere più pascoli: tali azioni combinate fanno diminuire il numero di organismi vegetali in grado di trasformare grandi quantità di anidride carbonica (l’inquinante) in ossigeno (indispensabile per la vita). La FAO ha stimato che in America Latina il 70% delle foreste sono state convertite in pascolo e campi coltivati, perdendo buona parte della capacità di produrre ossigeno. Facendo una somma degli impatti del pascolo e degli allevamenti intensivi si stima che l’allevamento produce più gas serra del traffico veicolare. Il dato diventa ancora più preoccupante se affiancato da un calcolo predittivo secondo cui la popolazione mondiale sembrerebbe soggetta ad un continuo aumento stimabile attorno ai 70 milioni di persone ogni anno. La FAO prevede un corrispettivo incremento del consumo di carne che di conseguenza comporterà un ulteriore incremento dei sistemi di allevamento intensivo, che peseranno ancora di più sull’ambiente. Inoltre dalle analisi statistiche risulta che la richiesta maggiore di carne arriva dai paesi in forte crescita industriale (in Cina il consumo di carne è aumentato di circa 10 volte dal 1978 proprio perché il paese si è arricchito ed ha provocato un aumento del numero di allevamenti intensivi e quindi di gas serra emessi).

Quanto discusso, quindi, ci porta a concludere che il consumo di carne e l’allevamento intensivo stravolgono e distruggono l’ambiente; tanto che se smettessimo di mangiare carne ci sarebbe un forte abbattimento della quantità di gas serra liberati in atmosfera, oltre che un “guadagno” di terreni da destinate a boschi e foreste e un aumento della qualità delle acque. Allora qual è la soluzione a questo grande problema ambientale? È possibile nutrire il pianeta senza distruggerlo? Sì, e si possono adottare due strategie diverse: cambiare l’alimentazione delle mucche e/o la nostra. I ricercatori americani stanno studiando un’alimentazione alternativa per “le mucche del futuro” che saranno ad impatto zero: secondo i loro esperimenti basterebbe qualche pillola e una dieta a base di erba fresca, basilico e aglio per far ridurre i danni causati dall’allevamento, insieme a stalle comode e confortevoli per evitare lo stress ed i disturbi intestinali. Oltre a studi e ricerche che ci porteranno a netti miglioramenti nei prossimi anni bisogna fare qualcosa ora e la FAO si batte affinchè venga modificato il nostro regime alimentare perchè è possibile abbassare la quantità di gas serra attraverso una diminuzione del consumo pro capite di carne a favore di un aumento della quantità di legumi nella dieta. Un’altra soluzione, di certo più bizzarra (e per alcuni anche raccapricciante) è il consumo di insetti, già presenti nell’alimentazione di molti popoli orientali e che si pensa essere la soluzione per risolvere il problema alimentare sollevato dalla sovrappopolazione.
Fonte
- Carbon, Methane Emissions and the Dairy Cow
Penn State College of Agricultural Sciences