Triton, la maschera per respirare sott’acqua più famosa del momento: aveva attirato l’attenzione di tutto il mondo fin dal momento del suo annuncio, ma 800.000 dollari più tardi si scoprì che sarebbe rimasta solo un bel sogno. Gli scettici, infatti, dimostrarono che non avrebbe mai funzionato.
IN BREVE
Sembrava poter rivoluzionare il modo di fare snorkeling, ma così non è stato. Triton, la maschera per respirare sott’acqua, si è rivelata solo un bel sogno. Fu Jeabyun Yeon, designer ed imprenditore coreano, a progettarla, il suo obiettivo: riuscire, tramite quel dispositivo, a far respirare gli esseri umani sott’acqua.
Il progetto? Una maschera, o meglio un boccaglio, che grazie ad un’innovativa tecnologia, avrebbe filtrato l’acqua di mare e tramite una pompa, estratto l’ossigeno necessario: questo avrebbe permesso ad una persona di respirare sott’acqua per 45 minuti ad una profondità massima di 5 metri, prima di dover riemergere per ricaricare le batterie.
Ma era troppo bello per essere vero, già poco dopo l’annuncio scettici da ogni parte del mondo, calcoli alla mano, dimostrarono come fosse impossibile per quella maschera riuscire a filtrare abbastanza acqua da permetterci di respirare: un uomo medio, inala dai 6 agli 8 litri d’aria al minuto, di cui il 20% che inspira e il 15% che espira è ossigeno, quindi anche nelle ipotesi più ottimistiche un essere umano medio ha bisogno di circa 300 mg di ossigeno al minuto; ma anche in un’acqua ben ossigenata, l’ossigeno disciolto è pari a 6 mg per litro. Ciò implica che per uguagliare un litro d’aria la maschera dovrebbe filtrare 50 litri di ossigeno, dunque in un minuto 300 litri d’acqua, per garantire ad un essere umano, a riposo, il giusto apporto di ossigeno. Ovviamente quando si pratica lo snorkeling si brucia molta più energia, questo, unito al fatto che più in profondità si va, più l’ossigeno disciolto diminuisce, da’ il colpo di grazia alla maschera di Yeon.
Nonostante i video promozionali che uscirono, era chiaro quindi che ci fosse qualcosa di strano: si scoprì successivamente che la maschera per respirare sott’acqua non sarebbe stata una branchia artificiale, così come si era fatto credere, ma avrebbe avuto al suo interno delle mini bombole di ossigeno. Nel frattempo la campagna di crowfunding aperta su IndieGoGo, raccolse però 800.000 dollari. Quando, infine, l’azienda fu costretta a dare i dovuti chiarimenti, il rimborso fu d’obbligo.
Ma Yeon e il suo team non si sono arresi: hanno aperto una nuova campagna di crowfunding, questa volta specificando l’uso delle mini bombole e nonostante tutto hanno ancora molti sostenitori in giro per il mondo. Dunque, almeno per adesso, l’idea di poter respirare sott’acqua come un pesce, anche se solo per 45 minuti, dovrà farsi da parte, ma tutti prima o poi speriamo di poter avere a nostra disposizione una maschera per respirare sott’acqua come quella che vediamo nei migliori film di spionaggio.
Questa non è stata la prima bufala e non sarà l’ultima, ci saranno sempre persone che proveranno a venderci qualcosa di impossibile, pronte anche a farci comprare una stella e forse per la speranza che ogni uomo ha innata, forse per l’eccitazione dell’impossibile ci sarà sempre qualcuno disposto a crederci. Ma questa storia ci insegna a stare attenti a ciò che ci viene proposto e a documentarci sempre, senza fidarci ciecamente.
Fonte
- Triton, World’s Last Artificial Gills Scam
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