La storia della stazione spaziale ISS: dall’inizio della corsa allo spazio tra Unione Sovietica e Stati Uniti al lancio dei primi moduli. Il principio di un ventennio di illuminanti scoperte scientifiche dovute alla collaborazione tra alcune delle maggiori nazioni del nostro pianeta.
IN BREVE
Era il 20 novembre 1998 quando dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, partì un razzo russo di tipo Proton che portò in orbita il modulo Zarja. Questo modulo, dal poetico e profetico nome che dal russo può essere tradotto in italiano come alba, altrimenti noto col più prosaico ma funzionale nome inglese di Functional Cargo Block, fu il primo mattone sul quale costruire il futuro dell’esplorazione spaziale e non solo. A partire dal modulo Zarja, infatti, è stata assemblata la più grande stazione spaziale della storia, ad oggi composta da 15 moduli provenienti da varie parti del mondo che fungono da laboratori, magazzini e appartamenti. Al suo interno ci sono dormitori, servizi igienici, cucine, palestre, impianti per il riciclaggio di anidride carbonica ed acqua e per la produzione di ossigeno, strumenti per la trasmissione di dati e per la comunicazione vocale con i centri di controllo missione a terra, oltre alle apparecchiature per effettuare esperimenti riguardanti le più disparate discipline scientifiche in condizioni di microgravità. Attaccati esternamente alla sua struttura ci sono numerosi pannelli solari per la produzione di energia elettrica, propulsori per correzioni orbitali e di orientazione, e braccia robotiche e gru per facilitare lo spostamento di materiale ed astronauti attorno alla stazione. È gestita da cinque agenzie spaziali: la statunitense NASA, la russa RKA, l’ESA, che coordina i progetti spaziali di 22 paesi europei, la giapponese JAXA e la canadese CSA. 109 astronauti e cosmonauti di 10 nazionalità diverse hanno vissuto e lavorato al suo interno per almeno sei mesi, molti altri hanno contribuito alla sua costruzione o ci hanno lavorato per pochi giorni, e addirittura 7 turisti hanno avuto l’onore di passare dei giorni a bordo (a proprie ingenti spese). Ovviamente ci stiamo riferendo alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS); ma cosa c’è dietro quel lancio di un modulo russo finanziato dagli USA che ha dato origine ad uno dei più ambiziosi progetti di cooperazione internazionale del pianeta?
LA CORSA ALLO SPAZIO
Le aspirazioni dell’uomo di superare la barriera imposta dalla gravità terrestre e mettere il naso fuori dalla nostra accogliente atmosfera iniziarono a concretizzarsi a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Le due maggiori potenze vincitrici del sanguinoso conflitto, Stati Uniti e Unione Sovietica, oltre a causare spargimenti di sangue in vari punti del globo e incutere in tutti gli uomini il terrore di una catastrofe nucleare, iniziarono un infantile battibecco nel campo dell’esplorazione spaziale: lo scopo delle due superpotenze era di poter dire all’avversaria “L’ho fatto prima io!” il maggior numero di volte possibile.
I record dell’Unione Sovietica
L’Unione Sovietica riuscì a sbeffeggiare gli USA in numerose occasioni; ad essa appartengono infatti il primo satellite artificiale lanciato in orbita (lo Sputnik 1), il primo mammifero a orbitare attorno alla terra morendo però al rientro (il cane Laika), i primi animali a tornare salvi sulla terra dopo un giro nello spazio (i cani Belka e Strelka), i primi animali a volare attorno alla Luna (delle tartarughe), il primo uomo (Yuri Gagarin) e la prima donna (Valentina Tereskova) a raggiungere lo spazio, la prima passeggiata spaziale, il primo volo con più persone contemporaneamente e senza tute spaziali, la prima sonda ad avvicinarsi alla Luna, la prima a schiantarsi su di essa e anche la prima ad atterrarci sopra, i primi campioni di suolo lunare riportati a terra e i primi rover telecomandati sulla Luna, le prime foto della superficie di un altro pianeta e le prime sonde ad atterrare su Venere e Marte.
I record degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti possono fregiarsi di pochi primati, tra cui i primi esseri viventi mandati nello spazio (dei moscerini a bordo di razzi tedeschi V-2) e le prime sonde a sorvolare con successo Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno; agli USA appartiene però uno dei record più eclatanti: il primo uomo a mettere piede su suolo non terrestre fu lo statunitense Neil Armstrong, che durante la missione Apollo 11 il 20 luglio del 1969 lasciò l’impronta di uno stivale a stelle e strisce sul terreno lunare.
Le prime stazioni spaziali
Per quanto riguarda le stazioni spaziali i primatisti sono sempre i sovietici, che il 19 aprile del 1971 lanciarono la prima stazione spaziale della storia: la Saljut 1. Essa però causò numerosi problemi: il primo equipaggio di 3 cosmonauti che sarebbe dovuto entrare nella stazione spaziale non ci riuscì, mentre il secondo equipaggio entrò nella Saljut 1, ma a causa di una fuoriuscita di aria non ne uscì vivo.
Il 14 maggio 1973 fu la volta degli Stati Uniti, che lanciarono nello spazio la stazione spaziale Skylab. Nonostante dei problemi al lancio la stazione raggiunse la sua orbita. 3 equipaggi di 3 astronauti ciascuno si avvicendarono tra il 25 maggio 1973 e l’8 febbraio 1974 nella stazione per riparare i danni causati dai problemi al lancio ed effettuare degli esperimenti scientifici e medici. Dopo che l’ultimo equipaggio tornò sulla Terra Skylab rimase disabitata, fino a quando l’11 luglio 1979 rientrò nell’atmosfera e precipitò al largo delle coste sudoccidentali dell’Australia.
Dopo altri 5 tentativi nell’ambito del progetto Saljut, il 20 febbraio 1986 l’Unione Sovietica diede il via al progetto che è a tutti gli effetti considerabile il precursore della Stazione Spaziale ISS: la Mir; nome che, come Zarja, è una dimostrazione della lungimiranza russa, in quanto la parola mir può essere tradotta sia come mondo che come pace, due valori oggi incarnati alla perfezione dalla Stazione Spaziale Internazionale. Mir fu la prima stazione orbitante di tipo modulare, cioè composta da vari moduli portati in orbita con differenti lanci e in seguito assemblati nello spazio; questa soluzione fu in seguito adottata anche per la costruzione della stazione spaziale ISS.
Le prime collaborazioni tra URSS e USA
Al contrario di quanto si possa immaginare, le collaborazioni tra USA e URSS non sono iniziate con il crollo dell’Unione Sovietica, e quindi dopo la fine della guerra fredda. Almeno nell’ambito spaziale, un punto di incontro tra i due grandi nemici ci fu anche prima del crollo del muro di Berlino, e precisamente il 17 luglio 1975. Quel giorno, a poche ore di distanza l’una dall’altra, furono lanciate la capsula sovietica Sojuz 19 e quella statunitense Apollo 18. Lo scopo della missione era quello di verificare se l’aggancio tra le due capsule fosse possibile, nonostante al loro interno ci fossero atmosfere e pressioni differenti. Grazie ad un adattatore montato sull’Apollo, che mediò tra l’atmosfera simil-terrestre della capsula sovietica e quella di ossigeno puro e a bassa pressione della capsula statunitense, le due navicelle si collegarono e i due equipaggi effettuarono ripetuti passaggi tra di esse senza problemi.
I risultati positivi dell’esperimento non furono sfruttati fino al 1994, con l’inizio del programma Shuttle-Mir. In 4 anni furono effettuati 11 lanci di Shuttle verso la stazione spaziale russa Mir, con lo scopo di portare rifornimenti e dare sia agli astronauti che ai tecnici statunitensi esperienza di voli spaziali a lunga durata. Inoltre, questa collaborazione cementò i rapporti nell’ambito dell’esplorazione spaziale tra le due nazioni che avevano maggiormente contribuito all’avanzamento tecnologico nel settore.
LA NASCITA DELLA STAZIONE SPAZIALE ISS
La Mir però stava diventando obsoleta, e la precaria situazione economica della neonata Federazione Russa in seguito al crollo dell’Unione Sovietica non le permetteva di affrontare le crescenti spese per il mantenimento della stazione spaziale, la cui sopravvivenza negli ultimi anni di vita era stata possibile solo grazie ad investimenti di astronauti stranieri che volevano salire come ospiti a bordo della stazione e della NASA nell’ambito del sopracitato progetto Shuttle-Mir.
Il primo modulo della stazione spaziale ISS: Zarja
In contemporanea con il progressivo abbandono della Mir gli Stati Uniti e la Russia avevano già deciso sin dagli inizi degli anni ‘90 di abbandonare i progetti di stazioni spaziali nazionali (la russa Mir 2 e la statunitense Freedom) e unire le forze per la costruzione di una stazione spaziale che avesse sin dalla nascita le caratteristiche adatte per ospitare moduli provenienti da entrambe le sponde dello stretto di Bering: la Stazione Spaziale Internazionale. Completamente finanziato dagli Stati Uniti, il centro di produzione spaziale Khrunichev di Mosca costruì, tra il 1994 e il 1998, il modulo Zarja, con a bordo tutti gli strumenti necessari per fungere da modulo iniziale per la costruzione di una stazione spaziale: sistemi di comunicazione, pannelli solari e batterie per la produzione e l’immagazzinamento di energia elettrica, 16 serbatoi di carburante e 38 razzi di manovra, e tre portelli di aggancio, due alle estremità e uno laterale. Il 20 novembre 1998 un vettore Proton portò il modulo Zarja su un’orbita attorno alla terra a 386 km di altezza.
I due segmenti dell’ISS e i suoi primi abitanti
Due settimane dopo uno Shuttle statunitense agganciò a un’estremità di Zarja il modulo Unity. Ad esso oggi sono collegati tutti i moduli che compongono quello che è noto come segmento statunitense, al quale si appoggiano anche le agenzie spaziali europea, canadese e giapponese. Il 26 luglio 2000 nacque anche il segmento russo della stazione spaziale ISS, con l’agganciamento all’altra estremità di Zarja del modulo Zvezda. La missione che ha dato il via alla presenza e all’attività umana sulla Stazione Spaziale ISS è stata la russa Expedition 1, che vi ha portato i suoi primi tre abitanti: lo statunitense William Shepherd e i russi Yuri Gidzenko e Sergei Krikalev.
IL FUTURO DELLA STAZIONE SPAZIALE ISS
18 anni di ininterrotta attività degli scienziati sulla Stazione Spaziale Internazionale hanno portato a un grande progresso in diversi campi: medicina, biologia, chimica, scienza dei materiali, fisica, astronomia, meteorologia e non solo. Tutte le nuove scoperte avvenute a bordo dell’ISS non riguardano soltanto il futuro dell’esplorazione spaziale (ad esempio in previsione di un futuro viaggio su Marte), ma anche la vita di tutti i giorni di coloro che non avranno mai la fortuna di poter guardare metà del nostro pianeta dando un’occhiata fuori dal finestrino. E soprattutto questi progressi non hanno bandiere né confini, ma sono appannaggio di tutti coloro che vivono sul pianeta Terra e ci vivranno; e magari anche di coloro che su questo pianeta ci nasceranno soltanto, ma andranno a vivere persino oltre l’orbita che ogni giorno la Stazione Spaziale ISS percorre 15 volte e mezzo.
Le attività della Stazione Spaziale Internazionale dovrebbero terminare nel 2024 con l’inizio del suo smantellamento, il quale dovrebbe protrarsi fino al 2028. La speranza è che tra 30 anni si potrà festeggiare il ventesimo anniversario di una nuova stazione spaziale internazionale, che sulla falsa riga di quella oggi in attività continui a fungere da esempio di cooperazione internazionale.
Fonte
- International Space Station
NASA - Apollo-Soyuz
NASA - Skylab
Aerospaceguide - Chronology of the Moon race
Russianspaceweb