Vladimir Komarov fu il primo uomo a morire durante una missione spaziale; la prima vittima della fretta e della poca attenzione alla sicurezza dell’Unione Sovietica durante la corsa allo spazio.
IN BREVE
Molti scrittori hanno descritto quanto possono essere terribili per un uomo condannato a morte i momenti precedenti all’esecuzione, persino peggiori della morte stessa. Sicuramente colui che meglio di tutti gli altri ha potuto mettere su carta l’immensa angoscia di quelli istanti è il russo Fedor Dostoevskij, al quale solo sul patibolo, quando già da alcuni interminabili secondi le armi del plotone di esecuzione erano puntate su di lui, la pena di morte cui era stato condannato fu commutata nella deportazione in Siberia; ciò avvenne nel 1849.
118 anni dopo il suo connazionale Vladimir Michajlovic Komarov non aveva commesso nessun reato perché potesse essere condannato a morte, ma nonostante ciò era consapevole che nel compiere il suo lavoro di cosmonauta sarebbe stato imbarcato su una missione suicida a bordo della mai testata Soyuz 1. L’astronauta russo Vladimir M. Komarov fu la prima vittima sovietica della corsa allo spazio, dopo che all’inizio del 1967 tre astronauti americani morirono per un incendio durante un test della capsula Apollo 1. Dato che i suoi tre colleghi statunitensi morirono durante un collaudo, Vladimir Komarov è considerato il primo uomo morto durante una missione spaziale. Citando Gabriel Garcia Marquez, in quest’articolo racconteremo la “cronaca della morte annunciata” di Vladimir Komarov.
LA VITA DI VLADIMIR KOMAROV PRIMA DELLA MISSIONE SOYUZ 1
Vladimir Komarov nacque a Mosca il 16 marzo 1927. Iniziò le scuole elementari nel 1935 ma nel 1941 a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale iniziò dapprima a lavorare per sostituire gli uomini che erano andati a combattere al fronte, e un anno dopo iniziò la scuola aeronautica dell’Unione Sovietica per diventare un pilota. Nel frattempo suo padre morì in combattimento. Nel 1949, poco dopo la morte di sua madre, completò l’addestramento e divenne luogotenente dell’aeronautica militare sovietica.
11 anni dopo fu scelto per essere uno dei primi 20 cosmonauti dell’Unione Sovietica. A causa di alcuni problemi fisici e cardiaci non poté prendere parte a nessuna missione spaziale fino al 1964, quando fu nominato comandante della missione Voskhod 1. Questa missione fu la prima con più di un cosmonauta a bordo e fu un grande successo. In seguito Vladimir Komarov fu scelto insieme a Yuri Gagarin (il primo uomo nello spazio) e Alexei Leonov come progettista e primo cosmonauta del neonato programma Soyuz. Vladimir Komarov e Yuri Gagarin divennero grandissimi amici; è noto che essi passavano il poco tempo libero concesso loro cacciando insieme.
LA MISSIONE SOYUZ 1
Il 1967 era un anno molto importante per l’Unione Sovietica: era il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre. Il leader dell’URSS di allora Leonid Brezhnev voleva festeggiare questa ricorrenza con un deciso sorpasso sugli Stati Uniti nella corsa allo spazio. A questo proposito l’agenzia spaziale sovietica pianificò il primo rendezvous tra due navicelle spaziali: la Soyuz 1 e la Soyuz 2, lanciate con un giorno di distanza, si sarebbero dovute unire in orbita per uno scambio di equipaggio per poi separarsi e atterrare con gli equipaggi invertiti. Vladimir Komarov fu nominato comandante della Soyuz 1, con Yuri Gagarin come pilota di riserva.
I moduli Soyuz
La fretta che Brezhnev aveva imposto per effettuare la missione entro la fine del 1967 non aveva affatto giovato allo sviluppo delle neonate navicelle Soyuz. Nei collaudi precedenti al lancio della Soyuz 1 i tecnici trovarono 203 problemi strutturali che avrebbero senza dubbio compromesso la missione e portato a un suo catastrofico fallimento. Tutti i membri dell’agenzia spaziale erano però terrorizzati dall’eventuale reazione di Brezhnev ad un rinvio della missione e quindi decisero di proseguire.
L’unico che provò a ritardare il lancio fu Yuri Gagarin, che scrisse un rapporto di 10 pagine sui problemi della Soyuz 1 e lo consegnò al suo amico del KGB (la principale agenzia di sicurezza dell’URSS) Venyamin Russayev, sicuro che egli avrebbe potuto farlo arrivare a Brezhnev in persona. Questo rapporto però non giunse mai nelle mani del leader dell’URSS, e anzi si dice che Venyamin fu intercettato e deportato in Siberia prima che potesse farlo pervenire a Brezhnev.
Il lancio del modulo Soyuz 1
Tra il pessimismo generale giunse il 23 aprile 1967, la data del lancio della Soyuz 1. In un ultimo disperato tentativo di fermare il lancio Yuri Gagarin si presentò al cosmodromo in tuta spaziale manifestando la propria intenzione di compiere la missione al posto di Vladimir Komarov, sicuro che non avrebbero mandato verso una morte certa un grande eroe sovietico come lui, il primo uomo nello spazio. Il primo a opporsi a Yuri fu proprio Vladimir Komarov, che preferì continuare nella missione che sapeva gli sarebbe costata la vita, piuttosto che mandare a morire il suo migliore amico.
Il lancio andò bene, ma i problemi iniziarono non appena la capsula Soyuz 1 fu rilasciata in orbita. Uno dei due pannelli solari non si aprì lasciando il modulo a corto di energia elettrica. I tentativi di modificare l’orbita fallirono, il sistema di controllo termico cominciò a non funzionare correttamente e le comunicazioni con la stazione di controllo a terra divennero irregolari. La mancanza di elettricità bloccò il sistema di orientamento automatico e anche alcuni strumenti per la navigazione manuale. Nel frattempo il lancio della Soyuz 2 fu annullato per avverse condizioni meteorologiche, quindi almeno i membri del suo equipaggio riuscirono a scampare alla morte.
Il disastroso rientro sulla terra
Nonostante tutti i problemi Vladimir Komarov riuscì a orientare la Soyuz 1 in maniera corretta per rientrare in atmosfera tramite l’attivazione dei retrorazzi. La mattina del 24 aprile, durante la sua diciannovesima orbita intorno alla terra, Vladimir Komarov rientrò nell’atmosfera e iniziò la caduta libera verso il suolo. Il paracadute pilota si aprì, ma non trascinò con sé il paracadute principale. Vladimir tentò di attivare manualmente il paracadute secondario ma anche questo si impigliò e non si dispiegò. La Soyuz 1 impattò sul suolo terrestre a 140 chilometri orari causando una grande esplosione che uccise Vladimir Komarov all’istante.
L’EREDITA’ DELLA MORTE DI VLADIMIR KOMAROV
Dopo la morte del suo grande amico Vladimir Komarov, Yuri Gagarin criticò aspramente le scelte di Leonid Brezhnev e abbandonò il programma spaziale. Si dice che in un faccia a faccia col leader dell’URSS gli buttò un bicchiere di vodka in faccia per vendicare la morte di Vladimir. Tornò a dedicarsi all’aeronautica ma morì circa un anno dopo in un incidente aereo; i dettagli sull’incidente non sono mai stati divulgati dall’URSS.
Vladimir Komarov non è morto invano. A partire dai disastri del 1967 Unione Sovietica e Stati Uniti (e in seguito tutte le altre nazioni che hanno iniziato un programma spaziale) hanno incrementato moltissimo le misure di sicurezza nel campo dell’esplorazione spaziale. Oggi un veicolo spaziale (soprattutto se atto ad ospitare astronauti) non viene lanciato se non ha prima superato severissimi test di sicurezza a terra. Un valido esempio sono proprio i razzi e le capsule del programma Soyuz, che attualmente sono gli unici veicoli sui quali astronauti di ogni nazionalità possono raggiungere la stazione spaziale ISS.
Fonte
- Vladimir Komarov
Rare historical photos