La vera identità di Jack lo squartatore è uno dei misteri irrisolti più famosi e affascinanti del mondo. L’oscurità più fitta nascondeva fino ad oggi la verità, ma una scoperta di genetica forense potrebbe aver aperto un barlume di speranza
IN BREVE
Gli scienziati forensi hanno rivelato di aver finalmente scoperto la vera identità di Jack lo squartatore (jack the ripper), noto serial killer londinese che seminò il panico più di cento anni fa. Secondo quanto pubblicato una decina di giorni fa dai ricercatori, il colpevole sarebbe stato individuato in Aaron Kosminski, un barbiere polacco che all’epoca aveva 23 anni. Nonostante la pubblicazione di questa scoperta, i critici non ritengono che ci siano prove sufficienti per poter dichiarare il caso chiuso per sempre.

La storia di Jack lo squartatore
Perché è così importante scoprire la sua identità? Alla figura di questo killer sono state attribuite ufficialmente cinque vittime, anche se si crede possono essere anche sedici. Jack aggrediva principalmente persone di sesso femminile e dopo averle assassinate era solito infierire sui loro copri, guadagnandosi così l’appellativo di “squartatore”.
La vera storia di Jack lo squartatore, una delle più raccapriccianti nella storia di Londra, ha inizio tra l’estate e l’autunno del 1888 a Whitechapel, uno dei quartieri più degradati di Londra. Sì, poiché nel tempo la società ha romanzato la sua storia, inventando di sana pianta molti aneddoti e antefatti, addirittura è stato realizzato il film di Jack lo squartatore. Poche cose certe si sanno sul suo conto, una di queste è che si dilettava a confondere la polizia, o forse semplicemente mischiava le carte per non essere catturato. In contemporanea ai delitti, infatti, furono ritrovate diverse lettere di persone che affermavano di essere l’assassino. Si trattava di una vera rete di riferimenti a luoghi e persone, ma poche di queste furono, e lo sono ancora oggi, considerate autentiche. Jack però non aveva previsto il progresso della scienza che un giorno nel futuro avrebbe potuto incastrarlo.
L’ufficialità della scoperta
I risultati provengono da una ricerca di genetica forense condotta su uno scialle di lana rinvenuto dagli investigatori vicino al corpo mutilato di Catherine Eddowes, la quarta vittima del killer, uccisa nel quartiere di Londra nel 1888. Sullo scialle sono state rinvenute quelle che sembrano essere tracce di sangue e sperma, con quest’ultimo che si crede appartenga all’omicida. Non è la prima volta che il nome di Kosminski viene accostato al personaggio di Jack lo Squartatore, dato che viene considerato da tempo come uno dei possibili sospettati, ma è la prima volta che questa relazione viene supportata da prove riguardanti il DNA e, soprattutto, è la prima volta che il tutto viene pubblicato in un paper scientifico. Infatti, Jari Louhelainen, un biochimico della Liverpool John Moores University nel Regno Unito, aveva condotto alcuni anni fa studi genetici sullo scialle, ma disse che voleva aspettare che il trambusto, provocato dalla rinvenuta di questo scialle, si attenuasse prima di pubblicare i risultati ottenuti.
Nonostante ciò, l’autore britannico Russell Edwards, che aveva comprato lo scialle nel 2007 e lo aveva consegnato a Louhelainen perché lo esaminasse, utilizzò i risultati non pubblicati dei test per scrivere il libro Naming Jack the Ripper nel 2014 nel quale identificava in Kosminski il serial killer. I genetisti presero con le pinze le affermazioni pubblicate nel libro poiché convinti che mancassero i dettagli tecnici sull’analisi dei campioni presenti sullo scialle. Il nuovo paper pubblicato, però, è diverso e presenta, anche se in maniera non del tutto esaustiva, quei dettagli tecnici che mancavano precedentemente. Louhelainen e il suo collega David Miller, esperto di riproduzione e sperma alla University of Leeds nel Regno Unito, hanno descritto l’estrazione e l’amplificazione del DNA che hanno eseguito sui campioni prelevati dallo scialle nel Journal of Forensic Sciences.
Ciò che hanno realizzato nei test è stato comparare i frammenti di DNA mitocondriale, che è quella porzione di DNA che viene ereditata sempre ed esclusivamente dalla propria madre, ritrovati sullo scialle, con campioni di DNA mitocondriale prelevati dai discendenti in vita di Eddowes e Kosminski. Da queste analisi è emerso che il DNA rinvenuto sullo scialle è complementare al parente in vita di Kosminski. Inoltre, dai risultati ottenuti si è risaliti al fatto che probabilmente il killer avesse gli occhi e i capelli marroni, cosa che coincide con le descrizioni rinvenute da probabili testimoni oculari.

È questa la vera identità di Jack lo Squartatore?
Le prove fornite, però, non sono state sufficienti per convincere i critici. Nella pubblicazione non sono presenti i dettagli chiave riguardanti le varianti genetiche specifiche identificate e, soprattutto, i dettagli riguardanti la comparazione dei DNA. Infatti, la comparazione è stata rappresentata nel paper dagli autori con un grafico in cui sono presenti una serie di diagrammi colorati. Nei punti in cui i diagrammi si sovrappongono, le sequenze DNA dello scialle e dei campioni sono complementari. Gli autori hanno provato a giustificarsi dicendo che sono stati impossibilitati a pubblicare le sequenze di DNA dei parenti della vittima e del presunto omicida dalla legge sulla protezione dei dati inglese. Ma le critiche non finiscono qui. Walther Parson, uno scienziato forense dell’Institute of Legal Medicine at Innsbruck Medical University in Austria, ha rivelato che in realtà le sequenze di DNA mitocondriale non possono portare ad alcun rischio per la privacy di un individuo e quindi, per questo motivo, sarebbero dovute essere incluse all’interno della pubblicazione. Solo in questo modo, infatti, si possono giudicare in modo corretto i risultati ottenuti.
Allo stesso modo, Hansi Weissensteiner, un esperto di DNA mitocondriale sempre all’università di Innsbruck, ha rivelato che in realtà un’analisi su campioni di DNA mitocondriale può soltanto escludere che due individui siano parenti. Quindi un analisi di questo tipo può solo escludere un sospettato. In altre parole, il DNA rinvenuto sullo scialle può appartenere a Kosminski, ma potrebbe anche provenire da migliaia di persone che vivevano a Londra in quel periodo. Un’altra critica riguarda il fatto che non ci sono prove evidenti che possano confermare il fatto che lo scialle fosse realmente presente sulla scena del crimine. E in più, potrebbe essere stato contaminato nel corso degli anni.
Dunque, nonostante si siano fatti passi avanti sulla attendibilità delle ricerche riguardanti la vera storia di Jack lo Squartatore, la verità rimane ancora avvolta nel mistero. Nonostante ciò, come affermato dagli stessi autori del paper, questo è stato sicuramente lo studio più approfondito e più avanzato condotto su “Jack the killer”. La soluzione dell’enigma è ancora lontana e questo rimane uno dei misteri irrisolti più affascinanti della storia mondiale.
Fonte
- Does new genetic analysis finally reveal the identity of Jack the ripper?
Science - Forensic Investigation of a Shawl Linked to the “Jack the Ripper” Murders
Journal of Forensic Science