Negli anni ’40, il neuroscienziato Sperry ideò una tecnica chirurgica volta a limitare gli effetti nei pazienti epilettici recidendo il corpo calloso, un insieme di fibre che collega le due parti del cervello. Nacquero così i pazienti “split brain”: soggetti con due cervelli autonomi.
IN BREVE
Cosa significa Split Brain
Il termine “split brain” (disconnessione interemisferica) indica quell’operazione chirurgica, effettuata per la prima volta negli anni ’40, volta a ridurre gli effetti nei pazienti affetti da epilessia grave. La procedura prevede la recisione del corpo calloso ( callosotomia ), la commissura più importante del cervello. E’ composto da un insieme di fibre e fasci di assoni che permettono la connessione e lo scambio di informazioni tra i due emisferi del nostro encefalo, al fine di limitare l’azione dell’attacco epilettico a solo una parte del cervello. Sebbene questo procedimento sembri apportare sollievo ai pazienti, non può che, allo stesso tempo, portare con sé conseguenze inevitabili: la non comunicazione tra l’emisfero destro e sinistro porta ad avere “due cervelli indipendenti” : benché all’apparenza i soggetti split brain sembrino “normali”, essi si trovano a convivere con molti problemi nella vita quotidiana.

Pazienti
La disconnessione interemisferica fu resa nota dal lavoro del premio Nobel Roger Sperry e Michael Gazzaniga. Attraverso i loro esperimenti, essi fecero importanti scoperte riguardo al funzionamento del sistema visivo nei split brain: se uno stimolo visivo viene presentato solo all’occhio destro, esso viene inviato ed elaborato nell’emisfero sinistro, più precisamente nell’area deputata alla vista. Nell’emisfero sinistro, troviamo anche l’area del linguaggio e, grazie a ciò, il soggetto potrà dire verbalmente lo stimolo che ha visto. Poniamoci ora nella situazione opposta: viene presentato uno stimolo solo all’occhio sinistro, così da essere poi inviato ed elaborato dall’emisfero destro, nell’area visiva. Tuttavia, a differenza del caso precedente, l’emisfero destro non presenta l’area del linguaggio. Solitamente, l’emisfero destro (grazie al corpo calloso) invia l’informazione all’emisfero sinistro per renderlo partecipe della stimolazione acquisita ma, in caso di split brain, ciò non è più possibile! Ciò comporta la segregazione dell’informazione nell’emisfero destro e la conseguente impossibilità del soggetto di proferire quale sia lo stimolo presentato. Il primo paziente di Gazzaniga e Sperry, W.J, un ex paracadutista militare attivo durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresenta un esempio del processo appena descritto. Nel 1962, appena dopo l’operazione, Gazzaniga condusse un esperimento dove chiese a W.J di premere un bottone ogni qualvolta vedesse un immagine apparire sullo schermo di fronte a lui. I ricercatori iniziarono a presentargli stimoli in sequenza molto velocemente, limitandoli solamente ad un solo campo visivo per volta. Per gli stimoli presentati al campo visivo destro, W.J non ebbe esitazioni: premette il pulsante e disse ciò che aveva appena visto; quando furono presentati gli stimoli al campo visivo sinistro, sebbene il paziente premesse correttamente il pulsante alla presenza dell’immagine, W.J disse agli scienziati di non veder alcuno stimolo sullo schermo. Tra i casi di pazienti Split Brain studiati, è utile citare il caso di Vicky (giugno 1979), la quale, nei mesi successivi all’operazione, riscontrava notevoli difficoltà anche nelle azioni quotidiane più semplici, quali fare la spesa: se con la mano destra poneva un prodotto nel carrello, la sinistra lo metteva a posto. Pure il semplice atto di indossare i vestiti, scontato per molti, si rivelava una tragedia. Ogni azione, anche la più semplice, si trasformava in una battaglia.

Split Brain: coscienze multiple?
Un’altra conseguenza dello split brain, sebbene più rara, consiste nel conflitto cognitivo: essendo i due emisferi disconnessi e sapendo che nella maggior parte delle persone l’emisfero destro non possiede capacità linguistiche, è difficile verificare se l’emisfero destro e sinistro possiedono “opinioni” diverse riguardo ad uno stesso stimolo e circostanza. Questo fu impossibile finché alcuni ricercatori non riscontrarono in un paziente affetto da sindrome della disconnessione interemisferica una competenza linguistica anche da parte dell’emisfero destro: questo permise di proporre, sia all’emisfero sinistro che destro, domande sugli argomenti più disparati. Quando i ricercatori chiesero al soggetto che lavoro avrebbe voluto fare, i due emisferi diedero due risposte completamente differenti: l’emisfero destro rispose “avrei voluto fare il grafico”, l’emisfero sinistro “avrei voluto essere un calciatore”. La domanda sorge spontanea: in un cervello diviso, è possibile che ogni emisfero sviluppi una coscienza autonoma? La risposta fu affermativa per molto tempo, fino a quando il team di ricercatori guidati dal Dottor Pinto effettuò una serie di esperimenti che scardinarono la certezza. I risultati svelarono che, anche quando i due emisferi sono del tutto separati, l’intero cervello produce un solo agente conscio. Sebbene il numero di pazienti split brain sia diminuito drasticamente nel tempo (grazie all’introduzione di farmaci e procedure chirurgiche meno invasive e debilitanti), il loro studio fu fondamentale per la comprensione della localizzazione delle funzioni cerebrali e per il loro funzionamento.

Cosa si intende per “localizzazione delle funzioni cerebrali”?
Il cervello umano è diviso in due emisferi speculari. Sebbene possano sembrare identici, mostrano notevoli differenze nello svolgimento di compiti e nelle loro diverse competenze. Ciò è frutto di un percorso evolutivo che ha portato alla specializzazione del nostro cervello in particolari abilità, sebbene la sua plasticità neurale, riorganizzazione strutturale e funzionale lo rendano in continua evoluzione e con possibili differenze tra individui. L’emisfero sinistro è più competente in abilità quali linguaggio ( in quanto è l’unico a possederne un’area specializzata), pensiero analitico e logico-matematico, percezione del dettaglio, pianificazione e programmazione dei movimenti volontari. L’emisfero destro prevale in abilità quali riconoscimento dei volti e delle espressioni facciali, abilità visuo-spaziali, percezione del globale rispetto al dettaglio, pensieri intuitivi ed emotivi, elaborazione visiva e percezione delle immagini. La distinzione delle capacità dei due emisferi non è così delineata e ciò non va a sottointendere una maggiore importanza di un emisfero rispetto all’altro: è stato dimostrata un’attivazione maggiore da parte dell’emisfero destro di fronte a emozioni negative e un’incrementata attivazione dell’emisfero sinistro di fronte a emozioni positive. Entrambi svolgono ruoli fondamentali e solamente la loro continua comunicazione e coordinazione, garantita dal corpo calloso, permette omogeneità e armonia nel globale funzionamento del nostro cervello.

Fonte
- A tale of two halves
Nature - Neuropsicologia, Il Mulino, Quarta Edizione, 2020
Elisabetta Làdavas, Anna Berti