La sociopatia, classificata come Disturbo antisociale della personalità, consiste in un rifiuto patologico per le regole e le leggi della cultura in cui il soggetto affetto vive. Per far sì che il soggetto sia diagnosticato con tale disturbo, deve manifestare comportamenti manipolatori, ingannevoli, disprezzanti, ostili nei confronti del prossimo e l’insorgere di tali atteggiamenti deve comparire in età adolescenziale, intorno ai 15 anni.
IN BREVE
Indice
INQUADRAMENTO CLINICO DELLA SOCIOPATIA
Il Disturbo Antisociale di Personalità (APD), meglio conosciuto come sociopatia, viene classificato come Disturbo di Personalità, definito come “ fallimento che coinvolge tre aree di funzionamento distinte ma correlate: il sistema del Sé, le relazioni familiari e di parentela, le relazioni sociali e di gruppo” (Livesley 1998). Affinché ad un individuo possa essere diagnosticato un Disturbo di Personalità, egli deve manifestare pensieri e comportamenti devianti rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo in modo pervasivo, inflessibile e persistente. Queste devianze si manifestano in due (o più) delle seguenti aree:
- cognitività ( modo di percepire e analizzare se stessi e il mondo esterno);
- affettività ( la varietà, intensità e adeguatezza della risposta emotiva);
- funzionamento interpersonale;
- controllo degli impulsi.
Si parla di disturbo nel momento in cui queste condotte devianti determinano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo e in altre aree importanti. Il Manuale diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM IV) raggruppa i Disturbi della Personalità in 3 gruppi principali. Il Cluster A. è caratterizzato da comportamenti paranoici, eccentrici, “strani” e dalla tendenza del soggetto all’isolamento. Include 3 quadri diagnostici:
- Disturbo Paranoide di personalità;
- Disturbo Schizoide di personalità;
- Disturbo Schizotipico di personalità.
Il Cluster B. è caratterizzato da comportamenti emotivi, scarsa empatia e interesse primario eccessivo sul sé. Al suo interno vengono classificati 4 disturbi:
- Disturbo antisociale di personalità;
- Disturbo borderline di personalità;
- Disturbo istrionico di personalità;
- Disturbo narcisistico di personalità.
Il Cluster C. è caratterizzato da comportamenti ansiosi, paurosi legati a una bassa autostima del soggetto. Vi sono 4 quadri diagnostici:
- Disturbo dipendente di personalità;
- Disturbo evitante di personalità;
- Disturbo ossessivo-compulsivo.
SINTOMATOLOGIA: COSA COMPORTA ESSERE SOCIOPATICI?
I “sociopatici” sono caratterizzati dalla noncuranza pervasiva nei confronti delle regole e leggi altrui, caratteristica che si manifesta fin dall’età di 15 anni. I sintomi, nello specifico:
- incapacità di conformarsi alle norme sociali per quanto riguarda il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di azioni passibili di arresto.
- disonestà cronica, comprovata dal continuo mentire: uso di nomi falsi o truffa degli altri per ricevere pura gratificazione personale.
- scarse capacità di socializzazione.
- estrema sensibilità a critiche negative: credenza che ogni azione compiuta meriti lode e ammirazione.
- impulsività o incapacità di pianificare.
- irritabilità e aggressività, come riportano numerosi scontri fisici e aggressioni.
noncuranza estrema della propria e altrui sicurezza. - irresponsabilità abituale: incapacità di mantenere un lavoro continuo o far fronte a obblighi finanziari.
- mancanza di rimorso e scarsa empatia, dimostrato dall’indifferenza provata dopo aver recato danno ( fisico, mentale o materiale) ad altri. Tendono ad accusare terzi per le loro azioni e per le loro sofferenze.
- tendenza manipolatrice degli altri attraverso pretese, l’incolpare o biasimare gli altri per le proprie azioni, l’intimidazione e il disonorare il prossimo.
- alto egocentrismo e autostima del sé, carenza di coscienza, assunzione di rischi e freddezza affettiva.
- necessità di continua stimolazione: tendenza precoce ad annoiarsi.
- sintomatologia deve essere presente prima dei 18 anni.
- il soggetto non è affetto da disturbo antisociale della personalità se gli episodi antisociali avvengono per causa di schizofrenia o durante un episodio maniacale.
Definizione e classificazione della sociopatia
Il DSM IV non fornisce una definizione precisa di “ sociopatico”, il concetto richiama diversi sottogruppi di soggetti affetti da disturbo antisociale della personalità.
Vi sono 4 sottotipi di sociopatici:
- Sociopatici comuni: rappresentano il sottotipo più vasto. Mostrano un’incapacità di provare vergogna e hanno un senso del morale distorto. Seguono tutto ciò che porti gratificazione e piacere, sono maggiormente inclini a infrangere le regole. E’ tipico fuggire di casa durante l’adolescenza, da adulti tendono a spostarsi frequentemente e ad avere molti rapporti sessuali con partner diversi. Presentano un intelligenza nella norma e sembrano felici della vita che conducono.
- Sociopatici alienati: sono incapaci di amare e di empatizzare. Tendono ad essere misantropi e ciò li porta ad affezionarsi maggiormente a oggetti o animali. La vita amorosa è arida e spesso vivono la loro vita emozionale tramite la visione di programmi romantici in televisione ( l’identificazione con i personaggi è comune). Il loro odio per la società e l’incapacità di provare empatia li porta ad avere un atteggiamento noncurante e insensibile nei confronti della sofferenza umana e a qualsiasi problematica affligga la realtà esterna. Vivono isolati. Anch’essi vengono distinti in 3 gruppi:
-sociopatici “ostili”: in perenne lotta con la legge.
-sociopatici “truffati”: commettono crimini, a loro detta giustificati dal loro passato travagliato.
-sociopatici “disempatici”: provano empatia solo per un gruppo ristretto di persone. - Sociopatici aggressivi: ottengono una forte gratificazione dal danneggiare gli altri. Posseggono una vena sadica che li porta a terrorizzare, manipolare e ferire il prossimo. Prediligono posizioni di potere ( poliziotto, dirigente, insegnante). Agiscono seguendo un’aggressività passiva con la quale danneggiano e sabotano progetti e idee altrui per sostituirle con le loro. Sono vendicativi e tendono a ottenere sempre ciò che desiderano. Tendono a compiere azioni sadiche sugli animali, come la tortura.
- Sociopatici dissociali: si identificano con una qualsiasi subcultura emarginata e dissociale purché soddisfi il loro bisogno di infrangere la legge e le norme sociali.
EZIOLOGIA
Il disturbo antisociale di personalità è presente maggiormente negli uomini rispetto alle donne, con rapporto 3:1, aumenta al 3-30% in ambito clinico. Le cause del disturbo non sono chiare: si crede che fattori genetici uniti a fattori ambientali siano la causa primaria, sebbene l’ambiente esterno abbia un impatto maggiore. Per quanto riguarda i fattori genetici, si prende in considerazione un funzionamento anomalo del neurotrasmettitore serotonina in concomitanza a disturbi della condotta e/o deficit di attenzione e iperattività (ADHD), presenti prima dei 15 anni. Dal punto di vista ambientale, uno stile educativo disorganizzato, trascurato e abusivo contribuiscono al sorgere della patologia. Le manifestazioni comportamentali di tale disturbo possono diminuire nel tempo: ciò dimostra che i pazienti possano imparare nel tempo a modificare i comportamenti disadattivi. Le comorbilità sono frequenti: capita che i pazienti sociopatici soffrano anche di disturbo narcisistico e disturbo della personalità borderline: questa combinazione è molto presente in soggetti criminali.
TERAPIA
A causa della forte egosintonicità (il paziente crede che i suoi comportamenti rispecchino la norma e che non debbano essere modificati) e dell’ inconsapevolezza della loro condizione, la sociopatia risulta essere uno dei disturbi più difficili da curare.
L’utilizzo di anti-psicotici non è la sola soluzione: essi hanno poca efficacia rispetto ad altri disturbi della personalità ma, se uniti a terapie comportamentali e terapie psichiatriche, il soggetto è in grado di rientrare nella società e condurre una vita normale ( pur mantenendo il suo carattere antisociale). Non ci sono prove che una terapia particolare porti ad un miglioramento a lungo termine. Spesso si mira a raggiungere un obiettivo a breve termine, come l’evitare conseguenze legali, invece che cambiare il comportamento del paziente. In alcuni casi, la terapia cognitiva comportamentale risulta essere l’unica efficace.
Terapia cognitiva comportamentale
E’ il più efficace approccio alla gestione dei problemi emotivi, nata negli anni ’60. Tale approccio pone notevole importanza sulla relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, sottolineando come molti dei nostri problemi derivino da come pensiamo, agiamo e sentiamo nel presente. Questa terapia propone una partecipazione attiva del soggetto: agendo su pensieri e comportamenti attuali, si può arrivare ad una liberazione dai problemi e sofferenze. Il lavoro con i “sociopatici” è difficile: essi non credono di sbagliare ne di dover modificare alcun comportamento. Inoltre, fanno fatica a creare relazioni di fiducia (in questo caso, relazione di fiducia paziente-terapeuta). L’atteggiamento del terapeuta dovrebbe essere quello di accettazione e assenza di giudizio, nel tentativo di trovare un motivo interno al paziente che lo stimoli sia a modificare i propri comportamenti, sia ad aumentare una consapevolezza dei propri stati emotivi e mentali che generano sofferenza.
SOCIOPATIA E PSICOPATIA: PARLIAMO DELLO STESSO DISTURBO?
Le personalità antisociali sono molte e diverse tra loro. Secondo Lykken (1995), all’interno delle personalità antisociali sono inclusi due generi, i sociopatici e gli psicopatici. Differiscono tra di loro in base alle cause sottostanti, sebbene per molto tempo i due termini siano stati interscambiati per indicare lo stesso tipo di disturbo.
Differenze
Babiak e Hare (2006) evidenziano sostanziali differenze tra i due, rilevate grazie al Hare Psychopathy Cheklist ( test per personalità psicopatiche). Sostanzialmente, la psicopatia è causata solamente da fattori genetici, mentre la sociopatia è il risultato della combinazione di genetica, allevamento e ambiente esterno.La psicopatia è collegata a disfunzioni fisiologiche che sfociano in una mancanza di un corretto sviluppo di certe parti del cervello collegate al senso di responsabilità, al controllo e all’area emotiva. La sociopatia, invece, è il risultato di una combinazione di abusi emotivi e fisici nel periodo infantile: le disfunzioni sociali sono state apprese dall’ambiente circostante; i fattori genetici, se presenti, hanno scarso impatto. Gli psicopatici mancano completamente di empatia, senso morale e molte altre caratteristiche. I sociopatici presentano un senso morale della persona, una chiara coscienza ma ciò che è alterata è la loro percezione del “ giusto” e “sbagliato” : differisce dalla loro cultura madre. I soggetti psicopatici riescono a mantenere, almeno all’apparenza, una vita normale: sono meno impulsivi dei sociopatici, riescono a mantenere un lavoro e relazioni stabili. I sociopatici, a causa della forte irritabilità, tendono ad essere più sconsiderati,meno attenti alle ripercussioni della loro condotta e tendono a isolarsi. I soggetti affetti da psicopatia presentano una proporzione minore della materia grigia nel lobo anteriore, un inusuale incoerenza nella crescita dell’ippocampo, un corpo calloso di dimensioni maggiori rispetto alla norma, disfunzioni nella corteccia cerebrale e anomalie nel funzionamento del sistema limbico, specialmente dell’amigdala ( il centro responsabile della regolazione emotiva e della paura). Cleckley ( psichiatra statunitense) descrive la personalità psicopatica, vista dall’esterno, come “l’imitazione perfetta di una persona che funziona normalmente, abile a mascherare o a camuffare la fondamentale mancanza della struttura interna della sua personalità, un caos interno che da’ ripetutamente luogo a un comportamento dirompente senza un obiettivo specifico, spesso più auto-distruttivo che distruttivo per gli altri”.
LA CRIMINALITÀ IN SOCIOPATIA E PSICOPATIA
E’ stata riscontrata una correlazione positiva tra psicopatia e sociopatia e condotte violente. E’ possibile suddividere l’aggressività umana in due rami: aggressività reattiva ( in risposta a stimoli esterni che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’individuo) e aggressività predatoria, motivata non da pericoli esterni ma dal potere, denaro e vendetta. Studi recenti confermano che la violenza psicopatica sia motivata da questi due tipi di aggressività e per questo definita “strumentale”, causata da processi cerebrali disfunzionali. La connessione tra la violenza strumentale e la patologia viene meglio descritta dalle ricerche di Väfors Fritz e collaboratori (2008), attraverso l’analisi della sfera cognitiva, affettiva e comportamentale:
- Sfera cognitiva: il soggetto patologico è dotato di pensieri, fantasie e incoraggiamenti che lo spingono ad attuare l’aggressività predatoria. Egli considera queste azioni del tutto normali e non come iniziative illegali.
- Sfera affettiva: l’individuo è portato ad attuare atti violenti proprio a causa della carenza di affettività: la mancanza di un senso empatico, della paura, del senso di colpa e il distacco dalla vittima favoriscono l’attuazione di azioni violente.
- Sfera comportamentale: l’unione delle due sfere mentali sopracitate, permettono l’attuazione della violenza. Per quanto riguarda i pazienti psicopatici, il crimine è ben pianificato in ogni dettaglio: il luogo, la vittima, le azioni sono minuziosamente pre-escogitate. Rimangono calmi, freddi, rilassati e precisi. Caratteristico è anche la pianificazione di “ piani B”. A differenza dello psicopatico, i crimini del soggetto sociopatico è accidentale e privo di ogni pianificazione a priori. A causa della sua impulsività, i soggetti sociopatici sono più facilmente arrestabili rispetto ai calcolatori psicopatici.
Il caso di John Wayne Gacy: Pogo il Clown
Soprannominato “Killer Clown” a causa della sua attività di animatore di feste sotto il nome di Pogo il Clown, fu uno dei killer più spietati e studiati degli Stati Uniti. Tra il 1972 e 1978 Gacy rapì, torturò e sodomizzò 33 uomini di età adolescenziale e adulta, la maggior parte dei quali seppelliti sotto la sua abitazione e ammassati in cantina. Studi indicano che Gacy esibì 5 meccanismi psichici primitivi evidenti nei killer seriali: onnipotenza, fantasie sadistiche, performance ritualizzate, deumanizzazione e fusione simbiotica con la vittima.Egli visse un’infanzia turbolenta e traumatica: dalle violenze emotive e fisiche subite dal padre alcolizzato ( veniva spesso picchiato con una cinghia di cuoio) al trauma causato da una violenza sessuale subita da un conoscente, all’età di 9 anni. La prima vittima del killer fu un quindicenne chiamato Timothy Jack McCoy, sepolta nella sua cantina. Fu con la morte del giovane ragazzo che Gacy scoprì l’eccitazione e la forte emozione che gli procurava l’omicidio: iniziarono così gli omicidi seriali.Fu arrestato nel 1978. La comunità cittadina rimase senza parole: era conosciuto come un uomo rispettabile, amichevole e generoso. Sebbene cercasse di farsi riconoscere l’infermità mentale, tramite l’invenzione di un alter-ego violento e maligno chiamato “Jack” su cui far ricadere la colpa, gli psichiatri lo dichiararono in grado di intendere e volere. Gacy fu diagnosticato, oltre al disturbo antisociale di personalità, di disturbo narcisistico e istronico della personalità. Fu condannato a morte per omicidio plurimo.
Fonte
- Is the sociopath socially intelligent?
Researchgate - Denying the Darkness:Exploring the Discourses of Neutralization of Bundy,Gacy and Dahmer
Researchgate - Manuale di Psichiatria bio-psicosociale, Torino, Centro Scientifico Editore, 2012.
Fassino S, Abbate Daga G, Leombruni P.