La pareidolia è un inganno percettivo, che ci illude di vedere figure che non esistono realmente o di udire suoni ambientali casuali e di elaborarli come stimoli familiari.
IN BREVE
Il significato di pareidolia
La pareidolia è un fenomeno psicologico associato a un’errata e momentanea elaborazione cognitiva che ci permette di associare a uno stimolo casuale una forma riconoscibile. L’illusione subcosciente non è volontaria ma istintiva, la sua origine è definita adattiva: comportamento rinforzato dall’evoluzione con l’obbiettivo di segnalare eventuali pericoli in un ambiente ostile, come poteva essere quello in cui vivevano i nostri antenati. L’uomo ha la tendenza a rappresentare il mondo esterno attraverso schemi mentali precisi e quindi questa percezione aleatoria è il frutto di una necessità: rendere familiare e ricondurre a concetti e figure presenti già nella nostra mente tutto ciò che ci circonda. I domini d’interesse della pareidolia sono due: il primo coinvolge la percezione visiva, ovvero riconoscere in stimoli casuali forme familiari come ad esempio figure animali in agglomerati di nuvole, volti nel paraurti posteriore delle automobili o strane espressioni dall’architettura di un edificio. Il fenomeno visivo si palesa più comunemente con i volti, si è cercato di capire la motivazione intrinseca e la si è trovata nella storia biologica dello sviluppo umano: i neonati, sin dai primi mesi di vita, sviluppano una naturale capacità di discriminare i volti umani dalle altre figure presenti nell’ambiente, per assicurarsi la sopravvivenza.
Questo allenamento perpetuo ci permette col passare del tempo di sviluppare una velocità percettiva del volto molto più rapida rispetto alla tempistica che utilizziamo per riconoscere gli altri oggetti. Quindi questo bisogno fisiologico che maturiamo nel riconoscere un volto da un qualsiasi oggetto, alle volte ci incanala in distorsioni percettive; quest’ultime, ad esempio, ci permettono di confondere una semplice macchia su di un muro con una faccia familiare. Il secondo dominio interessa la percezione uditiva, nel corso della routine quotidiana capita di allarmarsi a causa di suoni o rumori che riteniamo familiari come udire lo squillo di un telefono o una voce che ci chiama, frutto di rumori casuali. Un altro curioso esempio di pareidolia acustica si trova nelle registrazioni che ascoltate al contrario possono accennare messaggi subliminali. Nel corso della storia, ad esempio, vennero criticati dei brani di gruppi molto famosi come i Led Zeppelin e i Beatles, additandoli di avere mascherato messaggi satanici tra le righe nonostante non vi sia alcuna prova concreta a supportare i fatti.
Psicologia e illusione pareidolitica
La pareidolia è un’illusione comune negli esseri umani. A seconda di temperamento, umore, carattere e motivazione può variare; con il termine variare si indica la possibilità di distinguere delle figure rispetto ad altre. La psicologia, grazie a questo quadro d’influenza così eterogeneo, ha strumentalizzato il processo creando un test, in particolare l’ideatore fu lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach. Questa ricerca rientra nella categoria dei “test proiettivi” dove il soggetto è invitato a descrivere del materiale visivo o uditivo in modo tale che il terapeuta possa estrapolare dalle risposte fornite stati inconsci, paure, disturbi dell’umore o depressivi. Nello specifico il test di Rorschach si compone di contenuti visivi , seguendo una determinata procedura: vengono presentate al paziente dieci diverse tavole, dove in ognuna di esse è presente una macchia d’inchiostro che può essere monocromatica o colorata, dalla forma simmetrica. A seconda di ciascuna tavola l’individuo paleserà al terapeuta le figure che riesce a distinguere post esposizione, cercando di fornire anche alcune motivazioni sapendo che non ci sono risposte giuste o sbagliate. Quindi il terapeuta visionando l’atteggiamento, la produttività, gli stati emotivi e l’autostima sottesi allo svolgimento, cerca di carpire i processi di pensiero utilizzati per rispondere, per poi successivamente collegarli ad aspetti generali della personalità del soggetto. Grazie a questa associazione si può indagare la presenza di eventuali disturbi.
Pareidolia e storia
Un’implicazione molto importante e interessante del test di Rorschach, basato sul principio dell’illusione pareidolitica, fu durante il processo di Norimberga. Venne utilizzato per esaminare la personalità e gli eventuali disturbi degli esponenti dell’élite nazista accusati di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, complotto e cospirazione e delitti contro la pace. Il caso più importante riportato e studiato, grazie anche alla presenza di un grande quantitativo di dati storici e biografici presenti a supporto, fu quello di Hermann Göring, il “delfino” di Hitler. Vennero sottoposti all’imputato due protocolli a distanza ravvicinata, quest’ultimo aspetto rese possibile lo studio incrociato delle due serie di responsi potendo così evidenziarne precise peculiarità: vennero chiamate “risposte sentinella”, ovvero delle risposte eccezionali dal punto di vista etimologico del significato, che rompono il soffitto di quiete marcando atteggiamenti psichici individuali e unici della personalità in esame. Un esempio è quello del significato che Göring attribuisce alla pima tavola: nella prima somministrazione il generale tedesco riscontra un pipistrello e un “insetto di giugno”, mentre nella seconda sempre un pipistrello e un “coleottero buffo”. Inizialmente queste due rappresentazioni sembravano beffarde e prive di senso, ma in un secondo momento gli studiosi analizzando una seconda volta i responsi evidenziarono un’associazione latente e non banale. Il sopramenzionato “coleottero buffo”, “insetto di giugno” rappresentava il ben più conosciuto “June bug”: un particolare tipo di coleottero che rovinò molte piantagioni americane compromettendone i raccolti. A questo punto prese anche significato la presenza del pipistrello, che Göring utilizzò inconsciamente come figura di copertura. Dietro l’icona del coleottero gli psicologi ritrovarono quella “aggressività distruttiva” che caratterizzava il regime nazista e in particolare il generale Göring.
Paredolia e arte
Nel corso della storia molti artisti utilizzarono il principio della pareidolia, se pur non conoscendone il nome specifico, per creare giochi d’illusione all’interno delle loro opere. Uno dei pittori più iconici che utilizzò l’illusione pareidolitica fu l’italiano Giuseppe Arcimboldo. Nella sua serie di opere “teste composte” fa il carico di fantasia e, attraverso l’utilizzo di oggetti come fiori, nature morte e animali, riesce a creare volti e profili con sembianze umane che provocano nell’osservatore grande stupore e simpatia grazie al loro stile simile a delle caricature.
Un altro solenne artista che fece uso della pareidolia fu Salvador Dalì, lo ricordiamo per la sua spiccata e forviante creatività che caratterizzava le sue tele, presentandole come un miscuglio di immagini bizzarre, simbolo della corrente surrealista di cui faceva parte. Possiamo ricordare alcune sue opere in cui troviamo l’illusione pareidolitica: “Paranoiac face” (1937), “The Galatea of the Spheres” (1952). Il pittore contemporaneo Oleg Shuplyak (Ucraina) dipinge quasi unicamente opere a stile pareidolitico, riuscendo a intrecciare narrazione e illusione in ogni sua tela, possiamo citarne alcune: “Doppio ritratto di Van Gogh” (in ucraino “Двійний портрет Ван Гога”), “La ragazza che legge Dalì” (in ucraino “Дівчина, що читає Далі”), “L’apparizione del messia” (in ucraino “Явління Месії”). Inoltre non possiamo dimenticare il grande inventore, scienziato e pittore Leonardo da Vinci che si espresse così in merito: “E questo è: se tu riguarderai in alcuni muri imbrattati di varie macchie o pietre di vari misti, se arai a inventionare qualche sito, potrai lì vedere similitudine de’ diversi paesi, ornati di montagnie, fiumi, sassi, albori, pianure, grandi valli e colli in diversi modi; ancora vi potrai vedere diverse battaglie e atti pronti di figure, strane arie di volti e abiti e infinite cose, le quali tu potrai ridurre in integra e bona forma. E interviene in simili muri e misti come del sono di campane, che ne’ loro tocchi vi troverai ogni nome e vocabulo che tu imaginerai”.
Fonte
- The Potato Chip Really Does Look Like Elvis! Neural Hallmarks of Conceptual Processing Associated with Finding Novel Shapes Subjectively Meaningful
PMC - A Rorschach study of Hermann Göring
ResearchGate