La dipendenza affettiva viene considerata una forma di Disturbo da Personalità Dipendente. Essa è a tutti gli effetti una dipendenza, paragonabile alle tossicodipendenze. L’unica differenza sta nell’oggetto di dipendenza: se per i tossicodipendenti sono le sostanze, per gli affettivo-dipendenti è un individuo.
IN BREVE
Indice
DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEL DISTURBO
La dipendenza affettiva rientra, a tutti gli effetti, all’interno del Cluster C dei Disturbi di Personalità descritti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Nello specifico, si tratta di una forma di Disturbo Dipendente della Personalità ( DDP). È una condizione piuttosto diffusa nella società odierna e, per ciò, non da prendere alla leggera. In che cosa consiste il Disturbo Dipendente della Personalità? È assimilabile a una necessità pervasiva ed eccessiva di essere accuditi, che determina comportamenti di sottomissione e di dipendenza; è caratterizzata dal timore della separazione ed è presente in svariati contesti. Il soggetto affetto, tendenzialmente, presenta queste caratteristiche:
- Difficoltà a prendere decisioni quotidiane senza un’eccessiva quantità di consigli e di rassicurazioni da parte di terzi;
- Bisogno che gli altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita;
- Difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per timore di perdere supporto o approvazione ed estrema sensibilità alle critiche;
- Difficoltà a iniziare progetti o fare cose autonomamente principalmente per mancanza di fiducia nelle proprie capacità, non tanto per mancanza di motivazione;
- È in grado di giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto dagli altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli; tendenza a sopportare maltrattamenti, ingiustizie e abusi solo per paura di essere abbandonato;
- Percezione di elevato disagio e di “ sentirsi indifeso” quando è solo a causa della sua incapacità di prendersi cura di se stesso. Da qui deriva la paura irrealistica di essere lasciato solo;
- Al termine di una relazione intima, cerca con urgenza un’altra relazione in cui rifugiarsi come fonte di accudimento e di supporto;
È importante non confondere i soggetti patologici con individui estremamente insicuri: sebbene entrambi i tipi di soggetti condividano alcune caratteristiche comportamentali, la necessità dei primi di avere rassicurazioni, conforto e sostegno da altri è fondamentale per il loro “funzionamento”. Il DDP sembra presentarsi ugualmente in maschi e femmine, con la tendenza a insorgere nella prima età adulta.
DIPENDENZA AFFETTIVA: IN CHE COSA CONSISTE?
È possibile fornire una definizione di dipendenza affettiva? Sebbene non abbia mai trovato un consenso unanime nella comunità scientifica, possiamo definirla come un disturbo dell’attaccamento che coinvolge la sfera emotiva, cognitiva e comportamentale del soggetto affetto. I soggetti che hanno vissuto un attaccamento insicuro tendono a sviluppare maggiormente questa forma patologica di relazione. La sintomatologia del disturbo è assimilabile a quella del Disturbo da Personalità Dipendente; tuttavia, Pia Mellody (1989) ha individuato cinque costrutti per riconoscere la dipendenza affettiva: (1) basso livello di autostima, considerato una delle cause principali; (2) difficoltà a stabilire confini definiti e sani con l’altro, con tendenza a invadere e a farsi invadere; (3) difficoltà nel riconoscere i propri bisogni, chi si è e che cosa si sente; (4) persistenza nel prendersi cura dei bisogni altrui al punto tale da dimenticare e trascurare se stessi e (5) difficoltà nell’esperire ed esprimere la realtà con moderazione, tendendo all’eccesso in ogni manifestazione di sé. La dipendenza affettiva tende a manifestarsi maggiormente nelle relazioni amorose, ma non solo: i sintomi si possono riversare in amicizia, su parenti stretti o sui genitori stessi.
Tra normalità e patologia
Lo studio della dipendenza affettiva nelle relazioni amorose è importante per capirne meglio i meccanismi sottostanti. È importante effettuare una precisazione: la dipendenza in una relazione amorosa non è di per sé patologica e dannosa. È pressoché normale che, nelle prime fasi dell’innamoramento, vi sia un certo grado di dipendenza affettiva e psicologica tra i partner; è altrettanto normale lo scemare di questa dipendenza iniziale man mano che la relazione si stabilizza, lasciando sempre più spazio ad una crescente autonomia e individualità nella coppia. Una certa dipendenza “positiva” può comunque rimanere, ma senza danneggiare i partner, permettendo il mantenimento di una relazione sana. Il problema si presenta nei casi di vera e propria dipendenza affettiva: il soggetto affetto non percepisce il bisogno del distacco dalla “dipendenza iniziale” cercando autonomia e indipendenza ma anzi, cerca di mantenere inalterata e duratura la fusione creatasi nei primi mesi dell’innamoramento. La relazione di coppia viene vissuta come l’unica condizione possibile per la propria esistenza e realizzazione: è attorno all’altro che la vita del soggetto “dipendente” ruota. Le esigenze, le richieste, tutto ciò che riguarda l’esistenza del partner assume un’importanza tale da annullare se stessi, dimenticare i propri bisogni e dedicarsi – letteralmente- “anima e corpo” alla soddisfazione altrui. Questo meccanismo viene messo in atto con l’unico scopo di non essere mai abbandonato e lasciato dal partner e, sebbene sembri che tale condizione apporti appagamento al soggetto “dipendente”, in realtà risulta essere una situazione relazionale altamente negativa e tossica, incorniciata da grande malessere sia psichico che fisico e caratterizzata da assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva. Il soggetto dipendente si sente letteralmente “torturato” dalla propria condizione, ma la considera l’unica possibilità che possiede per poter essere amato e considerato.
PARALLELISMO TRA TOSSICODIPENDENZA E DIPENDENZA AFFETTIVA
L’unica differenza che intercorre tra le due risiede nell’oggetto di dipendenza: nei dipendenti affettivi, la dipendenza ricade su una persona. Quali sono le caratteristiche le accomunano?
- Sperimentazione di estrema euforia: l’affettivo dipendente quando vede il partner, il tossico-dipendente quando sta per far uso della sostanza. In entrambi i casi, si sperimenta sofferenza alla separazione dal soggetto/ oggetto dipendente;
- Desiderio irrefrenabile e pervasivo per il partner (sensazione sperimentata dai tossico-dipendenti nei confronti delle sostanze);
- Tendenza ad aumentare sempre più la vicinanza e il tempo trascorso con il partner (assimilabile all’aumentare progressivo della quantità di sostanza assunta da parte dei tossicodipendenti per aumentare l’effetto desiderato);
- Il fulcro della vita ruota intorno al partner: lavoro, vita sociale, hobbies, passioni.. tutto viene messo da parte solo per assecondare e realizzare i bisogni del compagno(assimilabile all’isolamento e alla perdita di interessi dei tossicodipendenti);
- La fine della relazione porta i dipendenti affettivi a sperimentare vere crisi di astinenza ( paragonabili alle crisi di astinenza provate dai tossicodipendenti) con relativi sintomi, quali insonnia o ipersonnia, depressione, ansia, irritabilità etc;
- Nei casi estremi in cui il partner sia violento fisicamente e/o psicologicamente, i soggetti affettivo-dipendenti intraprendono meccanismi di giustificazione, mascheramento, isolamento con il solo scopo di proteggerlo. Tutto questo perché i soggetti dipendenti non sono in grado di rompere la relazione.
Generalmente, i pazienti affetti da dipendenza affettiva sono coscienti degli effetti altamente nocivi dei loro partner ma, esattamente come i tossicodipendenti, riesce loro quasi impossibile staccarsi da essi. E non è tutto: è stato pure confermato il parallelismo tra “innamoramento” e “tossicodipendenza”. Il famoso detto “l’amore è come una droga”, in fin dei conti, non è così lontano dalla verità. Lo rivelano i ricercatori della Florida State University, il cui studio è stato pubblicato su Nature Neuroscience. Lo studio conferma come alcune molecole del cervello, responsabili della dipendenza da sostanze quali eroina e cocaina, giocano un ruolo fondamentale nei meccanismi chimici sottostanti all’innamoramento. In particolare, sembra essere coinvolto il neurotrasmettitore dopamina, coinvolto nel “circuito di ricompensa”: ogni qualvolta che il soggetto fa esperienza di qualcosa di piacevole e gratificante ( mangiare, attività sessuali, stupefacenti etc) , la dopamina viene rilasciata, attivando alcune zone del cervello collocate nella via mesolimbica, responsabile appunto del meccanismo della ricompensa.
CAUSE E CONSEGUENZE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Le cause sottostanti alla patologia devono essere ricercate nell’infanzia e nel tipo di attaccamento instauratosi tra genitore-bambino: trascuratezza da parte dei caregiver nei confronti del bambino, maltrattamenti, abusi infantili ( child neglet) e sfruttamento emotivo quale parentificazione ( comportamento messo in atto dal genitore in modo più o meno consapevole che vede scambiare il proprio ruolo con quello del figlio, indipendentemente dall’età del bambino: il figlio accudisce il genitore ed esso si fa accudire), alienazione parentale o infantilizzazione (tendenza da parte dei genitori a mettere in atto comportamenti tipici dell’infanzia). Incisive sono anche le forme minori di disattenzione ai bisogni fondamentali del piccolo; tanto quanto una mancata capacità dei genitori di fornire sostegno, amore, sicurezza, senso di autostima ed efficacia al proprio bambino. La conseguenza è che il bambino imparerà a credere di essere meritevole di amore e attenzioni solo nel momento in cui riesce a soddisfare le aspettative e i bisogni dei genitori e, in un futuro, della persona amata. Oltre che ad uno stile parentale “ambivalente” unito ad un attaccamento insicuro, la dipendenza affettiva può insorgere anche a seguito di relazioni amorose durature e abusive. Ed è proprio a causa dell’attaccamento vissuto che entra in gioco il meccanismo: il soggetto dipendente rivede nel partner l’amore, il sostegno, la sicurezza e la considerazione che non ha mai ricevuto da piccolo; vede nel compagno una possibilità di riscatto di dimostrarsi degno di amore, di sostegno e di sicurezza. Ma la paura che il partner possa andarsene e abbandonarlo è ciò che determina l’attaccamento morboso e ossessivo, la vera e propria “dipendenza”: da qui, i comportamenti di pura “devozione” nei confronti del compagno, spesso assillanti e soffocanti, accompagnati da un progressivo annullamento del se. Il soggetto dipendente si ritrova ad essere estremamente protettivo e “controllante” nei confronti del partner, tanto che l’insorgere di una gelosia paranoide è spesso possibile. Al contempo, l’estrema paura di essere abbandonato porta il soggetto dipendente a continue sottomissioni alle richieste del partner, anche se nocive: di conseguenza, il compagno del “dipendente” troverà estrema facilità nel manipolarlo a suo favore. Il fattore della violenza è da prendere in esame: studi dimostrano che i soggetti affetti da dipendenza affettiva presentano un rischio maggiore, rispetto a soggetti sani, sia di sviluppare tendenze violente ( sia fisiche che emotive), sia di diventare loro stessi vittime di abusi e violenze. Inoltre, sono da tenere in considerazioni i fattori biologici in concomitanza alla patologia: essendo una “dipendenza” , il cervello del soggetto subisce le stesse alterazioni che avvengono nei soggetti tossicodipendenti. Negli affettivo-dipendenti vi è una compromissione del meccanismo del rilascio della dopamina che, come detto, regola il “circuito di ricompensa”. Nello specifico di questo caso, il cervello si abitua a rilasciare dopamina in presenza di particolari condizioni, quali la presenza o la vicinanza del partner ( oggetto di dipendenza e di conseguente gratificazione).
LA CO-DIPENDENZA PATOLOGICA
Quando si parla di dipendenza affettiva, bisogna sempre tenere il mente la casistica della “co-dipendenza”. Sebbene la dipendenza affettiva e la co-dipendenza abbiamo moltissime caratteristiche sintomatologiche comuni, esiste un fattore che le differenzia: nella co-dipendenza, la relazione amorosa si basa su un rapporto di reciproca dipendenza, estremamente dannoso per la coppia. Se i soggetti-affettivo dipendenti sono in grado di “scegliere” liberamente il proprio partner, benché la scelta sia propensa nei confronti di individui rifiutanti, freddi, egoisti e poco affettuosi; i soggetti co-dipendenti scelgono un partner che, a sua volta, mostra problemi di dipendenza. Questo tipo di scelta è dettata da una specie di “sindrome della crocerossina” : i co-dipendenti scelgono partner dipendenti in quanto credono che abbiano il bisogno di essere “salvati”, “guariti”. Nel caso la “missione salvataggio” avesse un buon esito, la relazione viene a dissolversi: non essendoci più niente da “risanare”, i soggetti co-dipendenti cercheranno un altro soggetto da “salvare”, data la loro incapacità di stabilire una relazione stabile con soggetti non bisognosi di aiuto. La particolarità del soggetto co-dipendente è la sua tendenza a relazionarsi con soggetti del Cluster B dei Disturbi mentali: si tratta di soggetti affetti da disturbo di personalità narcisistica, disturbo della personalità borderline o disturbo della personalità antisociale. I rapporto di co-dipendenza patologica si tratta di un rapporto di collusione tra un soggetto che mostra un bisogno di estrema dipendenza, e un altro che ha un bisogno patologico di dominare, manipolare, sottomettere ed esercitare il suo controllo e dominio ( da non dimenticare, comunque, la potente fragilità sottostante a entrambe le personalità). È importante sottolineare come sia la dipendenza affettiva sia la co-dipendenza possano essere “apprese e tramandate”: le esperienze di attaccamento tendono a tramandarsi di generazione in generazione attraverso lo stile genitoriale, con una conseguente trasmissione delle stesse modalità comportamentali, stesse lacune e stesse ferite.
COME USCIRNE? TERAPIE E TRATTAMENTI PER LA DIPENDENZA AFFETTIVA
Il primo passo per uscirne consiste nella consapevolezza, nell’accettazione e nella voglia di cambiamento. Capita che molti soggetti affetti neghino la patologia, considerata altamente svilente e vergognosa. Per come ogni altro tipo di dipendenza, il trattamento della dipendenza affettiva richiede un tempo prolungato. A seconda della gravità del quadro clinico, la dipendenza può essere affrontata in modo più efficace unendo diversi approcci terapeutici ( per esempio, la psicoterapia con la farmacologia etc). Ma quali risultano essere i trattamenti più efficaci?
- Psicoterapia psicodinamica: l’efficacia di questa terapia risiede nell’approccio psicoanalitico. Lo scopo della terapia è quello di indagare a fondo nelle radici della patologia, ovvero nel periodo infantile. Lo psicoterapeuta affronta, insieme al paziente, un percorso di analisi delle cause delle dipendenze che lo attanagliano, partendo dalla comprensione, dall’ascolto e dalla rielaborazione dei traumi vissuti in età infantile, con l’obiettivo di modificare la cognizione e i comportamenti del paziente nel presente. Una buona relazione tra paziente e terapeuta risulta essere l’elemento fondamentale, anche se il rischio che si sviluppi una relazione di dipendenza nei confronti del terapeuta stesso è da tenere in considerazione;
- Psicoterapie di gruppo: il confronto e la percezioni di “non essere soli”, aiuta i pazienti ad una maggiore apertura e voglia di cambiamento. La psicoterapia è mirata a sia a comprendere le cause del disturbo, sia ad insegnare ai pazienti a creare relazioni sane con altri individui;
- Terapia cognitivo-comportamentale: andando a ripercorrere la storia del paziente, lo scopo è quello di individuare gli eventi scatenanti del disturbo ed i pensieri negativi rivolti sia a loro stessi che nei confronti del partner. Fondamentale risulta essere la consapevolezza da parte del paziente delle proprie emozioni, dei propri stati mentali e comportamenti al fine di permettergli di riconoscere i meccanismi sottostanti al disturbo: questo gli permetterà di capire come gestire eventuali ricadute. Questo tipo di terapia si concentra sull’elaborazione e gestione delle emozioni legate alla paura del rifiuto, dell’abbandono e della solitudine, aiutando il paziente a comprendere le sue reali esigenze e bisogni, attraverso la ricostruzione di un senso del Sé integro e sano. L’acquisizione di un’autonomia affettiva rappresenta un grande passo verso la guarigione.
- La terapia farmacologica è spesso utilizzata come “ultima risorsa” in quanto non porta a nessun cambiamento significativo nella vita del soggetto. I medicinali prescritti tendono ad essere ansiolitici e anti-depressivi, con lo scopo di ristabilire sia il normale funzionamento della trasmissione neuro-trasmettitoriale, sia di ridurre sintomi ansioso e/o depressivi in seguito, per esempio, alla rottura della relazione. La prescrizione di farmaci deve essere presa con serietà e cautela in quanto possono portare il soggetto a esserne dipendente.
Fonte
- Affective Dependence and Aggression: An Exploratory Study
NCBI - Neurochemistry of Love: Can Romantic Love Truly be Addictive?
Journal of Psychiatry - Dipendenze affettive
Dipendenze Affettive