Hikikomori, cos’è? Il termine -di origine giapponese- ha significato letterale di “stare in disparte” e si riferisce a tutti quei soggetti che si isolano volontariamente dalla società e dalla realtà, senza aver alcun tipo di contatto con il mondo esterno.
IN BREVE
Indice
HIKIKOMORI: ORIGINE E SIGNIFICATO?
Hikikomori, cos’è? Il termine, di origine giapponese, ha significato letterale di “stare in disparte“, “isolarsi” (dalle parole “hiku”, ovvero tirare e “komoru”, ritirarsi) e viene utilizzato per riferirsi a quei soggetti che si ritirano volontariamente dalla vita sociale, scegliendo una vita di isolamento e confinamento. L’isolamento avviene all’interno delle quattro mura della propria casa (o, in casi peggiori, nella propria stanza da letto), senza aver alcun contatto diretto con la realtà esterna, spesso neanche con i propri genitori. Il termine hikikomori viene utilizzato per descrivere sia il fenomeno, sia il soggetto che soffre. Il fenomeno colpisce maggiormente i giovani ragazzi di sesso maschile tra i 14 e i 30 anni (spesso primogeniti), con tendenza maggiore nelle famiglie di ceto sociale medio-alto. Sembrano essere meno colpite le ragazze, anche se la probabilità che il numero effettivo e reale delle giovani donne colpite sia, in realtà, superiore a quanto riferito dai sondaggi. Come si può evincere dall’origine del nome del fenomeno, questo “stare in disparte, isolarsi” ha origine in Giappone intorno agli anni ’90: al tempo, lo spargersi sempre più progressivo di adolescenti hikikomori, unito all’adesione a tale fenomeno da parte di molti adulti (35-40 anni), scaturì l’immediata attenzione degli psichiatri. Oggigiorno in Giappone si registrano circa 500.000 casi accertati, ma, secondo gli esperti del settore, il numero reale si aggira intorno al milione ( poco meno dell’1% della popolazione nipponica). L’hikikomori è molto spesso rappresentato all’interno della letteratura giapponese, specialmente all’interno degli anime e dei manga: tende a ricoprirne il ruolo di protagonista, spesso dipinto come un eroe. Viene frequentemente visto come lo stereotipo dei cartoni giapponesi. Un esempio eclatante è rappresentato dal manga Welcome to the NHK di Tatsuhiko Takimoto, classaficatosi lui stesso hikikomori.
HIKIKOMORI, COS’È? CAUSE DEL FENOMENO NEL MONDO
Lo sviluppo del fenomeno in Giappone sembra essere strettamente collegato alle caratteristiche intrinseche della società giapponese, oltre che a una predisposizione individuale a tale fenomeno. La società giapponese risulta essere una realtà estremamente competitiva che dona molta importanza all’autorealizzazione e al successo. È una società assai rigida nella stratificazione sociale, con un forte senso dell’onore e con un severo senso del lavoro: l’opportunità, da parte dei giovani nipponici, di affermarsi in un ambiente lavorativo rappresenta una delle poche possibilità di soddisfare le aspettative imposte dalla società; inoltre, il non soddisfare le aspettative sociali viene percepito come un totale fallimento personale. A causa della forte pressione da parte del paese all’omologazione e al conformismo (quest’ultima, una delle caratteristiche predominanti della cultura nipponica) non è di difficile intuizione il motivo per cui così tanti giovani e adulti si ritirano e si confinano all’interno di quattro mura: rappresenta per loro l’unica possibilità di combattere il conformismo, di lottare contro una società di “obblighi” di cui loro non sentono di farne parte. Rappresenta la loro unica modalità di esprimere la loro diversità, di sfuggire alla pressione sociale, di scappare da una società tanto esigente quanto “intrappolante”. Per queste motivazioni, si è creduto per molto tempo che il fenomeno degli hikikomori fosse confinato nei paesi dall’impronta culturale collettivista ( quali, Paesi Orientali), ma si è rivelato non essere così. In Occidente sono stati rivelati moltissimi casi di fenomeni associabili agli hikikomori. A questo punto, la domanda sorge spontanea: il fenomeno hikikomori, cos’è? Cosa detta l’insorgenza del fenomeno in paesi dall’impronta culturale individualista come i Paesi Occidentali? Sebbene la pressione sociale in Europa sia totalmente diversa rispetto a quella in Giappone, studi rivelano che il fenomeno tende a svilupparsi maggiormente in zone urbane, con una maggiore incidenza in paesi con rapidi cambiamenti socioculturali; sembra essere un disagio sociale presente in tutti i paesi capitalisti più economicamente sviluppati del mondo. Le cause possono essere diverse:
- Caratteriali: il fenomeno sembra colpire maggiormente i soggetti più introversi e sensibili, individui che presentano già difficoltà a creare legami sociali e ad affrontare con efficacia le avversità della vita;
- Familiari: l’eccessivo attaccamento con la madre ( tipico sia della cultura italiana che nipponica) unito ad un’assenza emotiva del padre, contribuiscono all’insorgere del fenomeno;
- Scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei segnali d’allarme degli hikikomori. Il bullismo risulta essere anche una delle cause principali dell’isolamento;
- Sociali: i soggetti hikikomori soffrono particolarmente la pressione sociale dell’autorealizzazione e del successo personale, caratteristiche presenti anche nel mondo occidentale.
Per quanto riguarda gli hikikomori italiani? Le ultime stime parlano di circa 100 mila casi di hikikomori in Italia, un numero che è destinato a crescere se non inquadrato a livello clinico e sociale il prima possibile. Fortunatamente, l’attenzione dei confronti del fenomeno nel nostro paese sta aumentando. Per ulteriori informazioni, approfondimenti e testimonianze dirette di soggetti hikikomori italiani, consiglio al lettore di passare a visitare il canale youtube ufficiale dell’Associazione Nazionale Hikikomori Italia.
Hikikomori: cosa non lo è?
Grazie alla crescente attenzione nei confronti del fenomeno, è di particolare importanza non essere vittime della disinformazione: per comprendere a pieno il fenomeno, è importante capire cosa non lo è. Innanzitutto, l’hikikomori non è dipendenza da internet. Molto spesso, i giovani rinchiusi in casa passano la maggior parte del tempo a navigare sul web. L’utilizzo di internet non è da considerarsi come la causa dell’isolamento, ma come una possibile conseguenza; una conseguenza che può essere considerata positiva, visto che dona la possibilità ai soggetti confinati di entrare ancora in contatto con il mondo esterno e avere, anche se virtuali, possibili scambi interpersonali. Un secondo aspetto da tenere in considerazione è che l’isolamento non è causato da depressione, ma essa ne diventa una conseguenza. È importante sottolineare che il Ministero della Salute Giapponese non classifica l’hikikomori come una malattia (a differenza della depressione): è di conseguenza scorretto riferirsi al fenomeno come “sindrome” in senso medico. Il fenomeno dell’hikikomori non è una patologia, ma può generare malattie. Un terzo aspetto importante è che il fenomeno dell’hikikomori non è una fobia sociale, ne è riconducibile ad alcun tipo di disturbo d’ansia. Il fenomeno hikikomori cos’è, quindi? Possiamo definire l’hikikomori come una pulsione all’isolamento, dettata dalle eccessive pressioni sociali tipiche delle società capitaliste più economicamente avanzate.
SINTOMATOLOGIA DEL FENOMENO
Il Governo Giapponese, data la rilevanza sociale del fenomeno, ha individuato alcuni criteri diagnostici specifici per gli hikikomori:
- Hikikomori non è una sindrome, in quanto non categorizzabile come “malattia” o “disturbo”;
- Ritiro completo dalla società per un periodo di almeno ( e non inferiore) ai 6 mesi;
- Presenza di un rifiuto scolastico o lavorativo;
- Al momento di insorgenza del fenomeno, non sono state rilevate e diagnosticate patologie quali schizofrenia, ritardo mentale o altre patologie psichiatriche rilevanti;
- Tra i soggetti che si ritirano dal lavoro o dalla scuola, sono esclusi quelli che continuano a mantenere delle relazioni sociali.
Tamaki Saito, psichiatra che per primo coniò il termine “hikikomori”, descrive i sintomi del fenomeno, tra cui: ritiro sociale, fobia scolare e ritiro scolastico, manie di persecuzione, sintomi ossessivi-compulsivi, comportamento regressivo, evitamento sociale, apatia, umore depresso, pensieri di morte e tentato suicidio, inversione del ritmo circadiano di sonno- veglia (spesso dormono di giorno e vivono di notte), comportamenti violenti nei confronti della famiglia (spesso la madre), antropofobia (sintomo che compare secondariamente al ritiro sociale, ma che comporta una paura per gli altri esseri umani), automisofobia (consiste nella paura di sporcarsi, tipica della prima fase di hikikomori) e agorafobia. Il ritiro sociale rappresenta il sintomo cardine, con conseguenze anche gravi: il soggetto può arrivare a non uscire dalla propria stanza per mesi o anni. Nei casi peggiori, l’hikikomori arriva a non uscire dalla stanza ne per lavarsi, ne per mangiare (la famiglia lascia il pasto fuori dalla porta della camera). L’Associazione Nazionale Hikikomori Italia individua i primi tre stadi che il soggetto hikikomori affronta man mano nel suo progressivo isolamento. È bene precisare che l’hikikomori non è processo statico, ma dinamico: il passaggio da una fase all’altra non è così strettamente definito e equilibrato, tanto meno uguale per tutti gli individui. Gli stadi individuati sono:
- Primo stadio: è caratterizzato dalle prime pulsioni di rifiuto sociale, senza che l’individuo ne sia propriamente conscio. Il precoce hikikomori inizia lentamente a sentirsi a disagio a relazionarsi con altre persone, iniziando a preferire relazioni virtuali. In questa fase, il soggetto cerca ancora di combattere tali pulsioni, continuando a mantenere sia attività sociali che relazioni. È qui che inizia lentamente a invertirsi il ritmo circadiano e il progressivo abbandono di tutte le attività extracurriculari, preferendo sempre di più attività solitarie;
- Secondo stadio: è in questa fase che l’hikikomori inizia a realizzare a livello cosciente che la sua repulsione per la vita sociale e la realtà esterna è dettata da alcune dinamiche sociali, a lui non gradite. I comportamenti della prima fase si intensificano: si evitano le uscite con gli amici, si abbandona la scuola, si passa la totalità della giornata nella camera da letto dedicandosi completamente ad attività solitarie. I contatti sociali sono limitati a quelli virtuali. Iniziano anche i primi scontri con la famiglia;
- Terzo stadio: è la fase conclusiva. L’hikikomori si lascia sopraffare completamente dalla pulsione all’isolamento, allontanandosi da ogni tipo di relazione sociale (amici virtuali e genitori compresi). L’hikikomori è abissato nel confinamento, esponendosi esponenzialmente al pericolo di sviluppare patologie (spesso depressive e paranoidi).
Hikikomori, cos’è? Varie tipologie
Maїa Fansten, sociologa francese e autrice del libro “Hikikomori, ces adolescents en retrait”, ha proposto una prima classificazione delle diverse tipologie di hikikomori, partendo dal presupposto che le motivazioni che possono condurre all’isolamento sono molteplici, di varia natura e non immediatamente intuibili.
- Ritiro alternativo: definito da Fansten come “ corrispondente ad un’altra maniera di affrontare l’adolescenza”. È caratterizzato da un sentimento di malessere causato dal frequentare altri adolescenti e dal bisogno di crearsi un’identità a riparo dagli altri coetanei. La frequentazione degli altri viene percepita come minacciosa per la propria crescita personale.
- Ritiro reazionale: definito dalla sociologa come “una reazione sintomatica a contesti ricchi di forti difficoltà familiari”. Spesso soggetti con problemi economici familiari o vittime di violenza e maltrattamenti. Il ritiro viene visto come metodo difensivo dalle minacce della realtà esterna.
- Ritiro a “crisalide”: definita come “un ritiro di fronte all’impossibilità di essere un individuo adulto e autonomo”. L’hikikomori fugge dalle responsabilità che concorrono all’essere adulti. Non crede di avere le abilità e le competenze per affrontarle. Chiudendosi all’interno della propria stanza, è come se l’hikikomori volesse congelare il tempo.
Queste tipologie di hikikomori non sono da considerare come “compartimenti stagni”. È probabile che vi siano tutte e tre le motivazioni per far si che un soggetto si isoli, come è altrettanto possibile che vi sia una motivazione predominante rispetto alle altre che spinge al confinamento.
HIKIKOMORI, COS’È? UN’ANALISI PSICHIATRICA
Benché il Ministero della Salute Giapponese non ritenga l’hikikomori una malattia, alcuni professionisti della salute mentale hanno cercato di classificare l’hikikomori sulla base di categorie diagnostiche accettate. Uno studio prospettico relativamente ampio di tre mesi condotto da psichiatri infantili giapponesi ha esaminato 463 casi di giovani con età inferiore ai 21 anni con una storia attuale o passata di hikikomori. Secondo i criteri del DSM-IV-TR, le diagnosi che affiorarono primariamente furono: disturbo pervasivo dello sviluppo (gruppo di disturbi che comprendono la Sindrome di Asperger e l’autismo, 31%), disturbo d’ansia generalizzata (10%), disturbo distimico della personalità (10%), disturbo dell’adattamento (9%), disturbo ossessivo-compulsivo (9%) e schizofrenia (9%). (Watabe, Saito, 2008). Alcuni psichiatri credono che la formazione degli hikikomori possa dipendere da disturbi che colpiscono l’integrazione sociale. Sempre in riferimento agli hikikomori e la correlazione con disturbi psichiatrici, oggigiorno molti autori pongono l’accento sulla distinzione tra hikikomori primario e hikikomori secondario: il primo tipo consiste nell’assenza di comorbidità con altri disturbi psichiatrici ( il suo insorgere non è dettato da disturbi mentali precedenti). Nella forma secondaria, sarebbero i disturbi mentali di varia natura a generare l’hikikomori, quali disturbo affettivo, disturbo d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo pervasivo dello sviluppo e disturbi di personalità. Nonostante i risultati ottenuti fino ad oggi, studi e ricerche ulteriori sono necessarie al fine di comprendere al meglio la complessa struttura determinante il fenomeno degli hikikomori.
COME AIUTARE UN HIKIKOMORI? SUPPORTO E TERAPIE
Va detto che molti hikikomori non riconoscono il reale problema che stanno vivendo, ne sono disposti a uscirne. Questo atteggiamento di rifiuto, oltre ad essere controproducente, incrementa ulteriormente lotte e conflitti in famiglia, andando a incrinare maggiormente il già fragile rapporto tra genitori e figlio hikikomori. Il problema principale si basa sul fatto che gli hikikomori sottostimano enormemente l’impatto che il loro stile di vita avrà sul loro futuro: credono di “stare bene” e di non necessitare di alcun tipo di aiuto. Solitamente, sono i genitori a chiedere aiuto e sostegno, non riuscendo più a sostenere il peso della situazione. Secondo l’Associazione Nazionale Hikikomori Italia, vi sono alcuni punti fondamentali utili per chi vuole aiutare l’hikikomori a uscire dalla voragine della solitudine:
- Aiutare il soggetto a trovare la propria strada nella vita, anche se ciò comporta l’andare contro ciò che l’aiutante ritiene giusto. È importante non imporre al soggetto la propria visione di ciò che è giusto o sbagliato, ma semplicemente accompagnarlo nelle scelte più giuste per lui;
- Riconoscere che l’aiuto che si può dare, ha dei limiti e che ognuno è padrone della propria vita. È importante ricordare come il sostegno dato abbia dei limiti e come non si possa agire e pensare per conto della persona che si vuole aiutare;
- Avere pazienza e condurre una vita il più normale possibile: far percepire al soggetto hikikomori l’ansia, la frustrazione e il panico dovuti dalla situazione, può condurre il soggetto a rinchiudersi e isolarsi ancora di più.
Per quanto riguarda le terapie? La cura dell’hikikomori è ancora lontana dall’essere definita, sebbene siano state provate varie psicoterapie. Sicuramente, il primo passo prevede degli interventi di tipo domiciliare, per cui il clinico ( psichiatra o psicoterapeuta) si reca all’abitazione del soggetto, con l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia basato sul dialogo. Lo scopo finale è di attirare l’hikikomori fuori dalla stanza e a vivere realmente. Essendo assimilabile, per molti versi, ad una condizione psichiatrica, molto spesso è utile combinare una psicoterapia con trattamenti farmacologici ( quali uso di antidepressivi, sebbene sia stata comprovata la loro scarsa efficacia). Molto utilizzata è la terapia cognitivo-comportamentale, la quale si pone come obiettivo il trattamento del senso dell’inadeguatezza e della bassa autostima. Molti studi devono ancora essere condotti sul fenomeno sociale degli hikikomori. Si è ben lontani da una comprensione profonda del fenomeno e di tutte le sfumature a lui associate ma, fino ad ulteriori aggiornamenti e ricerche, ecco il fenomeno hikikomori cos’è.
Fonte
- The phenomenon of “hikikomori” (social withdrawal)and the socio-cultural situation in Japan today
Journal of Psychopathology - Associazione Nazionale Hikikomori Italia
Associazione Nazionale Hikikomori Italia - Hikikomori, A Japanese Culture-Bound Syndrome of Social Withdrawal? A Proposal for DSM-V
NCBI