Tra le questioni riguardo la definizione e l’origine della coscienza vi sono anche dubbi circa la coscienza animale. Gli animali possiedono capacità senzienti come noi esseri umani?
IN BREVE
Indice
COS’È LA COSCIENZA?
La coscienza, secondo un approccio psicologico, è la capacità di individuare le relazioni tra sé e l’ambiente circostante. La coscienza è una qualità della mente che include la soggettività, l’autoconsapevolezza, la conoscenza. Nel pensiero comune per coscienza si intende la consapevolezza dell’ambiente esterno e la facoltà di interagire con esso. L’incoscienza si definisce quindi come lo stato mentale nel quale la coscienza è assente. Non è possibile definire e individuare un concetto unitario di coscienza, ci sono diverse scuole di pensiero e religioni che ne hanno dato una propria definizione. Secondo alcune ideologie la coscienza non si estingue dopo la morte ed è presente anche prima della nascita. Molte religioni e culture pensano che la coscienza viva in un’anima separata dal corpo, tale pensiero è in contrasto con molti scienziati e filosofi che considerano la coscienza qualcosa di inseparabile dalle funzioni del sistema nervoso. Le questioni sull’origine e la definizione della coscienza sono da anni al centro di dibattiti etici. Le domande e i dubbi principali riguardano la possibile esistenza di una coscienza negli animali e in quale momento dello sviluppo fetale inizia la coscienza.
Nella sua forma più semplice la coscienza può essere definita come la capacità di generare uno scenario mentale nel quale diverse informazioni sono integrate ai fini di generare un comportamento direzionato (coscienza primaria). Le capacità cognitive assimilabili alla coscienza primaria sono definite capacità senzienti. In base a questo tipo di approccio, le emozioni quali dolore, paura, fame, sete, piacere, sono incluse tra le esperienze coscienti che giocano un ruolo importante nel determinare alcuni tipi di comportamento. Molte ricerche hanno dimostrato che i vertebrati non umani posseggono capacità cognitive ed emotive coscienti, almeno al minimo livello senziente (coscienza primaria). Dal punto di vista scientifico anche il concetto di coscienza umana è il problema biologico più complesso da affrontare e da dimostrare, come può l’attività cerebrale dare origine nell’uomo al pensiero e alle emozioni coscienti o anche a sensazioni come dolore, piacere, o fame? Ciò rende molto difficile dimostrare l’eventuale presenza di queste capacità in animali dotati di un sistema nervoso meno sviluppato di quello umano.
LA COSCIENZA NEL MONDO ANIMALE
Nel 1986 l’etologo Konrad Lorenz dichiarò: “Sono pienamente convinto che gli animali hanno una coscienza. L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva, ma è troppo presuntuoso. Il fatto che gli animali abbiano una coscienza solleva dei problemi. Forse l’uomo ha paura, perché riconoscendo una vita interiore agli animali sarebbe costretto a inorridire per il modo in cui li tratta”. Gli etologi hanno studiato attentamente molte specie animali dimostrando che hanno una complessa vita sociale ed emotiva. Si è iniziato a pensare che gli animali hanno coscienza, che siano esseri senzienti e che siano consci dell’ambiente che li circonda e di sé come individui.
La coscienza di sé e dell’ambiente circostante
Test scientifici hanno rivelato l’esistenza della coscienza di sé nel mondo animale. Il test noto come test dello specchio (o mark test), fu sviluppato nel 1970 dallo psicologo Gordon Gallup. Lo scopo del test è capire se l’animale associa l’immagine riflessa nello specchio con la propria immagine. Inizialmente l’animale viene posto in un ambiente con lo specchio girato; quando lo specchio verrà poi girato verso l’animale lo si lascia prendere confidenza con il nuovo oggetto. Il test prevede di marchiare gli animali con un segno sul proprio corpo che riescono a vedere solo guardandosi allo specchio. Lo scopo del test è dimostrare che l’animale riconosce la propria immagine riflessa e soprattutto ha coscienza di essere un individuo diverso dagli altri.
Questo tipo di test non è facile da applicare a tutti gli animali, le diverse strutture anatomiche non permettono agli animali di avere la stessa manualità. Per animali senza mani, quindi, potrebbero essere significativi i movimenti della testa, l’atto di pulirsi con le zampe, il tentativo di strisciare la parte del corpo marcata contro oggetti dell’ambiente circostante. Gli animali che hanno superato il test dello specchio includono: tutte le scimmie antropoidi (gli esseri umani a partire dall’età di circa 18 mesi, bonobo, scimpanzé, orangutan, gorilla), tursiopi, orche, elefanti, gazza europea, cavallo, delfino. Recentemente tra gli animali che hanno la capacità di riconoscersi allo specchio è stato aggiunto un pesce tropicale, Labroides dimidiatus, meglio noto come pesce pulitore. Per sopravvivere, infatti, questo piccolo pesce pulisce altri pesci: mangia parassiti e tessuti morti.
Le emozioni
Mark Bekoff, docente di ecologia alla University of Colorado (Usa), in un articolo afferma che le emozioni animali esistono, e si sono evolute per essere un “collante sociale”.“Alcuni animali potrebbero avere il senso dell’umorismo o quello della meraviglia”. Un gruppo di studiosi dell’Università di Pisa ha condotto una ricerca sul comportamento degli animali dal quale ha dimostrato che gli animali sono in grado di provare emozioni e condividerle con noi umani. Proprio come noi, i cani sono in grado di subire il contagio emotivo dalla mimica facciale di un loro simile. La capacità di leggere le emozioni altrui attraverso il linguaggio del corpo fa parte di quei comportamenti che vengono definiti come empatici.
Gli scienziati hanno visto scimmie che non abbandonano il corpo dei figli morti, delfini e lontre che giocano per ore, elefanti e uccelli che provano dispiacere, pecore che riconoscono i volti umani. Ci sono prove anche sull’intelligenza e l’esistenza di uno spirito creativo per risolvere situazioni difficili: le cornacchie posizionano le noci sulle strade e aspettano che le automobili le schiaccino per aprirle, i corvi sono in grado di produrre strumenti, gli scimpanzé riescono a comunicare con gli uomini, gli elefanti collaborano tra di loro. I delfini provano piacere nell’atto sessuale anche da soli e riescono a divertirsi con giochi e piccoli pesci. Una ricerca ha dimostrato che i maiali provano emozioni e sono soggetti a depressione se non hanno modo di giocare e interagire con i propri simili. Un maiale isolato privo di stimoli mentali e fisici può ammalarsi, proprio come noi esseri umani. In ragione di questi studi in Germania gli allevatori sono stati invitati a dare giocattoli ai loro maiali per evitare che siano privi di stimoli e litighino tra di loro.
DICHIARAZIONE DI CAMBRIDGE SULLA COSCIENZA
Dopo anni di dubbi e domande circa la questione “Gli animali hanno coscienza?”, il 7 Luglio 2012 autorevoli scienziati internazionali (ricercatori cognitivi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali) hanno sottoscritto un atto ufficiale, la “Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza” nella quale confermano che “gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani”. Tale proclamazione è stata importante per limitare l’abuso e lo sfruttamento degli animali. L’uomo a livello cerebrale ha tre centri indipendenti: centro intellettivo, motore-istintivo ed emozionale. La coscienza indica lo stato di sintonia tra i tre centri che permette la consapevolezza di sé, delle proprie azioni e dei rapporti con l’ambiente esterno con cui interagisce. Queste facoltà non sono doti esclusive dell’uomo. Un aspetto molto interessante rilevato dagli studiosi è che la coscienza emerge anche negli animali che sono molto differenti dagli umani, compresi quelli che si sono sviluppati su linee evolutive differenti, come uccelli, insetti, e cefalopodi. Ciò ha dimostrato che l’assenza di neocorteccia cerebrale non impedisce ad un essere vivente di provare stati affettivi; riguardo a ciò gli studiosi scrivono:“Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali”. La dichiarazione di Cambridge sulla coscienza formula i seguenti punti: (a)Il campo della ricerca sulla coscienza è in rapida evoluzione. Sono state sviluppate nuove tecniche e strategie di ricerca sugli animali umani e non-umani. Di conseguenza, si sta rendendo sempre più facilmente disponibile una maggiore quantità di dati, e ciò richiede una rivalutazione periodica dei preconcetti precedentemente detenuti in questo settore. Studi di animali non-umani hanno dimostrato che omologhi circuiti cerebrali correlati all’esperienza cosciente e alla percezione possono essere selettivamente facilitati e interrotti per valutare se sono in realtà necessari a tali esperienze. Inoltre, negli esseri umani, sono facilmente disponibili nuove tecniche non invasive per rilevare i termini di correlazione della coscienza;
(b) I substrati neurali delle emozioni sembrano non essere limitati alle strutture corticali. In realtà, le reti neurali subcorticali stimolate durante gli stati affettivi negli esseri umani sono di cruciale importanza per la generazione di comportamenti emotivi anche negli animali. La stimolazione artificiale delle stesse regioni cerebrali genera un comportamento corrispondente e stati emotivi sia negli umani sia negli animali non-umani. Si è notato che, ovunque nel cervello di animali non-umani si evochino comportamenti emotivi istintivi, molti dei comportamenti che ne derivano sono coerenti con stati emotivi sperimentati, compresi gli stati interni del premiare e del punire. Una stimolazione cerebrale profonda di questi sistemi negli umani può generare stati affettivi simili. I sistemi connessi con l’affetto sono concentrati nelle regioni subcorticali dove abbondano omologie neurali. I giovani animali umani e non umani senza neocorteccia conservano queste funzioni. Inoltre, i circuiti neurali che sostengono gli stati comportamentali/elettrofisiologici dell’attenzione, del sonno e del processo decisionale sembrano essere comparsi nella fase iniziale dell’evoluzione così come la radiazione degli invertebrati, evidente negli insetti e nei molluschi cefalopodi (ad esempio, il polpo);
(c) Gli uccelli sembrano offrire, nel loro comportamento, nella loro neurofisiologia e nella loro neuroanatomia, un caso eclatante di evoluzione parallela della coscienza. La prova dei livelli di coscienza analoghi a quelli umani è stata osservata in modo più evidente nei pappagalli africani grigi. Reti emotive mammifere e aviarie e microcircuiti cognitivi sembrano essere di gran lunga più omologhi di quanto si pensasse in precedenza. Inoltre, si è scoperto che alcune specie di uccelli mostrano modelli neurali del sonno simili a quelli dei mammiferi, incluso il sonno REM e, come dimostrato nel diamante mandarino, sono presenti modelli neurofisiologici che precedentemente si pensava richiedessero una neocorteccia mammifera. In particolare le gazze hanno dimostrato presentare eclatanti analogie con umani, grandi scimmie, delfini e elefanti in studi di auto-riconoscimento allo specchio.
(d) Negli esseri umani, l’effetto di certi allucinogeni sembra essere associato ad una interruzione del processo corticale di tipo feedforward e feedback. Interventi farmacologici in animali non-umani con preparati noti per influenzare il comportamento cosciente negli esseri umani possono portare a turbamenti nel comportamento simili negli animali non-umani. Negli esseri umani, ci sono prove che indicano che la coscienza è correlata all’attività corticale, che tuttavia non esclude un possibile contributo del processo di elaborazione subcorticale o pre-corticale, come nella consapevolezza visiva. La dimostrazione che le emozioni negli uomini e negli animali derivano da reti cerebrali subcorticali omologhe fornisce la prova convincente e irrefutabile della condivisione a livello evolutivo delle emozioni e degli affetti primari.
Fonte
- The Cambridge Declaration on Consciousness
FCMconference