L’ippoterapia costituisce l’insieme di quelle tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare la salute di un soggetto umano. Le patologie che l’ippoterapia aiuta a contrastare sono varie, alcune a carattere più prettamente psicologico, altre a carattere più fisico e motorio.
IN BREVE
Indice
IPPOTERAPIA: DI COSA SI TRATTA?
L’ippoterapia, più precisamente denominata Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è l’insieme di tutte le tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. L’ippoterapia, quindi, costituisce una branca specializzata della pet therapy. Quest’ultima, più raramente nota come zooterapia, riunisce tutte quelle pratiche che fanno parte di una co-terapia che si affianca alle terapie tradizionali, ai trattamenti ed agli interventi socio-sanitari, senza costituire una terapia a sé ma di estremo supporto alla medicina classica per la cura, o almeno l’alleviamento dei sintomi, in caso di patologie di tipo diverso.

STORIA DELLA NASCITA DELL’IPPOTERAPIA
Sembra che l’ippoterapia risalga alla Grecia antica. Ippocrate di Coo, il padre della medicina e autore dell’omonimo e celeberrimo giuramento medico, descrive questa pratica già nel 400 a. C. consigliando le attività equestri come metodo efficacie in caso di ansia e insonnia. Dalla seconda metà del 1900, il cavallo comincia ad essere utilizzato in diversi paesi europei per la riabilitazione in bambini e adulti con deficit motori. Fra i primi paesi che scoprirono questa tecnica vi furono l’Inghilterra, la Francia e i paesi scandinavi. In Italia questo tipo di pratica medica non tradizionale fu resa ufficialmente riconosciuta nel corso degli anni ’70, con la denominazione di Terapia Assistita con il Cavallo. A introdurre l’ippoterapia nel nostro paese è stato un medico e psicologo francese, Daniela Nicolas-Citterio, anche attraverso l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (a.n.i.r.e.) nata nel 1977 a seguito di un incontro avvenuto l’anno precedente fra il chirurgo pediatra dottor Luciano Cucchi, il proprietario signor Capponi della Cascina Robbiolo di Buccinasco, la famiglia Dossena, il Lions Club di Corsico e la stessa dottoressa Citterio.

PET THERAPY E INTERVENTI ASSISTITI CON GLI ANIMALI
L’ippoterapia, pur riferendosi ad un ambito più specifico, spesso fa riferimento a tutte quelle forme di pet therapy che utilizzano il cavallo. La moltitudine di queste attività viene definita come Attività e Terapie Assistite con il Cavallo, dall’inglese Equine-Assisted Activities and Therapy (EAAT). Nonostante la categorizzazione di queste attività non sia ancora ben definita e possa variare secondo l’opinione di testi e specialisti, così come in base alle esigenze del soggetto stesso che può mostrare limiti psicofisici multipli, gli interventi assistiti con gli animali che caratterizzano l’ippoterapia si dividono in tre categorie principali:
- Attività Assistite con gli Animali (AAA), costituite da interventi di tipo educativo-ricreativo con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone;
- Terapie Assistite con gli Animali (TAA), costituite da interventi con obiettivi specifici e predefiniti;
- Educazione Assistita con gli Animali (EAA).
Nel caso delle Attività Assistite con gli Animali, gli interventi possono essere svolti in ambiti di vario tipo e prevedono la partecipazione di un operatore oltre al conduttore con il proprio animale. Queste attività possono essere individuali o di gruppo e gli obiettivi sono di carattere generale. Le Terapie Assistite con gli Animali si svolgono sempre in presenza di un professionista con esperienza specifica nel campo, come fisioterapisti o educatori. L’obiettivo primario è quello di favorire il miglioramento delle capacità fisiche, sociali, emotive e cognitive del soggetto per cui gli incontri vengono solitamente effettuati individualmente o in gruppi ristretti. Gli interventi, inoltre, vengono documentati e valutati. L’Educazione Assistita con gli Animali, così come le terapie TAA, si compone di interventi con obiettivi specifici predefiniti. Gli incontri si svolgono sempre in presenza del professionista in ambito educativo, spesso un insegnante, un pedagogista, un educatore o eventualmente uno psicologo. L’obiettivo primario è quello di migliorare le funzioni cognitive e ogni incontro prevede la raccolta di documentazione sull’andamento degli incontri e una valutazione relativa agli obiettivi prefissati. Volendo fare un esempio più chiaro e semplice, una classe di bambini frequentanti la scuola elementare può recarsi in maneggio con l’obiettivo di stimolare l’apprendimento di alcuni termini e concetti legati alle diversità e alle somiglianze.

L’IMPORTANZA DELL’IPPOTERAPIA IN AMBITO MEDICO
L’ippoterapia, così come le altre forme di pet therapy, può essere utilizzata per:
- migliorare le abilità motorie;
- migliorare le condizioni di equilibrio fisico;
- incrementare le interazioni verbali tra i membri di un gruppo;
- migliorare le capacità d’attenzione;
- migliorare l’autostima;
- ridurre l’ansia;
- ridurre il senso di solitudine;
- migliorare il vocabolario e la capacità di lettura;
- favorire l’apprendimento;
- aiutare la memoria a breve/lungo termine;
- favorire il senso di responsabilità;
- favorire il rispetto delle regole;
- stimolare il desiderio di essere coinvolto nelle attività di gruppo.

Per quali patologie può rendersi utile l’ippoterapia?
Al giorno d’oggi l’ippoterapia viene usata, oltre che nelle patologie classiche della paralisi cerebrale infantile, dell’autismo o della sindrome di Down, anche nelle patologie acquisite in conseguenza di traumi correlati alla infortunistica stradale e del lavoro. L’ippoterapia è rivolta anche a persone che possono soffrire di uno stato confusionale a sua volta collegato ad alcune patologie come il morbo di Alzheimer, la demenza, la SLA, Ictus, depressione o schizofrenia. Vengono inoltre predisposti interventi per persone con disturbi generalizzati dello sviluppo e quindi quei disturbi che riguardano la sfera relazionale e delle capacità comunicative, come la sindrome di Asperger, il disturbo di Rett, Sindrome fetale da alcool, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD), oppure ancora i disordini che creano deficit motorio che possono essere relativi a fattori esogeni o endogeni, in particolar modo il morbo di Parkinson, la spina bifida, la distrofia muscolare o il trauma cranico cerebrale o al midollo spinale. È indicata l’ippoterapia a chi ha difficoltà di parola, in particolar modo riguarda la SLA, lesione cranica o cerebrale, disturbi dello sviluppo, ictus, problemi di udito, paralisi cerebrale, problemi di vista. Per ultima, ma non meno importante, l’ippoterapia è utile per alleviare le problematiche relative alla terza età, in caso di persone con malattie allo stadio terminale, persone con sistema immunitario depresso o persone con patologie psichiatriche di vario tipo. Affinché questo metodo di cura risulti efficace e la sua somministrazione sia corretta sotto tutti gli aspetti sanitari, tecnici e normativi, l’ippoterapia dev’essere esercitata da un’équipe integrata da personale specificamente qualificato e tecnicamente preparato. Per lo stesso motivo, il luogo destinato a questo tipo di cura necessita di una sufficiente disponibilità di spazi chiusi e aperti per l’uomo e per il cavallo. Nell’ippoterapia, inoltre, si parla sempre di utente e mai di paziente, poichè quest’ultimo termine richiama un carattere medico categorizzando i soggetti. Viene data molta importanza alla persona come essere unico e speciale e si cerca di non creare mai categorie. È importante, per chi si occupa di ippoterapia, riconoscere e valorizzare le potenzialità delle persone, in quanto nessuna persona è uguale all’altra e quindi gli interventi non sono standard ma predisposti e studiati in base alle caratteristiche peculiari di ogni singola persona. È fondamentale che durante il primo incontro con l’utente, il conduttore si ponga in una condizione di ascolto attivo.

I principali benefici e il ruolo dell’animale
Fra i maggiori possibili benefici più generici che l’ippoterapia può fornire al soggetto dobbiamo ricordare una maggiore empatia, migliori capacità di socializzazione, una maggiore predisposizione nell’aprirsi al prossimo, una maggiore consapevolezza legata all’importanza del prendersi cura di altri esseri viventi, con conseguente maggiore senso di responsabilità verso il prossimo, maggiore autostima e diversi vantaggi psicofisici differenti più o meno specifici in base al tipo di attività e alle condizioni del soggetto. È sempre molto importante considerare che attraverso l’ippoterapia si interagisce costantemente con un essere vivente, un mammifero, che quindi ha le nostre stesse esigenze da un punto di vista fisico e psicologico. A questo proposito, è fondamentale trasmettere all’utente l’attenzione da porre alla condizione psicofisica del cavallo: l’animale potrebbe annoiarsi durante una seduta di ippoterapia, infastidirsi o stressarsi eccessivamente. In questi casi, seppur i cavalli utilizzati per l’ippoterapia sono sempre particolarmente docili, è importante dedicare un momento all’animale di modo che lo stress negativo che può aver accumulato si trasformi in stress positivo, utile al suo rilassamento. Anche grazie all’attenzione che si dedica all’animale, quindi, l’utente vi entra in confidenza e il feeling che si crea fra uomo e animale si rende utile al miglioramento delle condizioni psicofisiche dell’utente stesso. Per quanto riguarda la tipologia di cavallo che si preferisce utilizzare, invece, da un punto di vista morfologico e di razza, questo aspetto è forse il meno rilevante: in genere si prediligono cavalli mesomorfi con un’altezza al garrese di 145-150 cm per favorire la salita e discesa dell’utente poco esperto, ma la razza resta indifferente. È importante, invece, conoscere bene la tempra del cavallo, le sue eventuali paure e le reazioni che potrebbe avere in determinate situazioni.

Le 4 fasi di un percorso di ippoterapia
Durante un percorso di ippoterapia, la psicanalisi ci permette di distinguere quattro diverse fasi:
- Per maternage si intende la fase preliminare che vede paziente e terapista approcciarsi al cavallo;
- L’ippoterapia propriamente detta consiste, invece, nell’esecuzione degli esercizi terapeutici da parte del soggetto paziente che non si occupa direttamente dei movimenti e degli altri stimoli provenienti dal cavallo ma a questi risponde automaticamente;
- Con la riabilitazione equestre si raggiunge una fase più avanzata del percorso che cavallo e umano stanno seguendo. A questo punto il paziente controlla direttamente e più consapevolmente il cavallo attraverso le proprie azioni (questa fase ovviamente varia in base alle capacità del soggetto);
- L’ultima fase è quella del reinserimento sociale, punto di arrivo ottimale di tutto il programma terapeutico. Il paziente sembra aver superato quei deficit psicomotori originari che erano di ostacolo alla piena affermazione della persona.
PAROLA ALL’ESPERTO
Gli utilizzi di questo tipo di tecnica variano e sembra che l’ippoterapia si sia resa utile nel miglioramento delle condizioni psicofisiche di soggetti affetti da autismo così come da paralisi cerebrali infantili. Stefano Seripa, dirigente psichiatra presso la Asl Roma4 e componente della Commissione Riabilitazione Equestre della Fise, afferma che:
“Negli ultimi anni varie ricerche scientifiche stanno dimostrando gli effetti positivi dell’ippoterapia anche su altre patologie di tipo neurologico e neuropsichiatrico”.
Affermando, inoltre, che:
“L’andatura del quadrupede, con il suo movimento ritmico, favorisce degli adattamenti posturali del corpo. È quello che avviene durante una camminata. Adattamenti che hanno mostrato una grande efficacia nei disturbi neuromotori in senso lato”.
La pratica effettiva di questo tipo di tecniche di medicina alternativa varia in base alle condizioni del paziente: questo può salire in sella da solo o con un accompagnatore e svolgere differenti tipologie di esercizi in base alle sue esigenze specifiche.

Fonte
- LA RIABILITAZIONE EQUESTRE: 5000 ANNI DI STORIA
a.n.i.r.e. - What is hippotherapy? The indications and effectiveness of hippotherapy
NCBI