La sindrome della morte in culla è, ancora oggi, un fenomeno inspiegabile. Non è ancora stata identificata una causa specifica ma diversi studi scientifici sono riusciti ad individuare diversi fattori di rischio.
IN BREVE
SINDROME DELLA MORTE IN CULLA: COS’È?
Quando si parla della sindrome della morte in culla, meglio conosciuta come Sudden Infant Death Syndrome (SIDS), si intende la morte improvvisa di bambini, all’apparenza sani, senza alcuna spiegazione. Generalmente, la SIDS o sindrome della morte in culla si manifesta in bambini con età che va dalla nascita fino al primo anno di vita, ma è molto più frequente tra i bambini di sesso maschile che hanno tra i due e i quattro mesi di vita, soprattutto nel periodo invernale. Diventa, quindi, molto più rara dopo i sei mesi. Sul sito ufficiale del Ministero della Salute, si legge che “Non esistono dati nazionali sull’incidenza del fenomeno, mancando un sistema di rilevazione omogeneo; in Italia, in passato, è stata calcolata nell’ordine del 1-1,5% dei nati vivi, ma è attualmente in netto declino per la maggior attenzione nel coricare i neonati in posizione supina. Ora è stimabile attorno allo 0,5%, ovvero 250 nuovi casi SIDS/anno”.
Secondo quanto affermato dai centri per la prevenzione e il controllo delle malattie americani (CDC, Centers for Disease Control and Prevention), le cause, che porterebbero alla sindrome della morte in culla, potrebbero riguardare diverse anomalie riguardanti la zona cerebrale in grado di controllare i ritmi del sonno e della veglia. Un bambino apparentemente sano, quindi, nei suoi primi mesi di vita, sembrerebbe soffrire di alcune anomali che vengono a verificarsi nella regolazione del sonno, dei ritmi cardiaci/respiratori e nella temperatura corporea. Il rischio, inoltre, può essere incrementato da diversi eventi esterni come il dormire in posizione prona, l’esposizione al fumo passivo e infezioni respiratorie. Nel momento in cui questi fattori vengono riconosciuti, la morte del bambino può essere ricondotta alla sindrome della morte in culla. Dato che questa sindrome è ancora molto difficile da inquadrare per permettere una lettura chiara della situazione, molte istituzioni sanitarie hanno stipulato delle linee guida per consentire agli esperti del settore di stabilire se la morte del bambino sia da ricondurre alla sindrome della morte in culla o meno.
FATTORI DI RISCHIO E PREVENZIONE
Vista la difficoltà nel determinare se le cause della morte possano essere ricondotte ad un caso di sindrome della morte in culla, sono stati determinati diversi fattori di rischio che si dividono tra quelli prevenibili e quelli non prevenibili. Non si tratta, però, di fattori di rischio specifici della SIDS, ma è stato stabilito che, oltre alla genetica del bambino, la combinazione di questi elementi potrebbe aumentare le probabilità. La combinazione, di cui si sta parlando, riguarda la sensibilità genetica, fattori ambientali di stress e una finestra temporale specifica. Questi stress ambientali includono anche il dormire sullo stomaco o su un lato (far dormire il bambino in posizione supina anziché prona, è l’abitudine più sicura che si diffuse negli anni ’70), il surriscaldamento e il fumo passivo. Il cosiddetto “co-sleeping” (dormire insieme al bambino), potrebbe essere pericoloso in quanto, condividendo il letto, potrebbero esserci soffocamenti accidentali. Tra i fattori di rischio non modificabili, inoltre, c’è anche un periodo di gestazione di 37 settimane. La sindrome della morte in culla rappresenta circa l’80% delle morti infantili improvvise e completamente inaspettate.
Quindi, come evitare la sindrome della morte in culla? Ricapitolando i fattori di rischio modificabili sono:
- Fumo passivo o madre fumatrice durante la gravidanza;
- Alcool e droghe;
- Temperatura alta (abbigliamento eccessivo, temperatura della stanza elevata);
- Alimentazione prenatale insufficiente;
- Posizione del sonno e condivisione del letto.
Quelli non modificabili, invece, sono:
- Finestra temporale;
- Periodo invernale;
- Prematurità.
Nonostante le cause specifiche della sindrome della morte in culla non si conoscano, è possibile ridurre il rischio di SIDS. Oltre ai fattori di rischio modificabili, in grado di proteggere maggiormente il bambino, esistono ulteriori accortezze riguardanti la culla e il ciuccio. La culla, ovviamente, deve essere priva di qualsiasi oggetto in grado di favorire il soffocamento del bambino, mantenendo le lenzuola al di sotto delle braccia in modo da favorire il movimento diminuendo così la possibilità di coprirsi il volto. Il ciuccio, invece, è stato definito come fondamentale per il bambino in quanto riduce del 90% le possibilità alla sindrome della morte in culla di presentarsi. Al giorno d’oggi, tra l’altro, i ciucci sono in grado di monitorare completamente le funzioni vitali del bambino oltre che a scaricare stress di vario tipo.
SINDROME DELLA MORTE IN CULLA: I VACCINI SONO COLPEVOLI?
Assolutamente no. La delusione dei no-vax salirà alle stelle ma quando parliamo di scienza bisogna mantenere i piedi per terra e basarsi su dati reali e pubblicazioni scientifiche. La sindrome della morte in culla è sempre stata presa di mira come possibile effetto causato dal vaccino, ma non è assolutamente così. Lo studio scientifico più recente, che esclude ogni tipo di collegamento possibile tra SIDS e vaccini, è stato pubblicato su Pediatrics nel 2018. La ricerca, condotta da Hajime Kamiya e Maria Cano, si basa sui dati raccolti su oltre cinquantamila report del VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System), in riferimento alle vaccinazioni contro tetano, pertosse e difterite. Nell’articolo, si legge chiaramente che: “Il VAERS ha ricevuto 50157 segnalazioni dopo la vaccinazione con DTaP: 43984 (87,7%) hanno riportato la somministrazione concomitante di altri vaccini e 5627 (11,2%) erano seri. L’età media alla vaccinazione era di 19 mesi (intervallo interquartile 35 mesi). Gli eventi più frequentemente riportati sono stati eritema nel sito di iniezione (12 695; 25,3%), piressia (9913; 19,8%), gonfiore nel sito di iniezione (7542; 15,0%), eritema (5599; 11,2%) e calore nel sito di iniezione (4793; 9,6%). Per 3 dei vaccini DTaP, abbiamo identificato valori elevati per errori di vaccinazione utilizzando il data mining bayesiano empirico. […] Non sono stati rilevati eventi avversi nuovi o imprevisti. La segnalazione sproporzionata osservata per alcuni errori di vaccinazione non gravi richiede una migliore educazione dei fornitori di vaccini sulle indicazioni specifiche per ciascuno dei vaccini DTaP. I SIDS negli Stati Uniti sono in calo dai primi anni ’90 per una varietà di fattori che includono cambiamenti raccomandati nella posizione e nell’ambiente del sonno, chiarimenti sulla definizione del caso e cambiamenti nella codifica diagnostica”.
Quindi, l’ipotesi che la morte in culla sia correlata alla vaccinazione è stata, ovviamente, smentita dai numerosi studi che sono stati condotti. I fattori di rischio che porterebbero alla sindrome della morte in culla sono sia modificabili che non modificabili, come abbiamo scritto in precedenza. È possibile prevenire questa sindrome ancora sconosciuta, attuando le pratiche descritte poco sopra ma non ha nulla a che vedere con le vaccinazioni.
Fonte
- Risk Factors, Protective Factors, and Current Recommendations to Reduce Sudden Infant Death Syndrome
Jama Pediatrics - Safety Surveillance of Diphtheria and Tetanus Toxoids and Acellular Pertussis (DTaP) Vaccines
Pediatrics