Il virus del Nilo occidentale è un arbovirus trasmesso dalla zanzara comune, diffusa anche nel nostro territorio. In Italia, infatti, ci sono stati diversi episodi in alcune regioni e ultimamente sono stati registrati dei casi che hanno portato a ricoveri in ospedale. Ma cos’è questa “febbre del Nilo”?
IN BREVE
Indice
VIRUS DEL NILO OCCIDENTALE: COS’È?
Il virus del Nilo occidentale è un arbovirus, della famiglia Flaviviridae, del genere Flavivirus. Anche se il nome potrebbe ingannare, questo virus non è originario dell’Egitto. Nel 1937, fu isolato, per la prima volta, in Uganda, nel distretto di West Nile che si trova nella regione nord-ovest del paese africano.
Inizialmente, il virus del Nilo occidentale colpiva l’uomo molto sporadicamente e rappresentava un rischio decisamente minore rispetto ad oggi. Da circa metà degli anni ’90, diversi focolai si sono verificati in Algeria, in Romania e negli Stati Uniti nel ’99. Ad oggi, quando si parla di virus del Nilo occidentale, si parla di un patogeno che si è espanso a livello mondiale. Oltre l’uomo, il virus colpisce anche gli animali e in particolare i cavalli. Nel 2002, infatti, sono stati registrati 15.000 casi di cavalli che avevano contratto il virus del Nilo occidentale.
Nel cavallo, di cui vi abbiamo parlato precedentemente riguardo l’ippoterapia, oltre a febbre, depressione e perdita dell’appetito, è possibile riscontrare anche debolezza agli arti posteriori, paralisi, abbassamento della vista, movimento della testa che sbatte contro le pareti del box, crisi e coma. Il tasso di mortalità, nei cavalli, va dal 20% al 57% e quelli affetti sviluppano disordini neurologici causati dall’encefalite.
Il virus del Nilo occidentale è un arbovirus facente parte della famiglia Flaviviridae, del genere Flavivirus, e presenta simmetria icosaedrica. Il guscio proteico è costituito da due proteine strutturali: la glicoproteina E e la proteina di membrana M (la presenza della proteina M consente l’attivazione delle proteine coinvolte nell’ingresso virale nella cellula). La proteina E svolge numerose funzioni tra cui il legame con il recettore, l’attaccamento virale e l’ingresso nella cellula attraverso la fusione di membrana. Il guscio proteico esterno, l’involucro virale, è ricoperto da una membrana lipidica derivata dall’ospite del momento. La membrana lipidica svolge numerosi compiti nel processo di infezione virale, tra cui quello di segnalazione e quello di miglioramento dell’ingresso all’interno cellula.
Il virus del Nilo occidentale è un virus a RNA a singolo filamento positivo. Il suo genoma è lungo circa 11.000 nucleotidi ed è affiancato da strutture ad anello non codificanti 5′ e 3′. La regione codificante del genoma codifica per tre proteine strutturali e sette proteine non strutturali. Il genoma del virus del Nilo occidentale viene inizialmente tradotto in una poliproteina e successivamente viene scisso dal virus e dalle proteasi dell’ospite in proteine separate (NS1, C, E). La proteina C è una proteina strutturale del capside che racchiude l’RNA e lo impacchetta in virioni immaturi. La proteina E è una glicoproteina che forma l’involucro virale, si lega ai recettori sulla superficie della cellula ospite al fine di entrare all’interno della cellula. NS1, invece, è un cofattore implicato nella regolazione del complesso di replicazione.
Cos’è un arbovirus?
Gli arbovirus sono un gruppo di virus che vengono trasmessi, tramite puntura, da artropodi vettori. Si tratta di virus a RNA che possono colpire sia gli animali (uomo compreso) che le piante. Nell’uomo, generalmente, i sintomi dell’infezione da arbovirus si verificano dai 3 ai 15 giorni dopo l’esposizione al virus e durano tre o quattro giorni. Quelli più comuni sono febbre, mal di testa e malessere generale, ma anche encefalite e febbre emorragica virale. La maggior parte degli arbovirus, nonostante la distribuzione globale, si trova principalmente nelle aree tropicali. Le condizioni climatiche calde consentono la trasmissione durante tutto l’anno da parte degli artropodi, come anche le precipitazioni, l’umidità e il tipo di vegetazione. Gli artropodi responsabili della diffusione, definiti appunto vettori, sono zanzare, zecche, flebotomi (comunemente chiamati pappataci) e altre specie di artropodi ematofagi che si nutrono del sangue dei vertebrati.
VIRUS DEL NILO OCCIDENTALE SINTOMI
Il periodo di incubazione va dai 2 ai 15 giorni e tra i sintomi iniziali dell’infezione da virus del Nilo occidentale abbiamo:
- febbre;
- nausea;
- cefalea.
Successivamente, invece, è possibile riscontrare dolore oculare, mal di schiena, dolori muscolari, tosse, eruzioni cutanee, linfadenopatia (ingrandimento di linfonodi) e difficoltà nella respirazione. Altri sintomi possono essere disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. I soggetti più deboli possono presentare complicazioni come meningite asettica (infiammazione delle meningi), encefalite o meningoencefalite (processo infiammatorio dell’encefalo). I sintomi più comunemente riportati da pazienti con disturbi neurologici sono: febbre alta, forte cefalea, spossatezza, paralisi dei muscoli respiratori e deglutitori, disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Alcuni pazienti manifestano anche eruzioni cutanee su collo, tronco, arti superiori e inferiori. La guarigione può essere raggiunta dopo poco meno di una settimana anche se la malattia innescata dal virus può essere mortale per i pazienti immunodepressi e anziani.
Secondo alcuni studi effettuati presso i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, circa l’80% delle persone infette ha pochissimi sintomi, il 20% sviluppa sintomi lievi e meno dell’1% sviluppa sintomi gravi. Le cause dell’encefalite provocata dal virus del Nilo occidentale sono state studiate dalla Professoressa Robyn Klein della Washington University di St. Louis. Klein ha scoperto che l’infezione da virus del Nilo occidentale aumenta le citochine e le chemochine nel sangue, rendendo la barriera emato-encefalica più permeabile e suscettibile alle infezioni.
Come prevenire?
Com’è possibile prevenire il virus del Nilo occidentale? I metodi più semplici ed efficaci da prendere sono esattamente quelli adottati contro le zanzare come gli insetticidi, gli spray antizanzare e anche vestiti lunghi in grado di coprire braccia e gambe. Gli sforzi impiegati nella prevenzione contro il virus del Nilo occidentale, quindi, si concentrano principalmente sulla prevenzione del contatto umano con la zanzara infetta. Il controllo delle zanzare può essere effettuato tramite la riduzione dell’habitat ideale delle zanzare come per esempio drenando l’acqua stagnante della zona interessata.
In commercio esistono ben quattro vaccini per cavalli, in grado di contrastare il virus del Nilo occidentale, ma nessun vaccino per l’uomo è riuscito a progredire oltre la seconda fase degli studi clinici. Attualmente, quindi, non esiste un vaccino per l’uomo e non vi sono terapie scientifiche adeguate. Il metodo migliore per diminuire la probabilità di contrarre il virus del Nilo occidentale, al momento, risulta essere quello di ridurre pozze di acqua stagnanti, utilizzare repellenti per zanzare, zanzariere ed evitare aree che presentano un numero alto di questi vettori.
QUAL È LA ZANZARA RESPONSABILE?
Culex è un genere di zanzara che comprende zanzare ematofaghe, vettori responsabili di diverse malattie come quella del virus del Nilo occidentale, l’encefalite giapponese, la filariosi e la malaria aviaria. A seconda della specie, la zanzara Culex adulta può misurare da 4 a 10 mm. La morfologia adulta presenta capo, torace e addome ben definiti e le due ali anteriori tenute orizzontalmente sopra l’addome a riposo. Come in tutti i Ditteri in grado di volare, il secondo paio di ali è ridotto e modificato. Non tutti sanno che le zanzare in grado di succhiare il sangue sono principalmente le femmine, mentre i maschi, innocui, si nutrono di nettare e fecondano le uova.
Le zanzare sono insetti olometaboli poiché il loro ciclo vitale comprende le quattro fasi che sono: uovo, larva, pupa, adulto. Le uova, generalmente, vengono deposte a gruppi sul pelo dell’acqua e dopo un’incubazione di un paio di giorni fuoriescono le larve che sono lunghe quasi 2 mm. Quest’ultime si nutrono di microorganismi e particelle alimentari che si trovano nell’acqua. Le larve respirano attraverso un sifone localizzato sul segmento terminale della parte addominale. Nella fase di pupa (che dura, generalmente, pochissimi giorni), invece, il capo e il torace vengono fusi in quello che viene chiamato cefalo-torace, con due sifoni che vengono utilizzati per la respirazione. Dopo 24 – 48 ore, inizia la fase adulta con la zanzara fuoriesce dall’esoscheletro della fase precedente.
COME SI TRASMETTE?
Come già scritto prima, il virus del Nilo occidentale viene trasmesso da artropodi vettori e tra questi, principalmente, vi è la zanzara del genere Culex. L’animale più infettato, definito come primo serbatoio è l’uccello. Si parla sia di uccelli stanziali che rimangono per tutto il periodo dell’anno nella stessa zona, che quelli migratori i quali favoriscono lo spostamento del virus dall’Africa verso gli ambienti più temperati. Le zanzare, quando pungono gli uccelli migratori o stanziali, succhiano il sangue infetto e, oltre ad infettare sé stesse, infetteranno i prossimi animali sui quali si poseranno, tra cui anche l’uomo.
Ma oltre gli uccelli, ci sono anche diverse specie di rettili e anfibi ed è stato rilevato che non tutte le specie sono suscettibili di infezione da virus del Nilo occidentale, in quanto non in grado di sviluppare una concentrazione così sostanziosa di carica virale da trasmettere alle zanzare. Le persone non possono essere contagiate direttamente né da persone che hanno contratto il virus né da animali infetti. Negli Stati Uniti, però, ci sono stati casi in cui il virus è stato trasmesso durante donazioni d’organi e trasfusioni di sangue.
Fonte
- The challenge of West Nile virus in Europe: knowledge gaps and research priorities
Eurosurveillance - Epidemiologic and clinical parameters of West Nile virus infections in humans: a scoping review
BMC Infectious Diseases