L’ipertimesia è una condizione umana secondo la quale un individuo possiede una memoria autobiografica superiore ed è in grado di ricordare la maggior parte degli avvenimenti legati alla propria vita in modo molto dettagliato.
IN BREVE
Indice
IPERTIMESIA: DI COSA SI TRATTA?
Il termine ipertimesia deriva da due parole greche: iper che significa “eccessivo” e thymesis che significa “ricordare”, in inglese anche conosciuta come higly superior autobiografical memory (HSAM). Quando parliamo di ipertimesia, meglio conosciuta come sindrome ipertimesica, ci riferiamo ad una condizione in cui un individuo possiede una memoria autobiografica superiore rispetto alla norma. L’individuo in questione riesce a ricordare la maggior parte degli eventi avvenuti nella sua vita e soprattutto in modo molto dettagliato e specifico, come esperienze personali a lui particolarmente importanti. Essendo questa capacità legata alla memoria autobiografica l’individuo riesce a ricordare con molta facilità tutto ciò che è legato alla sua vita personale, ma ha difficoltà ad imparare un testo a memoria. Se ne è parlato per la prima volta nel Center of the Neurobiology of Learning and Memory presso UC Irvine. Nel 2006 il Professore James McGaugh ed i suoi colleghi hanno scoperto il primo caso noto di HSAM in un individuo di nome Jill Price, che va sotto il diminutivo di “AJ”. La donna riesce a ricordare specificatamente le date degli avvenimenti della sua vita, fornendo i minimi dettagli a riguardo. Grazie a lei le ricerche sono continuate fin quando ben oltre 50 persone sono state diagnosticate con ipertimesia. Gli studi continuano ad evolversi soprattutto in ambito infantile e sulla genetica, specificatamente tra gemelli.
Cause e caratteristiche
Le cause legate a questa condizione possono essere molteplici, ma essendoci nel mondo poche persone che presentano la sindrome di ipertimesia le ricerche effettuate non hanno portato alla vera scoperta di una causa specifica. Diversi studi hanno identificato una maggiore attività in più parti del cervello, come l’amigdala, il lobo parietale inferiore e il lobo parietale superiore, regioni implicate nello sviluppo della memoria. Un teoria è basata invece sulla genetica, la quale potrebbe avere a che fare con la capacità e la facilità di immagazzinare così tante informazioni sulla propria vita. Ci sono anche ricercatori che pensano che questa condizione possa essere legata ad un disturbo ossessivo-compulsivo, poiché i soggetti ipertimesici sono portati a pensare costantemente alle loro esperienze passate il che li aiuta a ricordarli nettamente meglio rispetto alla media.
Tutto ciò distingue le persone con una memoria autobiografica superiore da coloro che hanno una capacità normale nel ricordare le cose. Nonostante ciò ancora non esiste una vera e propria diagnosi per constatare la presenza di sintomi dell’ipertisemia, ma sono stati effettuati dei test attraverso risonanze magnetiche ed elettroencefalogrammi per capire quali fossero le principali differenze nelle attività cerebrali tra i vari individui. I partecipanti ad esempio hanno generato parole chiave per 50 ricordi autobiografici e, quando sottoposti a risonanza magnetica, è stato dimostrato come parti del cervello fossero più attive. L’amigdala, l’ippocampo e la circonvoluzione frontale inferiore hanno mostrato una durata di attivazione più prolungata nella condizione di recupero autobiografico, ma non semantico. Questo ha portato alla teoria secondo la quale la memoria autobiografica è collegata principalmente ad aree frontotemporali quando si tratta di ricordi personali passati. Ulteriori studi hanno dimostrato la superiorità di questo tipo di memoria in persone con HSAM.
Test di memoria
I test effettuati per l’ipertimesia hanno fatto si che vari soggetti, HSAM e non, descrivessero le loro esperienze quotidiane con particolare accuratezza avvenutene nel corso degli anni. Lo studio ha voluto sottolineare le differenze tra la quantità e la qualità dei ricordi degli individui, anche a distanza di mesi e a sorpresa per poter testare la la precisione della loro memoria. Ai soggetti è stato chiesto di descrivere una loro giornata nei minimi dettagli, in un tempo limite di 2 minuti. Coloro affetti da ipertimesia continuavano a parlare anche dopo finiti i 2 minuti poiché le loro descrizioni erano molto più dettagliate e specifiche. Inoltre hanno dimostrato di riuscire a ricordare con esattezza anche eventi accaduti molti anni prima, a differenza dei soggetti con una memoria autobiografica nella norma. Questi ultimi infatti avevano particolare difficoltà nel ricordare specifiche date e avvenimenti successi nella loro vita almeno 10 anni prima. è stato dimostrato che testando gli stessi individui senza il tempo limite di 2 minuti le loro capacità di descrivere dettagliatamente aumentavano. Questo ha portato gli scienziati ad effettuare il test anche su pazienti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo, i quali hanno poi presentato risultati quasi uguali ai partecipanti con HSAM. Perciò è stato constatato che i soggetti affetti da ipertimesia mostrano alte tendenze ossessive e condividono anche un caudato e un plutamen ingranditi. In più sono più portati a conservare le loro informazioni personali, ma non ad acquisirle, come ad esempio ricordare un testo a memoria.
Tutto ciò è legato ad un tipo di memoria chiamata “memoria episodica” che è strettamente legata a dettagli affettivi, percettivi o spaziotemporali. Esistono infatti diversi tipi di memoria.
COME FUNZIONA LA MEMORIA?
Il processo legato alla memoria vede coinvolti tre processi fondamentali, che sono la codifica delle informazioni e successivamente la registrazione e il recupero di esse. Una volta che accade qualcosa il cervello registra le informazioni legate ad essa e va a recuperarle quando ce n’è bisogno. Le regioni del cervello coinvolte in questo processo sono la corteccia cerebrale, che acquisisce informazioni; l’amigdala, che sceglie quali delle informazioni conservare; l’ippocampo, che immagazzina i ricordi e i lobi frontali che aiutano a recuperare le informazioni.
La memoria viene classificata in diversi modi:
- short-term memory: la memoria a breve termine (memoria primaria) rappresenta il mantenimento delle informazioni e degli stimoli sensoriali per un breve periodo di tempo oltre il quale vengono rimosse.
- long-term memory: la memoria a lungo termine (memoria secondaria) rappresenta il meccanismo secondo il quale i ricordi acquisiti si rafforzano e sedimentano. Un sottogruppo di questo tipo di memoria è la “memoria dichiarativa” che a sua volta differenzia due sottotipi. La memoria episodica che vede coinvolti contenuti collocati in un contesto spazio-temporale come eventi autobiografici. La memoria semantica invece si riferisce a fatti acquisiti durante la propria vita, come i suoni o i nomi degli oggetti e delle città. La “memoria non dichiarativa”, invece, che comprende la memoria procedurale coinvolge processi di consolidamento come ad esempio andare in bicicletta.
- prospective memory: la memoria prospettica rappresenta l’intenzione di compiere un atto ed è correlata a comportamenti che portano alla realizzazione di un obiettivo futuro. Avviene quindi prima una creazione dell’intenzione e poi l’azione stessa.
- working memory: la memoria di lavoro trattiene informazioni temporaneamente ed è fondamentale per il ragionamento, il processo decisionale e l’attenzione selettiva. Consente di focalizzare l’attenzione su stimoli rilevanti ed ignorare quelli non necessari.
I soggetti con ipertimesia sono portati ad avere una memoria a lungo termine molto attiva, mentre soggetti normali grazie all‘aumento dell’efficacia delle sinapsi durante la veglia, ma anche grazie ad un buon ritmo circadiano, possono migliorarla e rafforzarla. Ci sonno parecchi trucchi per poter potenziare la memoria.
Come migliorare le funzioni mnemoniche?
Qualche strategia per incentivare il nostro cervello ad immagazzinare più informazioni può aiutare gli individui che non presentano ipertimesia, ma anche coloro che la possiedono. I principali sono:
- Fare associazioni tra vecchie e nuove informazioni, tra nomi e immagini o creare delle storie o frasi chiave per ricordare frasi più complesse. Può aiutare anche dividere informazioni in blocchi o scrivere note delle cose da fare, o ripetere ciò che si sente ad alta voce.
- Mantenere uno stile di vita sano. È stato dimostrato infatti che l’obesità e la resistenza all’insulina è associata a deficit di apprendimento e di memoria. Fare sport è quindi consigliato, grazie anche alla funzione dell’ormone osteocalcina. Ugualmente il sonno gioca un ruolo fondamentale, sopratutto negli adolescenti che non ottengono la quantità di sonno raccomandata. Gli esperti raccomandano tra le 7 e le 9 ore a notte.
- L’allenamento alla consapevolezza ha dimostrato il miglioramento dell’attenzione e della memoria di lavoro, entrambe fondamentali per la formazione della memoria a lungo termine.
Migliorare le funzioni mnemoniche dunque è sempre consigliato, che si tratti di memoria autobiografica ma ancora di più per quanto riguarda quella semantica, che infatti risulta essere a volte un ostacolo per gli ipertimesici.
IPERTIMESIA: DONO O SVENTURA?
I soggetti affetti da ipertimesia, come spiegato precedentemente, riescono a ricordare la maggior parte degli eventi accaduti nella loro vita, ma non eccellono nei test di memoria o negli studi. Questo perché appunto ogni regione cerebrale corrisponde ad un certo tipo di immagazzinamento di informazioni e ricordi. È molto difficile per questi individui sviluppare una buona memoria prospettica poiché essi tendono a focalizzarsi principalmente su ricordi passati e hanno difficoltà ad essere partecipi nella vita quotidiana.
Un esempio lampante è Jill Price (“AJ”), la prima donna a cui è stata diagnosticata l’ipertimesia. Dagli studi a cui è stata sottoposta la donna sono emerse testimonianze di essa in cui è stato costatato che la sindrome da cui è affetta può avere molti lati negativi. A partire dalla difficoltà nel concentrarsi fino ad arrivare ad un flusso incontrollabile di ricordi che non le permette di vivere la sua vita con serenità. Jill non può controllare la sua memoria, quindi non può decidere se rivivere momenti brutti o belli che le sono capitati, ma le tornano all mente in modo casuale. La sua esperienza è stata descritta interamente da Jill Price in persona, nel suo libro intitolato “The Woman Who Can’t Forget”. Ha spiegato che la sua memoria ha iniziato ad essere completa intorno al 1974, quando aveva 8 anni, ed è diventata perfetta dal 1980. Crescendo ed immagazzinando più ricordi è diventata sempre più prigioniera della sua memoria e lo stress emotivo aumentava poiché impossibilitata dallo spiegare con esattezza cosa stava succedendo nella sua testa. A 34 anni, dopo essere entrata in contatto con il Professore James McGaugh ha iniziato a far parte dei suoi studi sulla memoria ed è stato ciò che l’ha aiutata a migliorare la sua vita. Oggi, a 54 anni, Jill è soddisfatta del percorso che ha intrapreso, sia da un punto di vista scientifico che culturale, poiché ha fatto sì che alcuni enigmi sulla memoria, e sul suo funzionamento, venissero risolti. La sua più grande speranza, infatti, è che gli scienziati possano risolvere i problemi legati alla perdita di memoria e che la sua storia possa essere stimolante per i lettori, soprattutto coloro affetti da ipertimesia.
Fonte
- Highly Superior Autobiographical Memory: Quality and Quantity of Retention Over Time
NCBI - A case of hyperthymesia: Rethinking the role of the amygdala in autobiographical memory
NCBI - Highly Superior Autobiographical Memory
UCI - Learning and memory
UCI - Obesity and insulin resistance are associated with reduced activity in core memory regions of the brain
NCBI - Sleep Improves Memory: The Effect of Sleep on Long Term Memory in Early Adolescence
NCBI