La megattera è una grande balena diffusa in tutti gli oceani del mondo. Nel tempo questa specie ha attirato l’attenzione degli scienziati per i suoi comportamenti: infatti è l’unica specie di balena che tende a difendere altri individui e/o altre specie, dall’attacco di predatori come le orche assassine. Questo comportamento gli è valso il soprannome di “balena altruista”. D’altronde è l’unica balena che le orche non riescono a cacciare. In questo articolo parliamo delle caratteristiche principali della megattera, e approfondiamo in dettaglio questo comportamento unico nel mondo animale.
IN BREVE
Indice
LA MEGATTERA
La megattera (Megaptera novaeangliae) è un cetaceo misticeto appartenente alla famiglia Balaenopteridae. Il suo nome deriva dal greco ed è riferito alle grandi pinne pettorali, le più lunghe tra tutti i cetacei. La lunghezza varia tra gli 11 e i 17 metri, e il peso può sfiorare le 30 tonnellate. Sono animali cosmopoliti, diffusi in tutto il mondo, e compiono spesso migrazioni dalle regioni polari dove si nutrono, alle regioni tropicali dove si accoppiano. Come molti altri cetacei, si nutrono di krill e piccoli pesci. Le megattere sono state pesantemente sfruttate dall’industria della caccia alle balene, ma stanno facendo un forte ritorno recentemente. Il genere Megaptera è monotipico ed è uno dei due generi della famiglia Balaenopteridae. Non sono riconosciute sottospecie.
Morfologia
Le megattere femmine adulte sono mediamente più lunghe dei maschi di circa 1 metro. A distanza ravvicinata, le megattere si distinguono facilmente da qualsiasi altra grande balena per le loro pinne notevolmente lunghe, che sono circa un terzo della lunghezza del corpo. Le pinne sono bianche ventralmente e possono essere bianche o nere dorsalmente: le pinne delle megattere del Nord Atlantico tendono ad essere bianche, mentre quelle del Pacifico settentrionale sono generalmente nere. Il colore del corpo è nero dorsalmente, con pigmentazione variabile sul lato inferiore. La testa e le mascelle hanno numerose protuberanze dette tubercoli. La pinna dorsale è piccola ma di forma molto variabile. La coda è solitamente sollevata durante un’immersione; la parte inferiore mostra un motivo unico per ogni individuo. La presenza del bianco sulla superficie ventrale e la dentellatura prominente sul bordo della coda, distingue le megattere dalle altre balene. La megattera ha tra 270 e 400 piastre di fanoni su ciascun lato della bocca. Nella regione ventrale si trovano da 14 a 35 pieghe cutanee che vanno dalla mandibola all’ombelico e che, essendo molto elastiche, permettono all’animale di aumentare il volume di acqua che può essere contenuto all’interno della bocca e filtrato dai fanoni.

ECOLOGIA
L’organizzazione sociale della megattera è caratterizzata da piccoli gruppi instabili: i gruppi sono più frequenti nei luoghi di alimentazione e di riproduzione, dove gli individui tendono ad aggregarsi. Occasionalmente vengono registrate associazioni a lungo termine (della durata di giorni o settimane), ma la loro causa non è chiara, e probabilmente non è legata alla parentela. La megattera non è un animale territoriale. In inverno, i maschi cantano canzoni lunghe e complesse, la cui funzione principale è quella di attirare le femmine. I maschi competono anche in modo molto aggressivo per l’accesso alle femmine. Inoltre, questi rimangono nelle aree di riproduzione più a lungo delle femmine, e tentano di ottenere accoppiamenti ripetuti anche con diverse femmine, mentre le femmine appena gravide ritornano rapidamente a latitudini più elevate per nutrirsi e sostenere la gestazione. Tutte le balene in una data popolazione cantano essenzialmente la stessa canzone, e sebbene la forma e il contenuto di tutte le melodie cambino nel tempo, le balene in qualche modo coordinano questi cambiamenti.
Riproduzione e ciclo vitale
L’accoppiamento delle megattere è stagionale. Le femmine entrano in estro in inverno, momento in cui la produzione di testosterone e la spermatogenesi raggiungono il picco anche nei maschi. Il periodo di gestazione è di circa 11/12 mesi, con la maggioranza dei cuccioli che nascono l’inverno successivo. Alla nascita i cuccioli misurano 3,96–4,57 m e pesano circa 700 kg. I piccoli probabilmente iniziano a nutrirsi in modo indipendente a circa 6 mesi di età, ma l’allattamento continua fino a poco prima dell’indipendenza, a circa un anno di età. L’età alla quale si raggiunge la maturità sessuale può variare tra le popolazioni, da circa 5 anni a 10 anni. Gli intervalli tra le nascite nelle femmine sono più comunemente di 2 anni. Le megattere vivono fino a un’età superiore ai 50 anni, ma è probabile che possano vivere anche più a lungo.

La dieta della megattera
La megattera ha una dieta generalista, nutrendosi di euphausiidi (Euphausia superba) e varie specie di piccoli pesci di branco. Questi ultimi includono l’aringa (Clupea spp.), il mallotto (Mallotus villosus), i lancia della sabbia (Ammodytes spp.) e lo sgombro (Scomber scombrus). Le megattere sembrano essere uniche tra le grandi balene nel loro uso di bolle per recintare o intrappolare i pesci in branco. Le balene soffiano bolle d’aria che formano reti, nuvole o tende, intorno o sotto i banchi di pesci, quindi si lanciano con la bocca aperta nel centro della struttura formata con le bolle, aprendo la bocca e risucchiando acqua e cibo, successivamente i fanoni filtrano l’acqua, facendola uscire, mentre pesci e krill restano intrappolati.
Migrazioni
Le megattere si trovano in tutti gli oceani del mondo. È una specie altamente migratoria, che trascorre la primavera e l’autunno nelle zone di alimentazione nelle acque di media/alta latitudine e svernano nei luoghi di parto ai tropici, dove non si nutrono. Alcuni movimenti migratori documentati di questa specie sono tra le migrazioni più lunghe conosciute di qualsiasi mammifero, essendo quasi 5000 miglia a senso unico. Sorprendentemente, lo scopo della migrazione rimane sconosciuto; può riflettere la necessità di massimizzare il guadagno energetico sfruttando gli impulsi di produttività alle alte latitudini in estate, ottenendo poi vantaggi termodinamici svernando in acqua calda. L’unica popolazione non migratoria è quella residente nel Mar Arabico, dove la produttività dei monsoni in estate consente alle balene di rimanere nelle acque tropicali tutto l’anno.
Popolazioni
Una recente revisione globale di questa specie ha identificato 15 popolazioni, in base alle aree di riproduzione. Nell’Atlantico settentrionale, le megattere ritornano ogni primavera in zone di alimentazione specifiche nel Golfo del Maine, Golfo di San Lorenzo, Terranova, Labrador, Groenlandia, Islanda e Norvegia. La fedeltà a queste zone è determinata dal luogo in cui un cucciolo è stato portato dalla madre nel primo anno di nascita. Nonostante questa fedeltà, le balene da tutti i luoghi di alimentazione migrano verso un’area riproduttiva comune nelle Indie occidentali, dove si accoppiano e partoriscono. Le aree di riproduzione storicamente importanti nelle isole di Capo Verde e nei Caraibi sudorientali sembrano essere utilizzate oggi da pochi esemplari. Nel Pacifico settentrionale, ci sono almeno cinque zone di riproduzione separate. Le megattere di queste aree si nutrono in un vasto areale, tra cui Alaska, California, Mare di Bering/Golfo occidentale dell’Alaska e Pacifico settentrionale occidentale. Nell’emisfero australe, le megattere si nutrono nelle acque circumpolari intorno all’Antartico e migrano verso terreni di riproduzione nelle acque tropicali a nord. Le stime di abbondanza per le megattere indicano circa 11.000 individui per il Nord Atlantico, e 21.000 per il Nord Pacifico. Le stime sull’abbondanza delle megattere nell’emisfero australe variano per età e precisione, ma nel 2015 l’IWC ha stimato che in questa regione vivano circa 80.000 megattere. È probabile che la popolazione del Mar Arabico sia la popolazione di megattere più piccola del mondo ed è stata stimata in 80 individui.

LA MEGATTERA: LA “GUARDIANA” DEI MARI
Una delle caratteristiche uniche della megattera, è la loro tendenza a difendere altre megattere, e addirittura altre specie, dall’attacco delle orche assassine, o di altri predatori, come globicefali. Questo comportamento ha colto di sorpresa gli scienziati, perché le orche possono essere pericolose anche per le megattere, soprattutto gli esemplari giovani o i cuccioli che vengono attaccati frequentemente. Infatti la mortalità dei cuccioli di megattera al primo anno è del 18%, e le orche contribuiscono in buona parte a questa quota. La caccia delle orche può persino influenzare gli schemi migratori delle balene, che a volte pur di evitare le orche si spostano in aree povere di cibo. Le megattere quindi evitano e cercano le orche in determinate circostanze, ma anche le orche cercano le megattere, soprattutto se sono presenti giovani e cuccioli.
Le opzioni delle balene: fuga o lotta
Le balene di fronte alle orche possono mostrare due diversi comportamenti: le specie più rapide tentano di fuggire seminando le orche, mentre le specie più grandi, come la balenottera azzurra o appunto la megattera, tentano di sfruttare le loro dimensioni e le potenti pinne per combattere le orche. Le megattere in particolare possono usare le pinne pettorali, lunghe fino a 5 metri e con un peso di una tonnellata, sono un’arma molto efficace, anche grazie ad un aiuto extra: infatti le pinne sono spesso ricoperte da cirripedi (Coronula spp.) con gusci in grado di lacerare e ferire le orche. L’evoluzione di queste pinne enormi potrebbe aver rovesciato l’equilibrio nell’interazione tra megattere e orche. Grazie a queste armi le megattere adulte sono in grado di attaccare e scacciare le orche. Le pinne si sono evolute per funzioni specifiche, ma attualmente giocano un ruolo chiave nella protezione e nella lotta contro le orche.
I dati delle interazioni
Uno studio ha esaminato i resoconti di 115 interazioni tra orche e megattere. Le megattere hanno avviato la maggior parte delle interazioni (57% contro 43%). Quando le orche si sono avvicinate alle megattere (n = 27), hanno attaccato l’85% delle volte, prendendo di mira solo i cuccioli. Quando le megattere si sono avvicinate alle orche assassine (n= 41), più dell’87% di loro stavano attaccando o si nutrivano di prede al momento. Quando le megattere intervenivano contro le orche, queste stavano attaccando solo nell’11% delle volte altre megattere, mentre in tutti gli altri casi (89%) le orche attaccavano altre specie (tra cui tre cetacei, pinnipedi e pesci). Quando si avvicinavano le megattere nella maggior parte dei casi molestavano e attaccavano le orche (55% dei casi), e la specie attaccata dalle orche al momento non influiva sulla scelta. In pratica, le megattere non intervenivano solo per salvare altre megattere, ma anche per salvare altre specie. Anzi, uno dei punti più sorprendenti in questo comportamento, è che quando le megattere attaccavano le orche, nella stragrande maggioranza dei casi le orche stavano attaccando una specie diversa da una megattera. Ma questo non sembrava fermare le megattere dall’attacco. Tuttavia in alcuni casi le megattere erano meno aggressive, e a volte la loro attività era più di disturbo che un vero e proprio attacco verso le orche. Questa variabilità nelle risposte contro le orche però potrebbe anche essere imputata a differenze individuali che riflettono la storia e la personalità dei singoli individui, come il sesso, l’età, le dimensioni, la parentela con altre megattere attaccate, precedenti incontri con le orche.
Il mobbing delle megattere
Come fanno le megattere a sapere quando le orche attaccano una preda? Semplice, le ascoltano. Infatti le orche quando cacciano sono silenziose, ma quando hanno trovato una preda e iniziano ad attaccarla tendono a comunicare tra loro, ma non solo tra loro: anche le megattere sono in grado di ascoltarle, e quando ciò accade, spesso si dirigono verso di loro, a volte percorrendo anche 1-2 km per raggiungerle, interrompendo ciò che stavano facendo. Questa attività ha quindi un costo per le megattere, perché oltre al rischio di essere ferite, quando intervengono smettono di nutrirsi o di riposare, e le interazioni con le orche possono durare anche diverse ore. Il comportamento delle megattere quando interagiscono con le orche è definito come “mobbing”, ed è una risposta antipredatoria diffusa nel mondo animale. Questa strategia di affrontare un predatore è pericolosa e per certi versi paradossale, ma offre dei vantaggi: andando incontro ai predatori, come le orche, le megattere le avvisano di essere state scoperte, e possono fare in modo che anche altri individui, o altre specie, si accorgano della loro presenza. Inoltre, le megattere scacciando le orche possono tentare di fornire un esempio ad altri individui giovani su come comportarsi contro questi predatori. Il mobbing a differenza di altre strategie, è molto più esplicito: in questo caso la preda entra in contatto alla ricerca dello scontro con il predatore, e non è escluso che questo causi la morte del predatore. Un altro esempio di questo comportamento si nota in Africa, negli elefanti africani (Loxodonta africana), che spesso affrontano e scacciano i leoni (Panthera leo).

La domanda cruciale: perché?
Ma la domanda finale è: per quale motivo le megattere si prendono tanti rischi per difendere altre specie dalle orche? Secondo gli autori dello studio, non è da escludere una forma di altruismo. D’altronde l’altruismo si osserva quando qualcuno applica un comportamento che porta benefici ad altri a spese proprie. E in questa interazione accade proprio questo. Una spiegazione alternativa prevede che le megattere siano guidate dalla parentela: gli esemplari tentano quindi di salvare i parenti più stretti. Ma questo non spiega la difesa di specie diverse. In questo caso potrebbe anche essere che le megattere vogliano scacciare le orche da una determinata area, e quindi scelgono di affrontarle, o anche solo per “antipatia”, visto quanto sono influenti le orche nella storia vitale delle megattere, soprattutto durante il primo anno di età.
LA MEGATTERA È IN PERICOLO?
La megattera è stata pesantemente sfruttata dall’industria baleniera per diversi secoli. A causa della sua distribuzione costiera, è stata spesso la prima specie ad essere cacciata. Nel secolo scorso, più di 215.000 megattere sono state massacrate nel solo emisfero australe e altre 29.000 nel Pacifico settentrionale. È molto probabile che più del 95% degli esemplari in alcune popolazioni sia stato ucciso durante i periodi più intensi di caccia. Di conseguenza, la megattera è stata a lungo considerata una specie in via di estinzione.
Misure di conservazione
Attualmente la maggior parte delle popolazioni sembra essere in forte ripresa, tanto che diverse popolazioni sono state recentemente rimosse dall’elenco delle specie in via di estinzione degli Stati Uniti, e la specie è ora classificata come meno preoccupante (LC) dalla IUCN. Tuttavia, alcune popolazioni sono ancora elencate come in via di estinzione (Oceania e Mar Arabico). Le megattere sono state protette dalla caccia alle balene nel Nord Atlantico dal 1955, nell’emisfero australe dal 1963 e nel Pacifico settentrionale dal 1966; tuttavia, in Russia hanno continuato a cacciare questa specie illegalmente per alcuni anni. Si stima che alla fine degli anni ’60 restavano solo alcune migliaia di megattere in tutto il mondo. Le megattere godono di misure protettive aggiuntive, come i santuari, in diversi paesi. La specie è anche elencata nell’Appendice I sia della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione (CITES) sia della Convenzione per la conservazione delle specie animali migratorie (CMS).
Minacce attuali
Piccole cacce (10-15 esemplari) alle megattere si verificano ancora in un paio di località per motivi legati alle tradizioni, ma non costituiscono un impatto grave per le popolazioni. Tuttavia molte altre balene muoiono impigliandosi negli attrezzi da pesca o a causa di collisioni con le navi. In alcune zone, come nel Mar Arabico, il 40% delle megattere ha cicatrici e ferite a causa delle reti da pesca. Attualmente la mortalità accidentale si aggira intorno ai 150/200 individui l’anno, di cui la maggior parte in USA e Australia. Questi decessi non sono significativi a livello di popolazione e le prospettive per questa specie, un tempo gravemente minacciata, sembrano buone nella maggior parte delle aree. Una minaccia emergente è invece il rumore subacqueo, capace di influenzare e disturbare molte specie marine.
Fonte
- Cooke, J.G. 2018. Megaptera novaeangliae. The IUCN Red List of Threatened Species 2018
IUCN Red List - Clapham, P. J. (2018). Humpback Whale.
Encyclopedia of Marine Mammals - Pitman et al., 2017. Humpback whales interfering when mammal-eating killer whales attack other species: Mobbing behavior and interspecific altruism?
Marine Mammal Science