Il mimetismo è estremamente diffuso nel mondo animale e non solo, e ne esistono diverse tipologie diverse, suddivise principalmente in mimetismo criptico e mimetismo fanerico. Le specie si mimetizzano per tanti scopi diversi: dalla difesa al parassitismo fino alla predazione, anche grazie a processi di coevoluzione tra “modello” e “mimo”. In questo articolo descriveremo le varie tipologie di mimetismo, attraverso diversi esempi.
IN BREVE
Indice
IL MIMETISMO: TIPOLOGIE E DEFINIZIONI
Il mimetismo è una strategia a cui ricorrono molte specie, per ottenere la sopravvivenza nella guerra tra prede e predatori. Le prede, mimetizzandosi, cercano di nascondersi nell’ambiente circostante (criptismo), come nel caso dell’insetto stecco, o cercano di assomigliare a qualcosa di non commestibile, o ad un’altra specie (mimetismo fanerico), come una specie tossica o pericolosa, che i predatori hanno imparato a non cacciare. In quest’ultimo caso, si può parlare anche di mimetismo di ostentazione, perché le specie, pur mimetizzandosi somigliando ad altre specie, e sono ben visibili ai predatori. Le specie imitate sono molte volte tossiche o velenose, con colori brillanti e accesi, proprio per fare in modo di essere facilmente visibili dai predatori, che le identificano come non commestibili. Si parla in questi casi di colorazioni aposematiche, che i predatori hanno imparato ad evitare. In base alla strategia usata si distinguono diverse tipologie di mimetismo: batesiano, mülleriano, mertensiano.
Mimetismo batesiano
In questa forma definita da Henry Walter Bates, da cui il nome, le specie che imitano, che da questo momento chiameremo “mimi”, essendo innocue cercano di assomigliare ad altre specie (che chiameremo “modelli”) con colorazioni aposematiche, ovvero con colorazioni accese che avvisano i predatori della loro non commestibilità. Lo scopo delle colorazioni aposematiche è rendere l’organismo ben visibile e renderlo riconoscibile al predatore, in modo che una volta vissuta l’esperienza, il predatore impari ad evitare la specie. Quindi, quando una preda commestibile imita la colorazione di una preda non commestibile, si parla di mimetismo batesiano, e lo scopo della specie batesiana è quello di imitare la specie aposematica, per non essere cacciata. Alcuni esempi sono il serpente corallo, o la farfalla monarca. Queste due specie diventano dei modelli per altre specie, definite mimi, perché appunto imitano i modelli. Questa forma di inganno può arrecare danno al modello: se un predatore si imbatte per la prima volta in un mimo, che è appetibile, potrebbe attaccarlo e successivamente attaccare anche la specie modello, credendola commestibile.
Mimetismo mülleriano
Si parla di mimetismo mülleriano quando due o più specie tossiche e inappetibili si assomigliano a vicenda, condividendo pertanto la stessa colorazione aposematica. Sembra inutile, ma così facendo ad un predatore basterà sperimentare solo una volta la tossicità di una sola specie, ed eviterà in seguito tutte le altre con colorazioni simili. Perciò il vantaggio è per tutte le specie interessate: il numero di individui di ogni specie sacrificati per consentire al predatore di imparare sarà minore.
Mimetismo mertensiano
Questa forma riguarda il caso in cui una preda dal veleno letale imita una specie meno pericolosa. Emsley (da cui il secondo nome di mimetismo emsleyano) lo propose come soluzione all’enigma del serpente corallo. Solitamente è la specie più pericolosa o meno commestibile ad essere imitata, ma pensiamoci bene: se un predatore muore non potrà mai imparare ad evitare quella specie. In pratica, non c’è nessun vantaggio nell’essere una specie aposematica se poi si porta sempre alla morte il predatore. Se però esistono altre specie, non letali, ma comunque non commestibili o che possano risultare inappetibili al predatore, questo può avere la possibilità di provare una volta e imparare in seguito ad evitare quella specie. Una specie di preda letale quindi ha più vantaggi ad imitare un organismo ugualmente aposematico, ma meno pericoloso, o comunque non letale. Alcuni serpenti corallo fanno proprio questo, cercando di imitare specie simili ma meno velenose.
ESEMPI DI MIMETISMO NEL MONDO ANIMALE: FARFALLA MONARCA E SERPENTE CORALLO, CASI DI MIMETISMO BATESIANO
Le larve di farfalla monarca, Danaus plexippus , si nutrono quasi esclusivamente di euforbia, una pianta da cui sequestrano i glicosidi cardiaci, composti tossici che vengono trattenuti nell’adulto e che scoraggiano i predatori dall’attaccare questa specie. La farfalla Limenis archippus imita i colori della farfalla monarca, e così facendo riesce ad evitare di essere attaccata dai predatori, pur essendo innocua ed appetibile. Il serpente corallo (gen. Micrurus) è una forma classica di mimetismo batesiano, ma questa specie si comporta in pratica sia da mimo (mimetismo mertensiano) che da modello (mimetismo batesiano). Nel secondo caso, il serpente corallo viene imitato da alcuni colubridi: questi tendono ad avere gli stessi pattern di colorazione e raggiungono all’incirca le stesse dimensioni, ma non sono velenosi. La prova comparativa più convincente che i alcuni colubridi imitano i serpenti corallo è il cambiamento concordante nella colorazione e nel pattern dei colubridi in base al serpente corallo, poiché la colorazione dei serpenti corallo cambia geograficamente. Alcuni esperimenti condotti con serpenti finti, hanno dimostrato come quelli simili al serpente corallo siano stati attaccati molto meno rispetto a serpenti con colori a tinta unita. In aree in cui i serpenti corallo non sono presenti, ma sono presenti i “mimi” questi vengono attaccati dai predatori, a dimostrazione di come sia necessaria la presenza del “modello”. Alcune lucertole nelle prime fasi di vita, come nel caso di Diploglossus lessonae e Heliobolus lugubris, imitano addirittura degli insetti, un millepiedi (subphylum dei miriapodi) ed un coleottero, rispettivamente, che producono sostanze nocive che scoraggiano i predatori. Ragni e insetti sono tra gli organismi con le strategie di mimetismo più curiose.
Mimetismo mülleriano: due è meglio di uno
Come detto, in questo caso si ha la convergenza verso un modello simile tra due o più specie non commestibili. Anche per questo spesso le specie tendono ad essere ben visibili, e non si mimetizzano quasi mai con l’ambiente circostante. Di fronte a diverse specie inappetibili che si assomigliano, un predatore deve imparare un numero inferiore di modelli da evitare, e quindi impara rapidamente quali specie evitare. Le prede possono quindi evolvere verso un modello comune, e quindi si può anche parlare di coevoluzione. Uno dei casi più eclatanti è la somiglianza tra le farfalle neotropicali della famiglia degli Eliconidi: Heliconius erato e Heliconius melpomene. Nonostante le differenze nei cicli vitali, queste specie condividono un modello di colore delle ali comune che varia geograficamente in parallelo, e sono entrambe inappetibili. Un altro esempio molto comune è la somiglianza tra api e vespe.
Il serpente corallo e il mimetismo mertensiano
Il più celebre esempio di mimetismo mertensiano è rappresentato dal serpente corallo: l’imitazione da parte di certi serpenti innocui (in primis Anilius scytale comunemente detto falso corallo, ma anche varie sottospecie del colubride Lampropeltis triangulum) della livrea del letale elapide Micrurus è un esempio classico di mimetismo batesiano. Il serpente corallo, però, a sua volta, imita la livrea di un colubride meno velenoso (gen. Erythrolamprus), rappresentando così un caso di mimetismo mertensiano.
ALTRE FORME DI MIMETISMO: DALLE PIANTE AI MICRORGANISMI
Abbiamo parlato finora di mimetismo animale, ma il mimetismo può riguardare anche il mondo vegetale. Un esempio molto recente di mimetismo tra le piante riguarda Fritillaria delavayi, una pianta erbacea perenne diffusa nei pendii dei monti Hengduan. Questa pianta produce un solo fiore all’anno, e solo dopo i 5 anni di età. Alcuni ricercatori hanno notato che questa pianta era presente con diverse colorazioni nelle foglie e nel fiore, alcune più accese, come verde o giallo, altre perfettamente in linea con l’ambiente circostante, come marrone e grigio. Le piante marroni e grigie si mimetizzano perfettamente con l’ambiente, un caso di criptismo. La domanda è perché? Non ci sono infatti erbivori noti per questa pianta, anche a causa dell’alta quantità di alcaloidi che presenta, composti che dissuadono gli erbivori. Tuttavia, proprio a causa dell’alta quantità di alcaloidi, Fritillaria delavayi è molto usata nella medicina tradizionale cinese, e il prezzo dei bulbi è aumentato negli ultimi anni, raggiungendo circa 480 $/kg. È l’uomo quindi il vero nemico di questa pianta, che si sta evolvendo per nascondersi all’uomo mimetizzandosi nell’ambiente circostante. Non a caso, le popolazioni soggette maggiormente a raccolta, tendono ad avere molto più di frequente colorazioni criptiche.
Mimetismo molecolare e il caso del cuculo: il lato oscuro del mimetismo
Il mimetismo spesso può assumere funzioni che possono causare un danno ad alcune specie, avvantaggiandone altre. Come nel caso del mimetismo batesiano, ma non solo. Curioso è il caso del cuculo (Cuculus canorus) e del suo parassitismo da cova: questo uccello ha evoluto una strategia curiosa per allevare, o meglio, per non allevare la propria prole. Depone il suo uovo nel nido di altri uccelli: l’uovo del cuculo appare quasi indistinguibile dalle altre uova, perciò la coppia di uccelli che si ritrova l’uovo del cuculo non lo riconosce come estraneo, e viene covato. In seguito l’uovo si schiude, e il pulcino del cuculo viene nutrito dai genitori adottivi: il pulcino crescerà più in fretta dei suoi fratellastri, arrivando persino a diventare più grande della coppia di genitori adottivi. Può anche accadere che il pulcino del cuculo uccida gli altri pulcini per avere maggiori quantità di cibo. Un danno enorme per la specie parassitata. Il cuculo ha imparato a “imitare” le uova di altre specie. Un altro esempio viene dalle barriere coralline del Pacifico, dove molti pesci consentono a pesci come Labroides dimidiatus, di nutrirsi dei parassiti sui loro corpi e persino all’interno della loro bocca. Aspidontus taeniatus imita la colorazione a strisce bianche e nere e il movimento di Labroides dimidiatus, sfruttando il comportamento passivo dei pesci, per avvicinarsi e mordere, strappando piccoli brandelli di tessuto. Labroides e Aspidontus mostrano variazioni parallele nei modelli di colore in diverse aree geografiche, il che suggerisce fortemente che effettivamente l’imitazione converge sul modello. Il mimetismo molecolare è una forma di mimetismo utilizzata invece da alcuni microorganismi, per eludere il sistema immunitario dell’organismo che infettano. Un esempio classico di questa tipologia di mimetismo riguarda Streptococcus pyogenes: modifica la sua capsula producendone una con acido ialuronico e cambia i suoi antigeni, mimetizzandosi simulando un elemento endogeno.
Fonte
- Hickman et al., 16th Edition. Integrated Principles of Zoology
McGraw-Hill Education - Niu, Y., Stevens, M., & Sun, H. (2021). Commercial harvesting has driven the evolution of camouflage in an alpine plant.
Current Biology - Laurie J. Vitt, Janalee P. Caldwell, in Herpetology (2009, Third Edition), Chapter 11 – Defense and Escape, Pages 297-323.
Herpetology - Douglas J. Futuyma and André Levy, in Encyclopedia of Biodiversity (2013, Second Edition), Coevolution, Pages 137-148.
Encyclopedia of Biodiversity