L’indecisione cronica è l’abitudine di evitare di prendere una decisione. Una recente ricerca ha determinato cosa può innescarla e dove poter agire per risolvere questo problema.
IN BREVE
INDECISIONE CRONICA: COS’ È?
L’indecisione cronica, in psicologia, è l’abitudine di evitare una decisione. Questo processo può essere attivato a livello inconscio ed il soggetto può andare incontro a stati ansiosi e provare angoscia. Del resto, uno scenario del genere è capitato a tutti: siamo in crisi di fronte all’armadio e l’unico pensiero è “cosa dovrei indossare?” o ancora sul divano e davanti alla TV “che film dovrei guardare?”. Per la maggior parte delle persone questi episodi rappresentano un breve momento di indecisione, isolato rispetto a ciò che è la quotidianità. Insomma, si riesce alla fine a decidere e ad andare avanti con la propria vita. Quindi, quando l’indecisione diventa “cronica”? Cosa vuol dire? L’indeciso cronico si ritrova a dover fronteggiare e a vivere come dilemmi esistenziali sia le piccole scelte (come quelle appena citate, quindi più insignificanti) che quelle più grandi, che avranno poi un impatto considerevole sulla sua vita. L’indecisione cronica, infatti, è una vera e propria malattia. Le persone con indecisione cronica possono concentrarsi sui dubbi quando si sentono incerte sulla decisione giusta da prendere. L’altro scenario li vede bloccati, paralizzati o come dei procrastinatori. Il motivo? Evitare le conseguenze di qualsiasi decisione che potrebbe indurli a prendere la strada sbagliata, generare risultati disastrosi o produrre rimpianti. Come per l’ansia anticipatoria, sia l’overthinking (il rimuginio) che l’essere proiettati dall’immaginazione sul futuro giocano un ruolo importante nel paralizzare l’azione. Volendo riassumere, tre sono i fattori importanti che contribuiscono all’indecisione cronica: perfezionismo, intolleranza dell’incertezza e paura del rimpianto. Essa non è un tratto della personalità: è un problema comportamentale che può essere modificato. Del resto, siamo esseri in continua evoluzione.
QUALI SONO LE CAUSE DELL’INDECISIONE CRONICA?
L’indecisione cronica in psicologia viene definita “abulia” (dal greco a- senza e boule -volontà, senza volontà). Essa contraddistingue sia un disturbo dell’attività intenzionale, per cui l’individuo si sente incapace di prendere decisioni anche in quelle situazioni di poco conto; sia a un disturbo della motivazione: l’individuo non riesce a portare a termine l’azione anche quando questa è desiderata. In entrambi i casi, l’abulia indica un disagio caratterizzato da estrema apatia e/o irrisolutezza. Tale condizione è associata a disturbi d’ansia, depressione, bassa autostima, stress e disturbo ossessivo compulsivo.
Perché ci si trova impantanati in questa difficoltà nel prendere decisioni? La regione del cervello deputata al processo decisionale è la corteccia prefrontale. In chi soffre di indecisione patologica, tale corteccia sembrerebbe essere sopraffatta da informazioni e, nel processo cognitivo, l’individuo non riesce a riordinare ed a scandire le priorità. La situazione diventa critica ed il soggetto deve scandagliare tutte le variabili. Ci si ritrova in un circolo vizioso. Più la decisione da prendere è difficile, infatti, più il processo decisionale si paralizza. La situazione peggiora quando la persona reputa di non avere abbastanza informazioni per compiere una scelta. L’incertezza, allora, si tramuta in ossessione. Ripercorrendo la storia personale dell’indeciso cronico, la sua condizione patologica sembrerebbe essere il risultato diretto dell’eccessivo coinvolgimento delle figure primarie di attaccamento (i genitori). Tali figure hanno manifestato, durante i primi anni di vita, un comportamento intrusivo e non hanno permesso lo sviluppo di sé ben differenziato. Dietro l’indecisione patologica vi è una scarsa autonomia perché fin da bambino, l’indeciso patologico è stato in qualche modo ammonito. Probabilmente ogni tentativo di indipendenza era punito dal genitore. Il bambino, pertanto, è cresciuto associando sensi di colpa all’indipendenza. L’indeciso patologico, anche da adulto, tenderà a sentirsi subordinato al genitore e non sarà trattato (dal genitore) come un suo pari. Altro fattore, che può minare fortemente la capacità di prendere decisioni difficili e non, è il senso dell’auto-efficacia. L’umiliazione sociale, l’emarginazione, il bullismo… sono fattori importanti nello sviluppo dell’abulia. In questo contesto, la persona non solo presenta difficoltà a prendere decisioni ma è inoltre riluttante ad assumersi nuove responsabilità e a funzionare indipendentemente dagli altri.
QUALI SONO LE CELLULE DEL CERVELLO RESPONSABILI DELL’INDECISIONE CRONICA?
Una ricerca recente (e tutta italiana) ha individuato “la cellula” del cervello che regola le decisioni. Gli sviluppi di questa scoperta potrebbero essere determinanti per scoprire come curare l’indecisione cronica. Inoltre, tale scoperta potrebbe essere l’apripista per lo sviluppo di interventi mirati per migliorare le performances cognitive nelle persone affette da malattie neurodegenerative. Il lavoro condotto dai ricercatori dell’Unità di Neuroimmunologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, apparso su “Nature Communication”, è stato effettuato utilizzando un modello sperimentale in vivo (topolini geneticamente modificati). I risultati hanno portato ad identificare una popolazione di cellule del cervello – le cellule staminali periventricolari – ed una proteina (insulin-like growth factor binding protein-like 1 ovvero IGFBPL1) la cui mancanza abbassa notevolmente le capacità decisionali. In altre parole, rende più indecisi. Altro punto interessante della ricerca è stato la dimostrazione della correlazione esistente tra persone affette da sclerosi multipla, che manifestano disturbi cognitivi quali la difficoltà a processare le informazioni, e la presenza di lesioni cerebrali dovute alla malattia proprio nell’area periventricolare dove sono presenti, appunto, le staminali produttrici di IGFBPL1. Il ruolo di IGFBPL1 è quello di garantire la sopravvivenza e stimolare la crescita di alcune cellule situate in una area cerebrale profonda denominata corpo striato, ovvero gli interneuroni a picco rapido (fast-spiking), che sono essenziali per i nostri processi cognitivi. La capacità di queste cellule è quella di filtrare i messaggi “elettrici”. In questo modo transiteranno solo quelli destinati a diventare appunto una decisione, giusta o sbagliata che sia.
Come sono riusciti a dimostrare tutto ciò i ricercatori? Eliminando geneticamente nei topolini le cellule staminali periventricolari e/o la proteina IGFBPL1. I piccoli animali, infatti, hanno dimostrato, in seguito a queste delezioni, indecisione nei test comportamentali. In particolare, essi non erano in grado di regolare adeguatamente gli impulsi volti a facilitare o inibire un certo comportamento, pur mantenendo intatta la capacità di apprendimento e di memorizzazione. Come mai questa scoperta è così importante? Essa rappresenta un ulteriore mattoncino verso la comprensione della “biologia” che si cela dietro il nostro modo di pensare e, nello specifico, di decidere. Inoltre, rende “raggiungibili” quelli che sono ritenuti meccanismi straordinariamente complessi che sono regolati, in realtà, da meccanismi molecolari individuabili. Lavorare su questi risultati implicherebbe anche il poter rispondere allo storico quesito: “Come risolvere l’indecisione?”. La speranza è come sempre nel futuro in cui si auspica di poter conoscere in maniera sempre più approfondita i meccanismi alla base di questi disturbi in modo da sviluppare interventi terapeutici specifici per le persone con malattie neurodegenerative e disturbi cognitivi.
Fonte
- Neural precursor cells tune striatal connectivity through the release of IGFBPL1
Nature Communications - Abulia
National library of medicine