Il mostro di Frankenstein è uno dei personaggi più popolari della storia della letteratura, sia tra i grandi che tra i più piccoli. Potreste pensare che questo ammasso di pezzi di cadaveri smembrati sia soltanto un prodotto dell’immaginazione dell’autrice: ma se nella vicenda raccontata da Mary Shelley si nascondesse, invece, anche un macabro fondo di verità?
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LA STORIA DEL MOSTRO DI FRANKENSTEIN
Frankenstein, pubblicato nel 1818 dalla scrittrice inglese Mary Shelley, viene considerato da molti critici letterari come il primo romanzo fantascientifico della storia della letteratura. La vicenda è fortemente impregnata della cultura scientifica settecentesca: l’opera è influenzata da una serie di studi di scienza elettrica che ebbero come protagonisti Luigi Galvani e suo nipote, Giovanni Aldini. La creazione del mostro di Frankenstein, infatti, avviene sottoponendo a stimoli elettrici un corpo formato da pezzi di cadaveri cuciti tra loro. I primi studi sull’elettricità erano iniziati nei primi anni del Settecento, e verso la metà del secolo Luigi Galvani e Alessandro Volta avevano cominciato i primi esperimenti sull’elettricità animale. Si potrebbe quindi dire che, in un certo senso, la vera storia del mostro di Frankenstein comincia qui, in Italia.
Luigi Galvani, medico bolognese, pubblica nel 1791 il De viribus in electritati motu muscolari, un saggio nel quale presenta al pubblico la sua teoria dell’elettricità animale. Galvani sosteneva che nel corpo degli animali esistesse un fluido elettrico in grado di influenzare il moto muscolare. Egli si accorse infatti che, stimolando elettricamente un cadavere di rana, questo andava incontro a violente contrazioni. L’intuizione di Galvani, anche se immatura, presenta comunque un fondo di verità: le cellule animali, per scambiare molecole con l’ambiente esterno, sfruttano infatti fenomeni elettrici, e questi rivestono un ruolo fondamentale nella trasmissione degli impulsi nervosi. La storia del mostro di Frankenstein è quindi basata su esperimenti, eseguiti tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento, che coinvolgono l’applicazione di scariche elettriche a cadaveri di animali. Ma, a differenza dello zio, Aldini non si accontenterà del corpo di una rana…
LA CREAZIONE DEL MOSTRO DI FRANKENSTEIN
Gli studi di Galvani, morto nel 1798, saranno continuati dal nipote e collaboratore Giovanni Aldini, che influenzerà la storia del mostro di Frankenstein ancora più dello zio. Egli riprende le teorie sull’elettricità animale di Galvani nell’ottica di individuare possibili applicazioni mediche del galvanismo. Quest’ultimo è un termine, ormai non più utilizzato, che indica quella branca delle scienze elettriche che studiava le correnti prodotte da pile voltaiche. Queste ultime, introdotte nel 1799 da Alessandro Volta, erano i primi generatori statici di energia elettrica. Gli studi di Aldini culminano, nel 1803, con la pubblicazione del saggio An account of the late improvement in Galvanism.
A differenzia dello zio, Aldini si spinge oltre ai corpi delle rane, eseguendo anche esperimenti su cadaveri umani. Il primo corpo ad essere utilizzato da Aldini è quello di George Foster, un assassino londinese che era stato condannato a morte per impiccagione. L’obiettivo di Aldini, però, non era assolutamente la rianimazione dei morti, a differenza di quanto accade invece con il mostro di Frankenstein. Le ricerche di Aldini, di carattere medico, erano infatti volte alla rianimazioni di individui in uno stato di animazione sospesa. È questo il motivo per cui sceglie un individuo condannato all’impiccagione, morto per asfissia, e non qualcuno condannato al taglio della testa.

BIOELETTRICITÀ E POTENZIALE DI MEMBRANA
Il mostro di Frankenstein del romanzo della Shelley è un personaggio di finzione letteraria, ma erano invece molto reali gli esperimenti di Galvani e Aldini. Alcune delle intuizioni di questi due scienziati, anche se non ancora mature, erano corrette. Nei tessuti e negli organi degli animali avvengono infatti fenomeni elettrici che rivestono un ruolo fondamentale in biologia. Tutte le cellule, infatti, sono in grado di accumulare ioni in concentrazione differente rispetto all’ambiente circostante. Questa differenza di carica e di concentrazione tra l’ambiente extracellulare e quello intracellulare determina la formazione di un potenziale elettrochimico di membrana. Questo potenziale di membrana è indispensabile per consentire un trasporto selettivo di sostanze all’interno e all’esterno della cellula.
Il trasporto di molecole tra una cellula e l’ambiente extracellulare è reso possibile da proteine che attraversano tutto lo spessore della membrana plasmatica. Queste, che vengono chiamate proteine transmembrana, possono attuare due tipi diversi di trasporto. Il trasporto passivo avviene secondo gradiente, “seguendo” il potenziale elettrochimico. Se all’esterno della cellula c’è una concentrazione di ioni positivi maggiore rispetto all’esterno, allora queste ultime tenderanno ad attraversare specifiche proteine transmembrana per entrare all’interno della cellula, fino a raggiungere una condizione di equilibrio. Il trasporto attivo, invece, avviene contro gradiente, mediante consumo di energia oppure sfruttando il co-trasporto passivo di altri ioni. Le cellule sono quindi in grado di scambiare ioni con l’ambiente esterno mediante i diversi meccanismi di trasporto attivo e passivo. Questo consente alla cellula di mantenere un potenziale di membrana che è indispensabile nel trasporto selettivo di altre molecole, come il glucosio.
Alcuni animali sono poi in grado di sfruttare i fenomeni elettrici in modo più complesso. Gli squali, per esempio, sono dotati di speciali organi di senso: le ampolle del Lorenzini. Queste strutture particolarissime permettono agli squali di individuare i deboli campi elettrici generati dalle proprie prede: il fenomeno prende il nome di elettroricezione. Tutti gli animali, così come il mostro di Frankenstein, producono infatti un campo elettrico. Alcuni animali, come l’anguilla elettrica, sono poi in grado di generare scosse elettriche dall’intensità particolarmente elevata. Questa capacità, che viene definita elettrogenesi, è resa possibile dalla presenza di speciali tipi cellulari, che prendono il nome di elettrociti.
Trasmissione di impulsi nervosi
Luigi Galvani aveva sviluppato una teoria secondo la quale gli esseri viventi presentano un’elettricità intrinseca che si propaga nel corpo tramite i nervi. Questa elettricità, giungendo ai muscoli, avrebbe permesso la loro contrazione e quindi anche il movimento. In effetti, come Galvani aveva pensato, è vero che i nervi trasmettono impulsi di natura elettrica: il mostro di Frankenstein è stato quindi immaginato dalla Shelley sulla base di reali teorie scientifiche. Va però ricordato che Aldini, nel suo saggio del 1803, ribadisce più volte l’impossibilità della rianimazione dei morti tramite scariche elettriche. Egli, come molti altri al tempo, credeva infatti nell’esistenza di forze vitali all’interno degli animali: una volta sopraggiunta la morte, la stimolazione elettrica non avrebbe potuto permettere il ripristino di queste forze necessarie alla vita. La creazione del mostro di Frankenstein sarebbe dunque, secondo Aldini, impossibile.

Come aveva immaginato Galvani alla fine del Settecento, quindi, i nostri nervi sono percorsi da impulsi nervosi di natura bioelettrica. Il medico bolognese non sapeva però che questi consistono in una variazione del potenziale di membrana dei neuroni. Questa variazione del potenziale si determina in seguito allo spostamenti di ioni sodio e potassio dall’ambiente intracellulare a quello extracellulare, e viceversa. Le cellule nervose presentano un proprio caratteristico potenziale di riposo. Quando al neurone giunge un impulso elettrico superiore a un certo valore soglia, si verifica uno spostamento ionico che determina una variazione del potenziale di membrana, poi ripristinato dalla presenza di specifiche proteine transmembrana. L’impulso si propaga poi a livello della membrana plasmatica del neurone seguendo una direzione preferenziale, e da qui potrà essere trasmesso ad altri neuroni.
Fonte
- D. Casali (2022). Scienza elettrica e cultura scientifica nel Frankenstein di Mary Shelley.
AMS Tesi - I. Dalle Donne (2019). Citologia e istologia.
Citologia e istologia