Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è un canide di medie dimensioni, in passato presente nell’est Europa. Nello scorso secolo, dopo essere stato vicino all’estinzione, alcuni fattori ne hanno favorito un recupero, e in seguito lo sciacallo dorato ha iniziato un’espansione in corso ancora oggi, che lo ha portato a diffondersi quasi ovunque in Europa, Italia compresa. Diversi fattori hanno favorito e in parte causato questa espansione, e alcuni modelli di distribuzione delle specie hanno previsto come potrebbero andare le cose in futuro.
IN BREVE
LO SCIACALLO DORATO
Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è un canide di medie dimensioni, più grande di una volpe (Vulpes vulpes) ma più piccolo di un lupo (Canis lupus), con una storia unica tra i mammiferi attualmente presenti in Europa. Infatti, nonostante sia sempre stato confinato ad alcune aree dell’est Europa, dalla fine del secolo scorso ha iniziato ad espandersi, dapprima in Europa orientale, e in seguito in tutta Europa, e fa parte delle specie di mammiferi attualmente maggiormente in espansione in Europa, assieme a poche altre, come il castoro europeo.
Le sue dimensioni sono modeste, con un peso che oscilla tra i 10-12 kg, e raramente sfiora i 15 kg, con una lunghezza di 70-80 cm, esclusa la coda. Nonostante la sua presenza possa inizialmente destare preoccupazioni, lo sciacallo dorato può offrire importanti benefici nell’ecosistema, a causa del suo ruolo ecologico. In questo articolo analizzeremo in primis la distribuzione in Europa, per poi parlare del suo arrivo in Italia, affrontando le cause della sua recente espansione.
DISTRIBUZIONE STORICA E ATTUALE
Con una distribuzione dalla Cambogia attraverso l’Asia meridionale alla penisola arabica, dalla Turchia alla Grecia, ai Balcani e alla Romania, e all’Africa fino al Senegal e alla Tanzania, lo sciacallo dorato è il più diffuso dei carnivori. Si ritiene che lo sciacallo dorato abbia raggiunto l’Europa dall’est, alla fine del Pleistocene. L’ingresso in Europa orientale potrebbe essere avvenuto in due modi, che corrispondono ai potenziali percorsi tra il Pleistocene e l’Olocene: lungo la costa settentrionale del Mar Nero e attraverso il Bosforo. In Europa, lo sciacallo fu distribuito principalmente nei Balcani. Le popolazioni locali più stabili sono state presenti nella regione Tracia, in Dalmazia e nel Peloponneso, con espansioni verso ovest e nord ovest durante periodi favorevoli: era presente nella costa bulgara del Mar Nero e occasionalmente ha raggiunto la Bulgaria occidentale e settentrionale e forse anche la Serbia settentrionale. L’areale dello sciacallo dorato durante la prima metà del XX secolo copre un territorio relativamente vasto, dai Balcani, che sono il territorio europeo iniziale, fino all’Anatolia e al Caucaso.
Ci sono due tendenze molto diverse delle dinamiche della popolazione: dalla metà del XX secolo fino agli anni ’80, è stata osservata una grande riduzione della popolazione. Seguì poi l’inizio dell’espansione della popolazione. Tra il 1950 e il 1960 la popolazione di sciacalli raggiunge il numero minimo: la popolazione si riduce, le piccole popolazioni periferiche scompaiono gradualmente in Ungheria, Romania, Repubblica della Macedonia del Nord, Serbia (tranne alcuni piccoli punti isolati) e Bosnia. È scomparso in molte aree negli anni ’60 a causa della perdita di habitat e delle esche avvelenate. Rimase in sottopopolazioni localizzate all’interno dei Balcani, e da questi nuclei di popolazione, alla fine degli anni ’60 e in particolare negli anni ’70, iniziarono a verificarsi le prime espansioni a nord e ad ovest.
In Bulgaria alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, dopo che fu bandito l’uso delle esche avvelenate, e si verificò la protezione della specie (nel 1962), l’espansione iniziò a nord (lungo la costa bulgara del Mar Nero) e ad ovest evitando le montagne. All’inizio degli anni ’70 la specie si diffuse anche in Romania. In seguito la specie si diffuse verso ovest, raggiungendo Serbia, Ungheria e Slovacchia, attraverso la pianura del Danubio, principalmente dalla Bulgaria, ma anche dalla Romania. Negli anni ’80 la popolazione rumena si espanse ad ovest e a nord, da dove raggiunse nuovamente, nei primi anni ’80, la Serbia e l’Ungheria. Raggiunse la Slovacchia nel 1989, e sempre negli anni ’80, probabilmente dalla popolazione principale della Dalmazia, alcuni individui raggiunsero il Nord Italia (1985), la Slovenia (1985) e l’Austria (1988). Successivamente anche l’Europa Centrale fu colonizzata, con segnalazioni in Germania (1996), Repubblica Ceca (2006) e Svizzera. Dall’Ucraina, dove la specie arrivò nel 1988, lo sciacallo dorato si è espanso verso nord, colonizzando Polonia, Bielorussia, fino addirittura ai Paesi Baltici, dove nel tempo è stata fondata una popolazione stabile. Più di recente, lo sciacallo dorato è stato segnalato in Francia, Spagna, Danimarca, e persino in Scandinavia. Oggi lo sciacallo dorato è presente quasi in tutta l’Europa continentale, seppur in molti paesi ancora con individui vagabondi e non con popolazioni stabili. Tuttavia, la sua recente storia, così come alcuni studi di modellistica ecologica al futuro, lasciano supporre che lo sciacallo potrà espandersi in quasi tutto il continente nel prossimo futuro.
Distribuzione in Italia
Negli ultimi decenni, sono state registrate segnalazioni sempre più frequenti di questa specie in varie regioni italiane. In particolare, si sono verificati avvistamenti significativi di sciacallo dorato in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, e Trentino. Questo ritorno in Italia potrebbe essere attribuito a una maggiore consapevolezza e protezione della fauna selvatica, nonché a cambiamenti nelle attitudini umane verso questo animale.
La distribuzione attuale del sciacallo dorato in Italia è molto frammentata e limitata alle regioni settentrionali e nord-orientali. Questo carnivoro si adatta bene a una varietà di habitat, tra cui aree urbane, ma sembra preferire paesaggi aperti come prati, campi agricoli e aree boschive. Le segnalazioni sono spesso concentrate nelle vicinanze delle Alpi e delle Prealpi, dove l’ambiente offre opportunità di caccia e riparo.
In Italia la specie è presente almeno dal 1985 (nella zona di Udine). Nel nostro paese l’espansione dello sciacallo ha seguito tre fasi: dal 1984 al 1996, con la prima segnalazione di sciacallo dorato in Veneto ed eventi di riproduzione in provincia di Udine e Belluno, con la colonizzazione del Carso Isontino; dal 1997 al 2008, con una stasi dell’espansione accompagnata da un calo nell’abbondanza, ma con la prima riproduzione in provincia di Trieste e con una maggiore diffusione nel Carso Isontino; dal 2009 ad oggi, forte espansione con eventi di riproduzione sparsi, e con osservazioni di sciacallo doratolo in Piemonte ed in Emilia Romagna, fino a sud, verso Toscana, Marxhe e Lazio. Tuttavia, invece di una popolazione frammentata, gli sciacalli sono stati maggiormente presenti come individui vagabondi, presumibilmente originari della Slovenia e dalla penisola istriana. Nuovi dati hanno confermato lo sciacallo dorato a nord, in particolare nella provincia di Bolzano e in Alto Adige. Oggi lo sciacallo dorato ha popolazioni stabili nell’Italia nord-orientale, ma è probabile che in futuro possa ampliare il suo areale e fondare popolazioni stabili in altre zone.
La persistenza dello sciacallo dorato in Italia sembra essere quasi assicurata sul lungo periodo, considerando l’abbondanza totale della popolazione e la vicinanza con altre popolazioni numerose nell’est Europa. I problemi della specie in Italia sono legati soprattutto alla percezione negativa della specie da parte delle persone, fatto che porta a frequenti conflitti locali, che conducono all’eliminazione diretta della specie con diversi sistemi, sia con l’avvelenamento, sia col ricorso al bracconaggio. La mortalità stradale resta comunque il maggiore problema per la conservazione della specie in Italia.
Cosa ha favorito l’espansione dello sciacallo dorato?
Diversi fattori, spesso legati all’attività umana, hanno favorito questa espansione in tutta Europa: (i) la deforestazione, (ii) fonti alimentari supplementari, spesso legate alle attività umane in ambienti antropizzati ma con bassa densità umana, in ambienti quindi semi-naturali; (iii) la quasi scomparsa in passato del lupo grigio; (iv) il cambiamento climatico, che può creare inverni più miti, aiutando lo sciacallo ad espandersi in aree a latitudini o altitudini più elevate.
Lo sciacallo è una specie generalista e opportunista, capace di sfruttare molte risorse, e di vivere in ambienti molto diversi. Questa plasticità ecologica gli permette di adattarsi anche a condizioni sfavorevoli. La sua dieta principalmente è composta da piccoli mammiferi, soprattutto roditori, e in alcune aree dell’Est Europa una grande importanza è rivestita da grandi mammiferi, sia selvatici che domestici. Tuttavia, raramente lo sciacallo attacca grandi prede, e gli ungulati ritrovati nella dieta sono spesso frutto della sua attività da spazzino, consumati quindi come carogne. In altre aree, e in alcuni periodi dell’anno, lo sciacallo dorato può nutrirsi di frutta, piccoli uccelli.
Ma il fattore più importante che ha favorito l’espansione dello sciacallo dorato in Europa, è stata la graduale riduzione delle popolazioni di lupo grigio avvenuta in passato. Infatti, il lupo grigio esercita un forte effetto di controllo delle popolazioni di altri meso-predatori, che quindi, in assenza del lupo, possono aumentare di numero, fenomeno noto come “rilascio del meso-predatore”. In particolare, il lupo è in grado di ridurre le popolazioni di sciacallo dorato attraverso la predazione diretta, e nelle aree occupate stabilmente dal lupo, lo sciacallo dorato difficilmente si avvicina. La graduale scomparsa del lupo nello scorso secolo ha causato l’espansione dello sciacallo dorato, e oggi che anche il lupo grigio è in forte espansione, le due specie potrebbero nuovamente condividere gli stessi spazi. In questo caso, lo sciacallo dorato tende a selezionare habitat diversi, avvicinandosi maggiormente ad ambienti antropizzati, come aree agricole, mentre il seleziona habitat più coperti, come boschi e foreste.
Il cambiamento climatico, che causa inverni più miti e temperature più elevate durante le stagioni, può ulteriormente favorire l’espansione dello sciacallo dorato. Infatti, la fisiologia di questa specie non le consente di muoversi agevolmente sulla neve, e zone con precipitazioni nevose abbondanti sono in genere evitate, nonostante i recenti avvistamenti della specie anche in Europa settentrionale.
Un’espansione destinata a proseguire? La previsione dai modelli di idoneità ambientale
I modelli di distribuzione (SDMs) delle specie mettono in relazione i dati di presenza/assenza di una specie con alcune variabili ambientali (temperatura, precipitazioni, quota, etc.), e creano mappe attraverso cui si può inferire l’eventuale distribuzione di una specie al futuro o in aree dove la specie è assente. Studi di questo tipo hanno analizzato l’idoneità ambientale dello sciacallo dorato a livello europeo. I risultati hanno mostrato che l’habitat adatto aumenterà progressivamente in futuro, e molte zone sia in Italia che in Europa potrebbero diventare idonee. Questa espansione sarà maggiore inizialmente in Europa Centrale, con aumenti progressivi verso nord ed ovest. In alcuni scenari aree come i Paesi Baltici, la Bielorussia, la Polonia, e gran parte della Francia saranno idonee a questa specie, storicamente rimasta confinata nel sud-est Europa. In Italia, l’idoneità ambientale è alta nella pianura padana, con l’habitat idoneo che si sposta progressivamente, negli scenari futuri, verso sud fino in Puglia. Questi modelli di idoneità ambientale supportano quindi un ulteriore espansione dello sciacallo dorato, favorita dal clima e dalle sue caratteristiche ecologiche. Questa espansione potrebbe verificarsi nonostante l’espansione del lupo grigio, variabile considerata nei modelli di distribuzione.
BIOLOGIA ED ECOLOGIA
Lo sciacallo dorato è tra le poche specie di mammiferi a mostrare monogamia. Inoltre spesso vivono in gruppi familiari formati dalla coppia, i cuccioli dell’anno e alcune femmine nata da precedenti figliate che fungono come helper nella gerarchia sociale di questa specie. La coppia dominante marca e protegge attivamente il territorio. L’accoppiamento avviene verso fine febbraio, e i cuccioli, da 2 a 5, nascono tra aprile e maggio. Le prime 14 settimane di vita sono le più critiche per i cuccioli.
Lo sciacallo ha un vasto areale ed è presente in habitat molto diversi, da deserti a zone semi-aride, dalla savana ad habitat arbustivi, dalle paludi alle foreste umide, dalle zone agricole agli insediamenti umani. La specie seleziona ambienti a bassa e media altitudine, in quanto di rado si osserva sopra i 900 metri anche se in Italia è stato visto anche fino ai 2500 metri, con una netta preferenza per varie tipologie di habitat mesofili boscosi, biotopi umidi, letti fluviali e boschi ripariali. Infatti gli sciacalli preferiscono le pianure con pendenze moderate ed evitano le regioni montuose con terreno ripido, neve profonda e fitta vegetazione boschiva. Gli habitat aperti sono importanti per la caccia, mentre aree arbustive più fitte invece possono essere importanti perché forniscono tane e nascondigli.
I cuccioli aprono gli occhi a circa 10 giorni e non emergono dalle tane sotterranee, dove sono nati, fino a circa 3 settimane di età. Le madri trascorrono il 90% delle prime 3 settimane nella tana, il che può essere fondamentale per prevenire l’ipotermia nei cuccioli. Fino a 7 settimane di età, i cuccioli trascorrono la maggior parte del loro tempo nella tana, e continuano a usare le tane fino a quando non hanno 14 settimane. Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, i giovani sciacalli hanno già raggiunto la maturità, e possono cacciare con i genitori.
Ruolo ecologico: perché lo sciacallo dorato è importante?
Come detto, lo sciacallo dorato è un’opportunista e ha una dieta che spazia da insetti e frutta, fino a piccoli mammiferi e carogne. La sua dieta varia a seconda della disponibilità delle risorse. Tuttavia, le sue prede elettive sono i piccoli roditori. Questo lo rende un importante elemento di controllo nell’ecosistema, capace di controllare le popolazioni di roditori. Ma non solo, la sua attività di spazzino è importante perché permette di rimuovere dall’ecosistema carogne che potrebbero altrimenti veicolare agenti patogeni. In Europa si stima che una popolazione di circa 70.000 sciacalli possa rimuovere ogni anno circa 8.800 tonnellate di resti di animali domestici e 4.300 tonnellate di resti di ungulati selvatici, oltre che circa 3.600 tonnellate di roditori dalle zone agricole, cioè circa 158 milioni di individui. Il valore monetario stimato per la rimozione delle carcasse è di circa 2 milioni di euro. Questi servizi sono importanti soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove lo smaltimento organizzato dei rifiuti viene reso complicato dalla mancanza di fondi e di infrastrutture. Il consumo di carcasse da parte dei mesocarnivori ha anche altri benefici, come l’accelerazione del riciclo dei nutrienti e la limitazione delle malattie. Perciò soprattutto in aree rurali più povere, dove la gestione di alcuni rifiuti comporta delle difficoltà, si dovrebbe mantenere una buona densità di mesocarnivori in modo che possano consumare questi rifiuti.
Specie aliena o no?
Lo sciacallo dorato è inserito nella Direttiva Habitat 92/43 (All. V) (Tabella 8), come “specie di interesse comunitario”, il cui sfruttamento va gestito, ai sensi della direttiva, e nell’app. III della CITES, dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) del 1992 e dalla Convenzione di Berna. In Italia è protetto dalla LN 157/92. Una caratteristica dell’espansione futura, recente e potenziale dello sciacallo è che spesso riguarda paesi in cui non si conosce se lo sciacallo era presente in passato. Questo, insieme al suo stato di protezione legale minore, rende la situazione dello sciacallo dorato diversa da quella di lupo grigio, lince eurasiatica e orso bruno, le cui espansioni in corso in Europa sono in realtà ritorni. Secondo una definizione adottata dalla CBD, una “specie aliena” è una specie “introdotta al di fuori del suo areale passato naturale o presente”. La stessa CBD definisce “introduzione” il “movimento da parte dell’uomo, indiretto o diretto, di una specie aliena al di fuori del suo areale naturale (passato o presente)”. Queste definizioni di “specie aliena” sono valide solo le specie introdotte dall’uomo ed escludono le specie che si diffondono oltre il loro areale passato. Pertanto, il fatto che una specie non possa essere provata storicamente in un territorio recentemente colonizzato non la rende una “specie aliena”. Inoltre, secondo la Convenzione di Berna, il termine “specie aliena” non è valido per le specie autoctone che estendono naturalmente il loro areale in risposta ai cambiamenti climatici. Pertanto lo sciacallo dorato deve essere gestito e tutelato come altre specie protette. La caccia può essere consentita solo in determinati casi, e con densità di popolazione elevate.
Fonte
- Serva, D., Iannella, M., Cittadino, V., & Biondi, M. (2023). A shifting carnivore’s community: habitat modeling suggests increased overlap between the golden jackal and the Eurasian lynx in Europe.
Frontiers in Ecology and Evolution - Trouwborst, A., Krofel, M., & Linnell, J. D. (2015). Legal implications of range expansions in a terrestrial carnivore: the case of the golden jackal (Canis aureus) in Europe.
Biodiversity and Conservation - Krofel, M., Giannatos, G., Cirovic, D., Stoyanov, S., & Newsome, T. (2017). Golden jackal expansion in Europe: a case of mesopredator release triggered by continent-wide wolf persecution?
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