Non molte persone possono dire di aver vissuto un secolo di Storia, eppure accade. Il fenomeno dei centenari è sempre più frequente e quel che si sta cercando di capire è quanto di genetico vi sia in un longevo invecchiamento, e quanto invece influenzino le abitudini. Come spesso accade in fenomeni particolarmente complessi, sembra che le due cose avvengano in concomitanza.
IN BREVE
Indice
LONGEVITÀ E ASPETTATIVA DI VITA
Per descrivere il grado di “benessere” di un Paese si fa affidamento a numerosi indicatori. L’indice di crescita economica, il prodotto interno lordo (PIL), l’efficienza sanitaria, scolastica, e la distribuzione della ricchezza tra i vari settori lavorativi sono solo alcuni dei principali fattori che vengono presi in considerazione. A questi, molto spesso, si correlano gli indici dell’evoluzione demografica, che si distinguono principalmente per longevità ed aspettativa di vita. Quest’ultima, chiamata anche speranza di vita, rappresenta la probabilità che ogni neonato raggiunga l’età media, ed è l’indice demografico con più elevata incidenza statistica nel descrivere lo sviluppo di una popolazione. Prendendo in considerazione gli Stati Uniti e l’Europa, dall’inizio del secolo scorso l’aspettativa di vita è cresciuta di circa venticinque anni. Tuttavia, non va confusa con la longevità, la quale invece evidenzia il cosiddetto “invecchiamento della popolazione”. Dall’inizio del ‘900 il numero di centenari è cresciuto in modo esponenziale.
Fattori favorevoli all’aspettativa di vita
Non è solo l’età media di vita ad aumentare ma anche la nostra capacità di “sopravvivenza“ in età senile. Principalmente, ciò è dovuto alle innumerevoli migliorie apportate alle tecnologie mediche e, soprattutto, ad una maggiore attenzione allo stile di vita da parte delle persone. Generalmente, le persone svolgono sempre di più lavori comodi, intellettuali e meno usuranti. Inoltre, le condizioni lavorative stesse sono migliorate rispetto dal ventesimo secolo, al netto di una paga che permette l’autosostentamento. Una maggiore disponibilità economica si riflette anche su scelte alimentari più ampie e salutari.
Infine, la mortalità in età avanzata è drasticamente diminuita grazie agli avanzamenti della medicina e delle biotecnologie. Molte patologie che solo cent’anni fa venivano considerate incurabili oggi sono state completamente debellate con l’avvento dei vaccini di massa (e.g. poliomielite). L’introduzione degli antibiotici in terapia contro le malattie infettive ha drasticamente calato il numero di decessi dovuti a tali cause, specialmente in età infantile o post-natale.
Fattori avversi all’aspettativa di vita
Durante il secolo scorso i fattori contrastanti l’aumento della speranza di vita non sono stati pochi. L’industrializzazione ha rivoluzionato i bisogni e i comportamenti della società. Una popolazione più impegnata a svolgere lavori intellettuali è di norma maggiormente soggetta a stress da carico lavorativo e conduce una vita tendenzialmente sedentaria. Tali aspetti si riflettono in un consumo maggiore di sigarette sia in ambiente lavorativo che domestico, aumentando l’incidenza statistica del manifestare patologie non trasmissibili gravi quali i disturbi cardiovascolari e il cancro. Inoltre, l’esponenziale crescita degli impianti di produzione e della circolazione dei mezzi di trasporto comporta un notevole inquinamento della qualità dell’aria. Nonostante questi aspetti agissero in controtendenza, la qualità e l’aspettativa di vita sono rimaste in crescita dagli inizi del secolo scorso.
Perciò cosa rende un centenario tale?
LA BIOLOGIA DEI CENTENARI
Un ruolo da protagonista lo gioca senza ombra di dubbio la nostra Madre Natura, altresì chiamata biologia. Alcuni studi riportano come siano stati individuati più di cinquanta geni regolatori dell’espressione genica e coinvolti nella riparazione dei danni al DNA come fattori determinanti all’aumento della vita nei centenari. In particolare, i geni più interessanti sono quelli che codificano per la sensibilità dei recettori per l’insulina e quelli regolano l’espressione di alcune componenti del sangue.
Un’aumentata efficienza dei recettori per l’insulina può ritardare di molto, o addirittura, prevenire, l’insorgenza del diabete mellito. Secondo poi, si prendono in considerazione quei geni che controllano l’espressione di particolari proteine del sangue, le famigerate lipoproteine a bassa densità, meglio note come LDL, la cui presenza sbilanciata nel sangue è un allarmante fattore di rischio per disturbi cardiovascolari quali aterosclerosi e trombosi.
Sui telomeri la ricerca continua a cercare risposte.
DIETA E STILE DI VITA: OLTRE LA GENETICA DEI CENTENARI
L’estrema longevità dei centenari sicuramente poggia su di una base biologica, la quale governa la grande maggioranza degli aspetti della nostra vita. Tuttavia, le informazioni conservate nel codice genetico non sono affatto statiche. Anzi, sono prone a fluttuare, variando in conseguenza di condizioni esterne. L’ambiente in cui una persona cresce, le sue abitudini alimentari e sportive plasmano l’informazione codificata dai geni. Questi aspetti agiscono quindi in concomitanza creando una sorta di circolo virtuoso che favorisce, attraverso uno stile di vita sano, l’eredità biologica.
Conducendo studi meta-genomici su campioni di flora batterica di ultra centenari, sono stati messi in evidenza molti marcatori molecolari appartenenti a microrganismi rari che ne costituivano la popolazione microbica intestinale. La caratteristica di queste peculiari popolazioni batteriche appartenenti agli ultra centenari è quella di produrre particolari acidi biliari secondari, fondamentali nella risposta immunitaria mediata dalla flora intestinale contro alcune infezioni batteriche.
ULTRA CENTENARI E AMBIENTE: LA GEOGRAFIA CHE RUOLO HA?
Come già menzionato, un apporto positivo alla longevità lo conferiscono anche fattori ambientali. Tuttavia, questi ultimi non sembrano legati solo alla geografia di un territorio ma anche alle inflessioni storico-culturali cui una zona è soggetta. La presenza di limiti geografici, come catene montuose o terre emerse insulari, ostacola l’affluenza di rotte migratorie. Pertanto, le piccole popolazioni che vivono in ambienti remoti sperimentano una bassissima variabilità genetica. Ciò aumenta le probabilità di fissare nella popolazione dei caratteri che aumentino la durata della vita. Inoltre, l’ambiente condiziona notevolmente le abitudini lavorative e di vita in generale dei suoi abitanti. Crescere confinati all’interno di un panorama rurale comporta di sviluppare, a partire da giovane età, abilità manuali e ad impiegarsi in lavori che richiedono attività motoria, non sedentari. Per tal motivo è noto trovare la presenza di centenari nelle popolazioni che vivono nelle campagne o ai piedi di complessi montuosi.
Ultra centenari in Italia
Negli ultimi quindici anni l’ISTAT ha monitorato attentamente la popolazione dei centenari in Italia tanto che ne ha redatto un profilo demografico nel corso del tempo. Queste persone vivono specialmente nel Nord Italia, specialmente in regioni più ricche, quali Lombardia, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia. In ultimo, Sardegna e alcune regioni del centro mantengono un elevato rapporto di centenari e ultra centenari in Italia. Il Molise è un caso particolarmente fortunato, che vanta un rapporto di 4,1 per 100 mila persone che arrivano all’età di centocinque anni. L’Istituto ha stilato anche un elenco centenari in Italia che mostra come il numero di persone residenti, di cento anni ed oltre, sono passate da poco più di diecimila a diciassette mila, mentre quelle di centocinque anni hanno più che duplicato il loro numero.
Centenari in Sardegna
Un caso esemplare della presenza di centenari in Italia è quello della Sardegna. In questa regione la popolazione è rimasta geneticamente isolata per secoli, sperimentando un infimo fenomeno migratorio. La cultura e le tradizioni sono rimaste, tendenzialmente, invariate. Questo ha contribuito a scolpire dei tratti antropologici caratteristici, intrisi di abitudini di vita più attive e meno sedentarie. Si nota che la presenza di centenari in Sardegna è particolarmente concentrata nell’area rurale di Nuoro. Questo dato offre un interessante indizio riguardo il contributo dei confini geografici. Infatti, la zona limitrofa alla provincia di Nuoro è particolarmente montuosa. Ciò suggerisce una maggiore difficoltà nel raggiungerla e ad insediarvisi.
Fonte
- Simoes, E.J.; Ramos, L.R. (2023). The Role of Healthy Diet and Lifestyle in Centenarians.
Nutrients - Poulain, M., Pes, G. M., Grasland, C., Caru, C., Ferrucci, L., Baggio, G., Deiana, L. (2010). Identification of a geographic area characterized by extreme longevity in the Sardinia island: the AKEA study.
Experimental Gerontology - Bin-Jumah, M. N., Nadeem, M. S., Gilani, S. J., Al-Abbasi, F. A., Ullah, I., Alzarea, S. I., Kazmi, I. (2022). Genes and longevity of lifespan.
International Journal of Molecular Sciences - Sato, Y., Atarashi, K., Plichta, D.R. (2021). Novel bile acid biosynthetic pathways are enriched in the microbiome of centenarians.
Nature