La carne coltivata è una tipologia alimentare che possiede le caratteristiche della carne allevata ma viene prodotta mediante colture cellulari in bioreattori. Con la previsione di crescita della popolazione mondiale fino a 10 miliardi di individui entro il 2050, sarà necessario sopperire alle necessità alimentari ed energetiche mantenendo obiettivi di sostenibilità. Questa nuova tecnologia potrebbe rappresentare una soluzione.
IN BREVE
Indice
PRODUZIONE DI CARNE E IMPATTO AMBIENTALE
La carne è un alimento che apporta una notevole quantità di valori nutrizionali, essendo ricca di proteine, vitamine, acidi grassi, ferro e zinco. Tuttavia, produrre carne da allevamento su scala industriale possiede dei costi elevatissimi, sia in termini di denaro che risorse. Inoltre, la popolazione mondiale rimane in continua crescita e un rapporto redatto dalle Nazioni Unite stima che raggiungerà i dieci miliardi di individui entro il 2050. Una crescita di tali proporzioni pone una chiara sfida alla sostenibilità nella produzione alimentare, in particolar modo della carne, laddove dovrà venire garantita una sufficiente quantità di cibo al netto di una soddisfacente qualità per i consumatori del futuro. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) riporta che circa il 14% delle emissioni totali di gas serra sono dovute agli allevamenti intensivi, per i quali viene consumato circa un quarto dell’acqua totale sfruttata dall’Uomo.
Il problema è sfaccettato e multifattoriale.
CARNE COLTIVATA COSA Ѐ
Per sopperire alla crescente domanda alimentare, una tecnologia emergente, promessa come un fattore risolutivo, è senza dubbio la carne coltivata. Talvolta trovata sotto la denominazione di carne in vitro, la carne coltivata in laboratorio è il prodotto finale di un processo tecnologico basato sulle colture cellulari e l’ingegneria proteica.
Il concetto sopra il quale si basa la produzione di questo nuovo tipo di cibo è relativamente semplice. Dapprima si isolano, mediante una biopsia, le cellule muscolari, chiamate miociti, dell’animale del quale si intende produrre la carne coltivata, ad esempio di un bovino. Di queste viene creata una coltura cellulare, mantenuta stabile in laboratorio. All’interno di un bioreattore la linea cellulare così ottenuta viene rilanciata e fatta crescere esponenzialmente. In questa fase è necessario aggiungere alla coltura delle proteine strutturali, chiamate scaffold, le quali indicano la forma che dovrà avere il prodotto finale.
Carne coltivata in laboratorio
La carne prodotta da linee di cellule muscolari isolate possiede il limite di ottenere un prodotto omogeneo. La carne che comunemente fa parte delle nostre pietanze non possiede unicamente proteine, ma contiene per esempio anche grassi animali presenti nel tessuto adiposo, limitrofo alle cellule muscolari. Quelli muscolare e adiposo sono due tessuti nettamente differenti e, infatti, composti da diversi tipi cellulari. Per tal motivo, è spesso preferibile produrre carne coltivata in laboratorio partendo da cellule staminali. Tali cellule sono definite pluripotenti, in quanto possiedono la peculiare caratteristica di differenziarsi in qualsiasi altro tipo cellulare.
Per essere indotte al differenziamento in modo corretto, si aggiungono degli additivi biochimici all’interno del terreno di coltura contenuto nel bioreattore. In tal senso, questi fungono da stimoli, andando quindi ad attivare la cascata di propagazione del segnale all’interno della cellula, in risposta allo stimolo induttore.
In termini ecologici, questa tecnologia che impatto ha?
Carne coltivata impatto ambientale
Rispetto all’allevamento intensivo di bestiame, la produzione su scale industriali di carne coltivata appare estremamente promettente riguardo all’impatto ambientale. Si stima che si andrebbe a risparmiare circa il 90% dell’ammontare d’acqua attualmente utilizzato, al netto del guadagno della quasi totalità delle terre agricole. Inoltre, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per alimentare gli impianti di produzione abbatterebbe le emissioni di gas serra del 96%. Secondo poi, i vantaggi non riguardano solo la sostenibilità ambientale ed energetica quand’anche si andrebbe ad avvalorare aspetti etici. Le orribili condizioni di stabulazione degli animali cesseranno di rappresentare un problema negli allevamenti. Infine, nel produrre carne coltivata antibiotici ed endemie zoonotiche eviteranno di vessare l’industria e gli allevatori.
Fermo restando che la produzione di carne coltivata è una tecnologia ancora in fase di sviluppo, è utile attuare delle misure predittive attendibili allo stato attuale per far fronte alla tematica, facilitando la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
CARNE COLTIVATA EUROPA
In Europa qualsiasi prodotto alimentare destinato alla commercializzazione prima di poter essere venduto deve seguire diverse approvazioni. Dapprima, questo deve essere approvato dall’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea (EFSA), la quale legifera, tramite il Regolamento dei Nuovi Cibi Europei (NFR), il controllo sia della qualità che delle modalità di fabbricazione dei prodotti alimentari in senso lato (passano sotto il controllo dell’EFSA anche enzimi, additivi e relativi prodotti). Infine, tali prodotti devono essere approvati dalla Commissione Europea la quale sorveglia e autorizza la catena di approvvigionamento, aspetti etici della produzione e l’impatto ambientale che l’industria di tali alimenti possiede. Per quanto riguarda la produzione di carne coltivata EFSA in Europa e l’ente corrispettivo statunitense FDA (Food and Drug Administration), si impegnano a redigere le linee guida per la produzione dei nuovi cibi, i quali, sempre più spesso, non seguono modalità produttive convenzionali.
Carne coltivata vendita Italia
Nelle ultime settimane in Italia riguardo alla produzione di carne coltivata Coldiretti, la Confederazione nazionale dei coltivatori, ha fatto passare un disegno di legge (ddl) approvato dal Parlamento che ne vieta esplicitamente la produzione e la vendita. Tuttavia, si tratta di un’approvazione prematura in quanto il ddl in questione avrebbe dovuto ancora essere approvato dalla Commissione Europea, la quale ha potere di modifica. Solo ottenuta l’approvazione di quest’ultima, la legge potrà essere controfirmata dal Presidente della Repubblica, validandone così l’entrata in vigore.
Questo della carne coltivata in Italia è solo l’ultimo esempio di come l’associazione di nomenclatura riguardo alle normative di approvazione alimentare sia un fattore cruciale per farlo approdare sul mercato unico. Il rischio si conferma essere quello di precludersi vantaggiose opportunità di produzione, rimanendo quindi appoggiati ad un sistema tecnologico stagnante e presto obsoleto.
Fonte
- hodkowska, K.A.; Wódz,K.; Wojciechowski, J. (2022). Sustainable Future Protein Foods: The Challenges and the Future of Cultivated Meat
Foods - Reiss, J.; Robertson, S.; Suzuki, M. (2021). Cell Sources for Cultivated Meat: Applications and Considerations throughout the Production Workflow.
International Journal of Molecular Sciences - O’Neill, E. N., Cosenza, Z. A., Baar, K., & Block, D. E. (2021). Considerations for the development of cost‐effective cell culture media for cultivated meat production
Comprehensive Reviews in Food Science and Food Safety - Pajˇcin, I.; Kneži´c, T.; Savic Azoulay, I.; Vlajkov, V.; Djisalov, M.; Janjuševi´c, L.; Grahovac, J.; Gadjanski, I. (2022). Bioengineering Outlook on Cultivated Meat Production
Micromachines