Il lago di Natron, Tanzania, pare essere un posto inospitale: le sue acque sono caratterizzate da livelli elevatissimi di basicità e salinità. Tuttavia, la vita ha trovato il modo per sopravvivere anche in questo ambiente così estremo. Abitano infatti il lago Natron animali come pesci e uccelli, ma anche organismi molto più piccoli, come i batteri. Tra i volatili che abitano nella regione, uno è particolarmente famoso: il fenicottero.
IN BREVE
Indice
IL LAGO DI NATRON
Nella Rift Valley africana, al confine tra la Tanzania e il Kenya, si trova un lago molto speciale. La sua superficie appare, in determinati periodi dell’anno, di colore rosso scuro, e caratterizzata da regioni biancastre. Si tratta del lago Natron, un lago ipersalino e alcalino localizzato poco lontano dal vulcano attivo Ol Doinyo Lengai, sacro al popolo Maasai che abita la regione. I valori elevatissimi di salinità e basicità del lago sono dovuti soprattutto alla presenza di un minerale biancastro che dà il nome al lago stesso: il natron, o carbonato decaidrato di sodio (Na2CO3 · 10H2O). Oltre a questo sono però presenti anche bicarbonato di sodio (NaHCO3), cloruro di sodio (NaCl) e solfato di sodio (Na2SO4).
Questi composti si accumulano progressivamente nel lago Natron grazie all’azione di diversi immissari, come Ngare Sero e Peninj. Importante per l’afflusso di acqua e per il trasporto di questi sali è anche l’azione di più di una ventina di sorgenti alcaline differenti. L’accumulo di questi composti comporta il raggiungimento di altissimi valori di salinità e basicità. La temperatura dell’acqua varia tipicamente (vicino alle sorgenti) tra i 30 e i 50°C, ed il tasso di evaporazione è quindi molto alto. Il lago non ha emissari che possano allontanare questi composti, e ciò risulta nella loro deposizione sul fondale. La basicità del lago Natron raggiunge, di conseguenza, livelli di pH compresi tra 9 e 11 e talvolta paragonabili a quelli dell’ammoniaca.
Ma il colore rosso, invece, a cosa è dovuto? Per quanto possa sembrare assurdo, la vita ha trovato il modo di conquistare anche ambienti estremi come il lago Natron. Il rosso profondo del lago è infatti dovuto alla presenza di uno speciale cianobatterio planctonico alotollerante: Arthrospira fusiformis. Questo batterio filamentoso fotoautotrofo, infatti, contiene al proprio interno elevate quantità di ficoeritrina, un pigmento che conferisce al lago di Natron il suo caratteristico colore rosso. Il cianobatterio, diffuso in questo lago e in quelli vicini, rappresenta inoltre la principale fonte di cibo per il fenicottero minore, che giunge qui in grandi stormi per nidificare e crescere la propria prole.
Le mummie del lago di Natron
Gli altissimi livelli di basicità e di salinità del lago Natron lo rendono un posto inospitale per la maggior parte degli animali. Immergersi nel lago comporta nell’uomo gravi ustioni chimiche, ed è pertanto fortemente sconsigliato nuotare nelle sue acque. Il natron presenta inoltre delle notevoli proprietà essiccanti, e proprio in virtù di queste sue caratteristiche veniva utilizzato dagli Antichi Egizi nell’operazione di imbalsamazione. Lo stesso nome di questo minerale deriva dalla parola egizia “ntry”, che significa “puro” o “divino”. Il natron aveva infatti un’importanza notevole nei rituali religiosi degli Antichi Egizi, come la mummificazione stessa. Sarebbe quindi più corretto parlare di “mummie lago di Natron” piuttosto che, come fanno invece molti siti internet, di “Lago Natron animali pietrificati”!
Capita talvolta che alcuni uccelli, volando sulla superficie dell’acqua, cadano nelle acque del lago, andando incontro a una morte certa. Il motivo per cui ciò accade è probabilmente dovuto alla natura riflettente della sua superficie. Ecco quindi che questi uccelli, a causa del carbonato di sodio presente, vengono trasformati dalle acque del lago in vere e proprie mummie. Famose, a questo proposito, sono le fotografie del britannico Nick Brandt, che mostrano animali mummificati dalle acque del lago di Natron. Nelle immagini, questi sembrano quasi essere diventati di pietra; non bisogna però lasciarsi ingannare dalle apparenze! Sono stati raccolti dal fotografo dalle sponde del lago Natron animali pietrificati (o perlomeno così sembrano nelle fotografie) appartenenti a specie diverse; questi sono stati poi “messi in posa” in modo da apparire come se fossero bloccati nel tempo, e infine fotografati.
LA BIODIVERSITÀ DEL LAGO NATRON
Nonostante le condizioni proibitive delle sue acque, il lago Natron ospita diverse forme di vita. Si tratta infatti di una delle principali destinazioni di diversi uccelli migratori paleartici, come il gambecchio comune, il combattente, il mignattino alibianche e la cicogna bianca. Tra i volatili la specie più emblematica è però rappresentata da Phoeniconaias minor, il fenicottero minore. Ben 2,5 milioni di esemplari di questo magnifico uccello, infatti, giungono ogni anno in queste regioni per riprodursi e per crescere la propria prole. Si tratta del 75% della popolazione mondiale di fenicottero minore, un numero sbalorditivo!
Il colore rosa del fenicottero minore è dovuto al fatto che si nutrono dello stesso microorganismo che conferisce al lago di Natron il suo caratteristico colore rosso: Arthrospira fusiformis. Questi uccelli sono infatti in grado, grazie ad un becco molto caratteristico, di filtrare l’acqua in modo da nutrirsi dei batteri che vi vivono. Quando, durante la stagione secca, il livello del lago si abbassa, la salinità aumenta ed Arthrospira prolifera. I fenicotteri giungono quindi in grandi stormi per nidificare sul terreno di evaporiti che si forma a causa dell’abbassamento del livello del lago. Si tratta infatti di un ambiente che garantisce un buon grado di protezione dai predatori, ma che rimane comunque accessibile ai fenicotteri per via delle loro zampe altamente corneificate.
All’interno del lago vivono anche pesci che ben sopportano le condizioni proibitive delle sue acque. Tra questi, per esempio, ci sono ciclidi appartenenti al genere Alcolapia, come per esempio Alcolapia alcalicus. Anche questi pesci, come il fenicottero minore, si nutrono di Arthrospira. Vivono prevalentemente ai margini delle insenature del lago, dove le condizioni sono meno proibitive. Abitano quindi presso il lago Natron fenicotteri rosa e altri uccelli, pesci e batteri; questi ultimi, in particolare, rivestono un ruolo fondamentale nel rendere abitabile questo ambiente così inospitale. La vita trova, anche qui, il modo di sopravvivere!
CONSERVAZIONE E TUTELA
Il lago Natron è il principale luogo di riproduzione e nidificazione del fenicottero minore. Ogni anno ben 2,5 milioni di esemplari giungono in queste regioni per nidificare: si tratta del 75% della popolazione! Tutelare il lago è quindi fondamentale per garantire la sopravvivenza di questo meraviglioso uccello. Per questo motivo il lago di Natron, Tanzania, è un sito Ramsar dal 2001, cioè una zona umida di importanza internazionale. I criteri applicati sono quelli stabiliti dalla Convenzione di Ramsar, un trattato internazionale firmato nel 1971 a Ramsar, in Iran. Obiettivi della convenzione sono la conservazione e la tutela delle zone umide.
Nel 2006 la Lake Natron Resources Ltd, un’azienda di proprietà congiunta del Governo della Tanzania e della TATA Chemicals Ltd di Mumbai, aveva proposto la costruzione di un impianto per l’estrazione e per la lavorazione del carbonato di sodio presente nel lago Natron. Benché il progetto fosse stato formalmente ritirato dalla Tata Chemicals Ltd nel 2009, l’idea della realizzazione di un tale impianto era rimasta. Il progetto è stato però abbandonato definitivamente soltanto nel 2018, grazie all’azione del Lake Natron Consultative Group e di BirdLife International. Se la proposta fosse andata a buon fine, la realizzazione dell’impianto avrebbe comportato gravi conseguenze non solo nei confronti del fenicottero minore e degli animali che abitano all’interno e nei dintorni del lago, ma anche del popolo Maasai che abita la regione.
Fonte
- East Africans Halophytics.
One Earth - Information Sheet of Ramsar Wetlands (RIS).
Ramsar - N. Williams (2008). Soda battles.
Current Biology - J.K. Warren (2020). Life on the salty edge across the African rift valleys.
Salt Work Consultants