La lince eurasiatica, o europea, (Lynx lynx) è un predatore apicale, essendo il terzo predatore terrestre più grande presente in Europa, dopo orso bruno e lupo. Un tempo abbondantemente diffusa in diverse aree, dall’Appennino alla Scandinavia, è stata nel tempo sterminata dall’uomo, considerata come specie nociva. Grazie a enormi sforzi di conservazione e programmi di reintroduzione, la lince europea è riuscita a sopravvivere e sta lentamente espandendo il proprio areale in Europa. Inoltre di recente, vi sono state nuove segnalazioni di lince europea in Italia, ma il futuro per questa specie rischia di non essere roseo.
IN BREVE
Indice
LA LINCE EUROPEA
La lince eurasiatica, o europea (Lynx lynx) è un felino diffuso in Europa, ed è tra i più grandi predatori europei, dietro ad orso bruno (Ursus arctos) e lupo grigio (Canis lupus). Le sue dimensioni variano, la lince europea ha un peso dai 17 ai 30 kg di peso, ma comunque la rendono molto più grande della lince canadese (Lynx rufus), suo parente più prossimo. Ad esempio la lince italiana pesa leggermente meno delle sottospecie diffuse a latitudini maggiori. Questo aumento di peso sembra sia un fenomeno piuttosto recente, legato alla specializzazione trofica della lince europea verso gli ungulati, in particolare il capriolo (Capreolus capreolus). Questa specie di recente si sta espandendo, seppur grazie a diversi sforzi di conservazione, essendo stata in passato, come molti altri grandi carnivori, vicina all’estinzione. Il ritorno della lince europea interessa anche l’Italia, in particolare la regione alpina, dove la lince è presente con popolazioni piccole ed isolate. Molto di recente, un esemplare è stato filmato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, un ritorno non del tutto inaspettato.
Habitat
La lince europea è associata ad un tipo di habitat in particolare, la foresta. Infatti la lince seleziona foreste di ogni tipo, purché permettano alla lince di nascondersi, sia per lo stile di caccia, essendo una specie da imboscata, sia nascondersi da eventuali predatori o dall’uomo. Anche la topografia è una variabile importante, infatti la lince europea tende a preferire zone con pendenze moderate, e ambienti con dislivelli sono spesso preferiti, perché la lince può trovare più facilmente siti dove poter dare alla luce i cuccioli o dove poter riposare indisturbata.
La lince nel tempo ha iniziato a sfruttare anche gli ambienti antropizzati, calibrando attentamente l’attività temporale facendo in modo che questa non combaci con l’attività dell’uomo. Pertanto, spesso di notte, la lince sfrutta anche zone più aperte, come pascoli, dove può trovare più facilmente prede, sfruttando a suo favore anche un fenomeno noto in ecologia come “effetto scudo umano”, secondo cui molti erbivori tendono ad avvicinarsi alle zone antropizzate in modo da essere protetti dai predatori, che solitamente non vi si avvicinano.
Dieta
Lo spettro di prede della lince varia dai piccoli roditori, alle femmine adulte di cervo rosso (Cervus elaphus), ma la specializzazione è verso il capriolo. La prima alternativa al capriolo è il camoscio (Rupicapra rupicapra), laddove disponibile. Tuttavia anche quando il camoscio è molto più abbondante del capriolo, la lince sembra preferire il capriolo: questa preferenza sembra sia dovuta all’habitat in cui vivono i camosci, che rende la caccia difficoltosa. Generalmente, un ungulato a settimana è sufficiente ad una lince adulta: infatti il consumo giornaliero, che varia a seconda delle diverse aree, è di 3,8 kg per i maschi, 3,1 kg per le femmine solitarie, 4,8 kg per le femmine con un cucciolo, e 7,1 kg per le femmine con due cuccioli.
Riproduzione
La lince si riproduce a ritmo stagionale, dando alla luce i piccoli, tra giugno e luglio. Di solito nascono da uno a quattro cuccioli, e la metà sopravvive al primo anno di vita. La dimensione ottimale della cucciolata, che dipende dalla capacità della femmina di allevare la prole, secondo molti studi condotti in diverse aree, è di due individui. Inoltre, femmine con età più avanzata e con più esperienza hanno un maggior successo nell’allevare i cuccioli.
La sopravvivenza dei cuccioli è più alta in aree con abbondanza di prede, ma anche in aree con alti valori di asprezza del territorio (un concetto che indica un territorio con topografia molto variabile, ricco di dislivelli e non omogeneo). Queste aree infatti offrono più siti dove i cuccioli possono nascondersi quando la femmina è a caccia. La tana nella lince europea, ricopre quindi un ruolo fondamentale, ed esistono due diverse tipologie di tane: le tane dove nascono i cuccioli, e le tane dove in seguito vengono spostati i cuccioli. Il maschio, nella lince europea, non svolge alcun ruolo durante l’allevamento della prole. I cuccioli restano con la madre fino a 9-11 mesi, prima di allontanarsi definitivamente.
UNA SPECIE “NOCIVA”: SULL’ORLO DELL’ESTINZIONE
Considerata come una specie nociva da parte dell’uomo, a causa della sua capacità di cacciare bestiame (soprattutto ovini), la lince è stata cacciata e sterminata in gran parte del suo areale. Si estinse per la prima volta nelle regioni europee più densamente abitate, come le pianure dell’Europa occidentale e centrale, l’Italia o le pianure d’Ungheria. Nel 1800, solo le principali catene montuose come i Pirenei, le Alpi, le foreste bavarese e boema, i Monti Balcani e i Monti Carpazi erano ancora occupate, al di fuori delle grandi foreste boreali della Scandinavia e della Russia. Nel 1950, la lince era stata sradicata dall’Europa centrale, meridionale e occidentale (era incerta la presenza nei Pirenei). La specie è sopravvissuta nei Carpazi e, sebbene minacciata, nel Balcani occidentali. Le popolazioni svedesi e norvegesi furono temporaneamente ridotte, mentre quella finlandese si avvicinò all’estinzione.
Il ritorno della lince eurasiatica
Il recupero della lince e la sua successiva e recente espansione sono legati a due fattori essenzialmente: la protezione legale e i programmi di reintroduzione. In Europa, negli ultimi anni sono state effettuate reintroduzioni che hanno coinvolto 170-175 lince in 15 siti diversi, in otto paesi. La popolazione alpina e quella dinarica sono state quasi completamente rifondate, così come quelle presenti in Europa Centrale. La lince europea è stata reintrodotta in Francia nei Monti Vosgi, in Svizzera nel massiccio dello Giura, nelle Alpi, in Slovenia nell’arco dinarico, in Germania nei Monti Harz, in Polonia, in Austria e in Repubblica Ceca.
Anche in Italia, prima nel Gran Paradiso, oggi nell’area nord-est delle Alpi, nell’area del Tarvisio sono state svolte reintroduzioni. Tuttavia, molte reintroduzioni in passato hanno fallito, sia perché gli individui non erano in grado di cavarsela da soli, sia perché venivano rilasciati solo pochi individui, e perché in alcuni casi le linci reintrodotte venivano uccise a causa del bracconaggio. Ciò nonostante, alcune popolazioni sono state fondate attraverso le reintroduzioni: anche se nuove minacce sono rapidamente emerse.
La lince in Italia
Le popolazioni di lince europea presenti sulle Alpi, in Italia, furono sterminate entro il 1850, e alcune popolazioni sparse sopravvissero fino agli anni ’30 solo nelle Alpi al confine tra Italia e Francia. Successivamente, i programmi di reintroduzione del 1970 ristabilirono la popolazione alpina di lince europea, con due sottopopolazione nel nord-ovest dell’arco alpino italiano e nella parte orientale delle alpi italiane, tra Slovenia e Austria. Da queste aree però, nonostante le Alpi offrano molto habitat potenzialmente idoneo, le popolazioni non si sono espanse, anche a causa dell’alto livello di frammentazione delle Alpi, e della bassa numerosità delle sottopopolazioni. Stime effettuate nel 2009 indicavano che in Italia erano presenti circa 15 linci, e che non c’erano segni di riproduzione.
Di recente, sono state effettuate nuove reintroduzioni, che assieme ad altri interventi e alla continua protezione, hanno rinforzato le popolazioni sparse sulle Alpi. Molto di recente un individuo è stato filmato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove negli anni ’70 erano stati reintrodotti, con scarso successo, due individui. L’Italia ha un’importanza cruciale per la conservazione della lince, per la grande porzione di Alpi che ricadono nel suo territorio, da est a ovest. Uno degli obiettivi più importanti per la conservazione della lince europea, riguarda la creazione di un’unica popolazione diffusa lungo l’arco alpino. Per fare questo è fondamentale cercare di collegare le popolazioni attualmente diffuse ad est e ad ovest delle Alpi. Ovviamente, essendo rigorosamente protetto non è possibile detenere una lince domestica in Italia, e spesso ci si confonde con l’esemplare detenuto nell’area Lince in Abruzzo.
LE NUOVE MINACCE
Le popolazioni di lince europea ristabilite con le reintroduzioni, dopo una fase di crescita, sono entrate in una fase di stallo e successivamente di lento declino. Le ragioni sono svariate: la lince europea è una specie che diventa matura sessualmente dopo circa 2-3 anni di età, e si disperdono con difficoltà senza determinate condizioni. Inoltre, la lince europea è particolarmente influenzata dalla frammentazione dell’habitat, e spesso le popolazioni restano bloccate in zone idonee ma isolate da altre aree potenzialmente idonee. Nonostante l’ampia capacità di movimento, la lince europea non riesce a superare determinate barriere, come le autostrade o i centri abitati, con facilità. Questo limita l’espansione delle popolazioni anche quando esistono potenziali aree idonee. Non a caso molti studi scientifici attuali si stanno soffermando sulla connettività ecologica, per favorire l’individuazione di corridoi ecologici, aree che potrebbero permettere alle popolazioni di ricongiungersi.
Ricongiungere le popolazioni è fondamentale anche per contrastare un ulteriore minaccia, la bassa variabilità genetica. Infatti molte popolazioni reintrodotte di lince europea sono state fondate a partire da pochi individui, causando un collo di bottiglia iniziale che nel tempo è ulteriormente peggiorato. Altro aspetto da considerare è l’interazione con altra specie, come quella con lo sciacallo dorato, capace di rubare le prede della lince. Un’ultima minaccia è in realtà un ritorno: il bracconaggio. Infatti la lince europea viene ancora vista come una specie nociva e pericolosa per il bestiame, ma anche un pericolo per i cacciatori, che vedono nella lince europea un competitor a causa della sua specializzazione verso gli ungulati, ambiti anche dai cacciatori.
Previsioni future: la modellistica ecologica per la conservazione della lince in Europa
Negli ultimi anni la modellistica ecologica, e i modelli di distribuzione delle specie (SDMs), sono diventati uno strumento fondamentale per la conservazione della biodiversità. Questi modelli utilizzano dati di presenza/assenza combinandoli a set di variabili ambientali di vario tipo (climatico, topografico, di impatto umano, etc.), per stabilire delle relazioni e rappresentare in maniera esplicita l’idoneità di una data area per una specie target. In questo modo si può comprendere dove una specie può essere reintrodotta, quali aree offrono maggiore quantità di habitat adatto, e quali meno, e come la distribuzione di una specie potrà espandersi, o al contrario contrarsi, in risposta, ad esempio, al cambiamento climatico.
Attraverso modelli di questo tipo, uno studio ha analizzato proprio la potenziale distribuzione della lince in Italia e in Europa. I risultati hanno mostrato come in Europa le zone più idonee per la specie siano presenti, oltre che nella parte settentrionale, tra Scandinavia e Paesi Baltici e Russia, solo nelle principali catene montuose europee. Inoltre, i modelli al futuro mostrano che l’idoneità ambientale aumenterà verso nord-est, con aumenti localizzati tra Russia e Finlandia, ma diminuirà gradualmente altrove.
Focalizzandosi sull’Italia, l’habitat adatto è esteso nelle Alpi, ma anche alcune aree dell’Appennino Centrale mostrano buoni valori di idoneità ambientale, lasciando aperte le porte ad un eventuale ritorno della lince in Appennino, dove storicamente era diffusa. Tuttavia, negli scenari futuri considerati, vale a dire nel 2050 e nel 2070, si prevede una riduzione dell’idoneità ambientale, con l’habitat adatto che diminuisce soprattutto in Europa Centrale e Orientale, restando invariato e in alcuni casi aumentando solo in Europa Settentrionale. Nonostante queste previsioni, la lince resta però una specie capace di adattarsi anche a svariate condizioni climatiche, come dimostrato dalle reintroduzioni di esemplari dai Carpazi all’area Dinarica, molto diversa climaticamente. Pertanto la conservazione della lince europea non dipenderà molto dal clima, quanto da altri fattori, primo tra tutti la frammentazione ambientale che compromette la connettività ecologica delle zone idonee presenti in Europa.
Fonte
- A shifting carnivore’s community: habitat modeling suggests increased overlap between the golden jackal and the Eurasian lynx in Europe. Serva, D., Iannella, M., Cittadino, V., & Biondi, M. (2023).
Frontiers in Ecology and Evolution - Survival rates and causes of mortality in Eurasian lynx (Lynx lynx) in multi-use landscapes. Andrén, H., Linnell, J. D., Liberg, O., Andersen, R., Danell, A., Karlsson, J., … & Segerström, P. (2006).
Biological conservation - Recovery of Eurasian lynx in Europe: what part has reintroduction played?. Linnell, J. D., Breitenmoser, U., Breitenmoser‐Würsten, C., Odden, J., & von Arx, M. (2009).
Reintroduction of top‐order predators