Da sempre, la fase di riposo mentale notturno è pervasa da miscellanee ricostruzioni delle esperienze, dei traumi, dei ricordi e delle emozioni: sogni. La scienza che si è occupata di studiarne la fenomenologia ed i suoi conseguenti significati fonda le sue radici nel tardo Ottocento dai lavori di Breuer prima e quello di Sigmund Freud, il quale è considerato padre della psicanalisi e diede il via alle moderne discipline psicologiche. Capire i nostri viaggi onirici potrebbe raccontarci ai nostri occhi più di quel che pensiamo.
IN BREVE
Indice
Ogni notte, fin dall’alba dei tempi, il nostro sonno è pervaso da involontari episodi di attività mentale e percezione sensoriale, fenomeno che va poi ad evocare un’esperienza personale spesso memorabile: i sogni. Sognare è generalmente accettata come una delle attività più affascinanti partorite dalla nostra mente, tanto che Sigmund Freud stesso avrebbe sostenuto che tramite essa “apriamo una finestra per scrutare l’inconscio”.
Bene, ma allora qual è la necessità di trovare un ponte di collegamento fra il nostro sé conscio, l’Io, e l’inconscio? Che relazione può sussistere fra i due, ma soprattutto, perché ne ricerchiamo una ragione così disperatamente da addurre ai sogni un potere premonitore se stimolati dalla giusta suggestione?
IL SONNO E I SUOI CICLI
Il sonno è, possibilmente, una delle attività cerebrali più interessanti e fondamentali che possiamo condurre. Durante la notte si matura la nostra esperienza quotidiana fissando situazioni, impressioni e ricordi, relazionando questi ultimi a determinati stati emotivi tipici. Insomma, apprendiamo. Tuttavia, il sonno è costituito da diverse complesse fasi che si susseguono. La più celebre di queste fasi è senz’ombra di dubbio la famigerata fase REM, il cui nome è acronimo della dicitura inglese Rapid Eye Movement. Questa fase occupa circa un quinto del nostro tempo dormiente ed è qui che il nostro sonno è accompagnato da vivide immagini; durante la fase REM sogniamo. Inoltre, un aspetto che è fondamentale e spesso trascurato quando si parla del sonno è che queste fasi non sono persistenti, unici blocchi che perdurano per diverse ore ciascuno.
Sogniamo: la fase R.E.M.
Durante il sonno REM, si dice che entriamo in uno stato di “sonno profondo”, in cui la mente, paradossalmente, si riattiva. In generale, la grande maggioranza del tempo trascorso a dormire viene detto un “sonno ad onda lenta” (SWS, dall’inglese). A intervalli che possono non presentarsi sempre regolari, il riposo cognitivo viene scandito da fenomeni di elevata attività mentale, la quale fisicamente si manifesta con un rapido movimento oculare riflessivo. In particolare, l’importanza associata alla costanza di queste intervallate manifestazioni di attività cerebrale fu studiata all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso da due scienziati, Aserinsky e Kleitman, i quali nel 1953 misurarono con un elettro-encefalogramma (EEG) la qualità del sonno. Come spesso accade in scienza, quasi senza volerlo, i due ricercatori si trovarono di fronte ad un’osservazione determinante per le neuroscienze. Solo pochi anni dopo si mise in relazione il momento in cui sogniamo alla fase REM.
SOGNI SIGNIFICATO E PSICANALISI
Concentrarsi nell’analizzare il nostro personale universo onirico può rivelarsi più utile di quel che crediamo. La ricerca attorno a cui gravita la semiotica dei sogni è il pivotale lavoro di Sigmund Freud, padre della psicanalisi che pubblicò i suoi studi sull’Interpretazione dei sogni a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Il merito più rilevante addotto al neurologo austriaco fu quello di essere riuscito, per primo, a sviluppare una solida, nonché consistente e comprensiva, teoria sul significato dei sogni.
L’idea freudiana che i sogni potessero rappresentare i nostri più reconditi e reali desideri, quindi le pulsioni o i timori, fu rivoluzionaria e originale e determinò uno dei principali punti cardinali per lo sviluppo della psicologia cognitiva e delle moderne neuroscienze. Naturalmente, lo studio del manifesto onirico si è rivolto anche alla psichiatria, alla quale ha fornito dei validi strumenti di approccio alla comprensione di molteplici disturbi borderline della personalità.
Controllare i sogni
La grande maggioranza delle volte, dopo aver sognato, siamo capaci di ricordare, una volta svegli, il contenuto del sogno. Inoltre, mentre il sogno si svolge, manteniamo una certa soglia dell’attenzione ad alcuni distinti dettagli che ci conferiscono logicità alla narrativa del sogno. Non è un caso che molte volte i sogni che conduciamo divengano vere e proprie storie da narrare. Tuttavia, in tali occasioni non abbiamo che l’illusione di possedere il controllo del decorso narrativo onirico.
Per comprendere questo aspetto ci potremmo chiedere, allo stesso modo “abbiamo il controllo sulle azioni di un attore di un film?”. No, ovviamente. Abbiamo una vaga idea di come potrebbe procedere la trama che funge da sfondo alla pellicola, ma di cosa farà e come agirà il protagonista, non lo sa nessuno, finché non lo vede in scena.
Ma quindi l’esperienza dei sogni è sempre passiva?
Sogni lucidi
La risposta la conferiscono bene i cosiddetti ‘sogni lucidi’, ovvero quelle esperienze definite extrasensoriali in cui l’individuo si accorge di star effettivamente sognando. La totale consapevolezza del sogno ovviamente varia per ogni soggetto e spazia da un vago riconoscimento al mantenimento effettivo del controllo. Tramite quest’ultimo, le persone all’interno di un sogno lucido sono in grado di manipolarne la storia e gli oggetti della narrazione, avendo anche la possibilità di interagire con altri personaggi che si manifestano. I sogni lucidi riportati vengono spesso descritti dai vividi colori in cui vigeva uno spiccato stato di chiarezza e allerta nel sognatore.
Tuttavia, per quanto peculiari, studi sistematici condotti su campioni rappresentativi di popolazione hanno evinto che tali sogni avvengono con una frequenza così rara che molte persone è possibile che non ne esperiscano mai neanche uno lungo l’intera vita. In vero, il verificarsi di questi eventi è casuale e stocastico.
Sogni premonitori
Prima che il fascino del mondo onirico stimolasse menti scientifiche, l’Umanità ha plasmato in varie forme culturali il significato conferito ai sogni. In molteplici culture l’esperienza onirica veniva descritta come una variabile speculativa. Nell’area subsahariana, per esempio, le etnie che si appoggiavano su aspetti tribali e sciamanici usavano drogarsi per entrare in stati di trance indotti in cui avrebbero rivisitato i propri sogni, così facendo potevano esplorare le premonizioni e precognizioni suggeritegli da un altro mondo.
Ciononostante, i sogni premonitori non sono da confondere con i déjà-vu, fenomeni di alterazione cognitiva in cui un soggetto prova la sensazione di aver già vissuto la medesima situazione. L’ipotesi più accreditata spiega l’eventualità di questi fenomeni causata da una brevissima e circoscritta epilessia che causa una disfunzione del centro della memoria.
Sognare gli animali nella cultura popolare
Sogni popolati da animali non sono affatto rari e la loro presenza può essere influenzata da vari fattori. Nella società odierna siamo quanto mai abituati alla presenza di animali domestici nella vita quotidiana, e non è strano che vi associamo significati di compagnia e amicizia. In tal senso, non è insolito che i nostri amici a quattro zampe possano popolare i nostri sogni, consigliandoci e assistendoci nel mondo onirico.
L’immaginario comune si è evoluto facendo tesoro nell’evocare la simbologia totemica sugli animali, i quali erano messaggeri di diversi eventi. Sognare topi, in un momento di instabilità emotiva, avrebbe indicato la possibile presenza di minacce esterne alla propria condizione. Nello sfondo culturale sogni gatto nero e di rettili si presentano come messaggeri di sventura e malasorte. Fortunatamente, non mancano connotazioni simboliche anche per sogni belli, sintomi di una mente rilassata e proattiva, e mediante i quali derivano processi subconsci legati all’apprendimento.
Fonte
- Wells, F. L. (1913). The Interpretation of Dreams
The Journal of Philosophy, Psychology and Scientific Methods - Parsons, T. (1974). ” The Interpretation of Dreams” by Sigmund Freud
Daedalus - Winson, J. (1990). The meaning of dreams
Scientific American