A causa del cambiamento climatico vediamo le nicchie ecologiche non solo scomparire ma anche trasformarsi. Un caso da manuale è proprio quello del bostrico, un piccolo coleottero che popola le foreste di conifere e le nostre Alpi. Tipicamente, questo insetto si nutre di alberi morti e convive in equilibrio con l’ambiente. Tuttavia, a causa dell’assiduo aumento delle temperature e eventi metereologici imprevisti il bostrico prospera incontrollato, disboscando le nostre montagne.
IN BREVE
Immaginatevi in una calda e ventilata giornata di mezza estate in Val Camonica. State percorrendo un gentile pallido percorso ai lati del grigio versante alpino e decidete di esporvi dal tracciato per osservare la valle dell’Oglio in tutto il suo splendore. Sfortunatamente, potreste non assistere allo spettacolo che vi stavate aspettando. In effetti, quello che più probabilmente avrete modo di ammirare saranno foreste di conifere desolate, secche, spoglie e decadenti. In quel momento, vi chiedete cos’abbia causato tale deflagrazione. Ecco, questo potrebbe sorprendervi. Si tratta del bostrico, un piccolissimo insetto grande quanto un chicco di riso.
Com’è possibile che le sole forze di un insetto così piccolo bastino a distruggere decine di migliaia di ettari di foreste?
BOSTRICO ASPETTO
Perso nei grovigli delle chiome degli abeti si nasconde il bostrico, un coleottero appartenente alla sottofamiglia degli scolitidi. Il maschio adulto raggiunge fino a 6 millimetri di lunghezza mentre le femmine crescono leggermente meno, circa 4,5 millimetri.
Tuttavia, non bisogna lasciarsi ingannare dalle piccole dimensioni, questo animaletto possiede una voracità encomiabile a dispetto di tutte le apparenze. Inoltre, possiede uno stile di vita peculiare. Si nutre della componente lignea dei tronchi morti, azione che facilita di molto la decomposizione degli alberi caduti in humus boschivo, fondamentale per il mantenimento della biodiversità. Tale pratica lo rende un peculiare insetto scavatore, capace di creare delle fitte reti di tunnel sotto la corteccia degli alberi, stressati o morti, di cui si nutre. Le gallerie scavate formano delle ramificazioni così precise e nette tanto che questo coleottero porta il nome di Ips typographus.
BOSTRICO DELL’ABETE ROSSO
Durante la stagione primaverile, con l’arrivo delle temperature ottimali, il maschio unisce l’utile col dilettevole e si prepara per la stagione degli amori. Dopo aver selezionato con cura un albero morente o già caduto, inizia a scavare le tane, ovvero le camere nuziali che ospiteranno le uova deposte dalle femmine. Una volta scavati i cunicoli il maschio vi attrae le femmine producendo dei segnali chimici specifici, i feromoni, e iniziando così l’accoppiamento. Tuttavia, la cosa particolare è che non è direttamente l’insetto a produrre i feromoni funzionali al suo accoppiamento, ma si serve di un potente e microscopico alleato, un fungo simbionte.
All’interno della pianta stessa, il fungo trova nutrimento e si replica, e, nel mentre, produce delle sostanze di scarto volatili che simulano gli ormoni dell’accoppiamento del maschio dell’insetto. Questo effetto sinergico permette al bostrico di riprodursi in copiose quantità, producendo fino a 80 larve per coppia.
BOSTRICO TRENTINO: DA ENDEMICO A EPIDEMICO
In condizioni normali il bostrico della vite e specie simili che popolano le foreste possiedono degli antagonisti naturali, facendo parte di una catena alimentare complessa e strutturata. Infatti, sono quotidiano nutrimento per gli uccelli, parassiti vermiformi come i nematodi e microorganismi patogeni. In più, durante l’inverno la maggior parte delle larve non sopravvive al freddo. Questi e altri fattori contengono la popolazione media del bostrico nelle foreste. Ciononostante, talvolta accade che vari fattori agiscano insieme per favorire a dismisura la pullulazione di questi scolitidi. Per esempio, riguardo al bostrico Alto Adige e Trentino hanno un lungo e burrascoso trascorso. È il caso della tempesta Vaia che, nell’ottobre del 2018, ha devastato la regione orientale alpina, disboscando quasi 15 milioni di alberi. L’aumento delle temperature e l’abbondanza di alberi in cui prosperare permettono una rigogliosità della riproduzione dello scolitide, il quale, nutrendosi anche di alberi sani, abbatte ulteriormente la flora boschiva.
Fonte
- Schebeck M., Schopf A., Ragland G.J., Stauffer C., Biedermann P.H.W. (2023). Evolutionary ecology of the bark beetles Ips typographus and Pityogenes chalcographus.
Bulletin of Entomological Research - Wermelinger B., Seifert M. (2008). Temperature-dependent reproduction of the spruce bark beetle Ips typographus, and analysis of the potential population growth
Royal Entomological Society