Consumare carne proveniente da allevamenti non controllati o selvaggina, specie se non adeguatamente cotta o congelata, può essere pericoloso, perfino mortale. Questo perché il tessuto muscolare dell’animale può essere infetto da Trichinella, un genere di nematodi che provoca una zoonosi che, sebbene poco frequente, rappresenta ancora una preoccupazione per la sicurezza alimentare mondiale.
IN BREVE
Indice
TRICHINELLA CARNE
Trichinella è un genere di nematodi distribuiti in tutto il mondo e responsabili di una zoonosi conosciuta come trichinellosi o trichinosi. Questi vermi parassiti possono infestare una grande varietà di mammiferi, uomo compreso, di uccelli e alcune specie di rettili. Sebbene attualmente l’incidenza e la diffusione dell’infezione da Trichinella spp. siano basse in Europa occidentale e negli Stati Uniti, non cessano di verificarsi focolai. Un’ampia gamma di animali fungono da serbatoi per l’infezione umana, ospitando larve incistate nel proprio tessuto muscolare. Tra i più comuni i suini, i cavalli e la selvaggina come i cinghiali. Il consumo di carne (o di prodotti a base di carne) infetta, cruda o non sufficientemente cotta, può portare all’infezione nell’uomo.
Trichinella sistematica e distribuzione
Il genere Trichinella comprende attualmente nove specie e quattro genotipi aggiuntivi (T6, T8, T9 e T13) di status tassonomico indeterminato. Al di là dell’esistenza di due cladi definiti dalla presenza o meno di una capsula di collagene (cisti) che circonda le larve del parassita nei muscoli infetti, non si riconoscono differenze morfologiche utili a discriminare i vari tipi di trichine.
In Europa sono note diverse specie di Trichinella, tra cui T. spiralis (T1), T. nativa (T2), T. britovi (T3) e T. pseudospiralis (T4). Trichinella spiralis è la specie incapsulata più comune e ampiamente distribuita che colpisce l’uomo e gli animali domestici nelle regioni temperate, nonché la più pericolosa, con un alto grado di infettività per i suini, i roditori e la maggior parte degli animali selvatici; mostra tuttavia una scarsa resistenza al congelamento. Tutte le specie appena citate appartengono al clado incapsulato, ad eccezione di T. pseudospiralis, che ha distribuzione cosmopolita ed è l’unica specie in grado di infettare sia i mammiferi che gli uccelli.
Trichinella ciclo biologico
L’infestazione si verifica a seguito dell’ingestione di carni infette da larve di Trichinella. Queste si riattivano dopo l’esposizione agli acidi gastrici – che, nei taxa incapsulati, digeriscono la parete della cisti – quindi si sviluppano a livello delle mucose dell’intestino tenue dove divengono adulte e sessualmente mature entro circa 4 giorni. Dopo l’accoppiamento, le femmine (3-4 mm) depongono larve per 4-16 settimane; in seguito, i vermi adulti muoiono e di solito vengono digeriti. Le giovani larve (0.1 mm) attraverso la via linfoematogena raggiungono il muscolo striato, penetrando nelle singole cellule muscolari, dove si accrescono rapidamente assumendo una tipica posizione spiralizzata. La formazione della capsula inizia circa 15 giorni dopo l’infezione e si completa entro 4-8 settimane, momento in cui le larve diventano infettive. Le cellule infette degenerano man mano che la larva cresce, e in seguito i complessi cellula nutrice-parassita vanno incontro a calcificazione. Le larve possono rimanere vitali all’interno delle cisti per anni e il loro sviluppo prosegue solo se ingerite da un altro ospite idoneo.
TRICHINELLA EPIDEMIOLOGIA
Secondo il Sistema Europeo di sorveglianza (TESSy), 28 Paesi dell’UE/SEE hanno riportato 39 casi di trichinellosi nel 2022, con un tasso di notifica di 0,01 casi per 100.000 abitanti. Tra i 22 casi con informazioni note sulla specie segnalati da Francia, Lettonia e Romania, la maggior parte era dovuta a T. spiralis, mentre tre casi sono stati segnalati come infezioni da Trichinella britovi. Ben diciannove casi erano legati all’alimentazione, dei quali sedici hanno interessato il consumo di carne di cinghiale e tre il consumo di carne di maiale. Pertanto, per quanto riguarda la provenienza delle carni affette da Trichinella cinghiale e maiale sono le principali fonti di infezione.
Trichinella casi in Italia
In Italia sono state riportate 1.525 infezioni da Trichinella nell’uomo dagli anni cinquanta fino al 2018. In questo stesso periodo sono stati accertati circa 60 casi singoli di infezione, in prevalenza derivati da carni infette consumate all’estero con sviluppo della malattia in Italia. Non si sono registrati decessi.
Nonostante la trichinellosi sia una malattia rara in molti Paesi, i focolai possono ancora verificarsi e, sebbene le infezioni da trichine possano essere sporadiche, sono spesso collegate a focolai di origine alimentare, ad esempio in contesti in cui più persone consumano la stessa carne infetta da questi parassiti.
È interessante notare come la trichinellosi segua un andamento stagionale, con un picco di casi in genere a gennaio e febbraio. Ciò può riflettere il consumo di prodotti a base di carne suina durante il periodo natalizio e della caccia al cinghiale.
Il comportamento umano può favorire la trasmissione del parassita. Ad esempio, le carcasse di animali infetti che i cacciatori lasciano in natura dopo lo scuoiamento e la rimozione delle interiora, o che rimangono dopo incidenti stradali, rappresentano una rilevante fonte di infezione prontamente disponibile per il ciclo selvatico.
TRICHINELLA PREVENZIONE
La trichinellosi rappresenta un importante rischio per la salute pubblica umana a livello globale. Ciononostante il numero di casi nell’uomo è notevolmente diminuito negli ultimi 50 anni, soprattutto grazie al passaggio a strutture di allevamento moderne. La prevenzione di questa malattia si basa sull’allevamento degli animali in condizioni di stabulazione controllata, su un’accurata ispezione delle carni di animali macellati, e su un’accurata cottura di queste prima del consumo.
Un adeguato trattamento termico, così come il congelamento delle carni, provoca la distruzione delle larve eventualmente presenti. Tuttavia, la cottura deve essere omogenea, al fine di evitare, per esempio, il perseverare di Trichinella nel prosciutto crudo a seguito del riscaldamento talora non uniforme di grossi pezzi di carne al microonde. Inoltre, il congelamento della carne di animali da selvaggina può rivelarsi fallimentare, per via della presenza di una molecola proteica antigelo che preserverebbe le larve nelle carcasse fino al momento del loro consumo da parte di un altro animale. Alcune trichine (ad esempio, T. nativa e T6, che si rilevano nei carnivori delle regioni artiche e subartiche) possono rimanere infettive dopo diversi giorni in condizioni di congelamento, anche dopo essere state isolate dal tessuto muscolare dell’ospite.
Tra i suini a più alto rischio vi sono quelli allevati all’aperto. A veicolare l’infezione da Trichinella maiale e cinghiale che si nutrono di roditori infetti, ma anche l’atto di mordersi la coda tra animali può essere una causa della malattia negli individui non immunizzati, così come la coprofagia. Inoltre, sebbene l’alimentazione del bestiame con gli scarti di carne cruda sia illegale in alcuni Paesi, dal punto di vista economico è senza dubbio conveniente per gli allevatori, e quindi più o meno diffusa. Meno frequente, ma con effetti spesso devastanti, la somministrazione dei resti di carcasse di animali da pelliccia agli animali da allevamento.
Al fine di ridurre i casi di trichinellosi in Europa, nel 2015 la Commissione europea ha sancito il Regolamento di esecuzione (UE) 2015/1375 che stabilisce norme specifiche sui controlli ufficiali per la presenza di trichine nella carne di tutti gli animali sensibili destinati al consumo umano in UE: suini domestici, cinghiali d’allevamento e solipedi (come i cavalli).
TRICHINELLA DIAGNOSI
La maggior parte delle infezioni da Trichinella sp. negli animali domestici e selvatici non viene diagnosticata, anche per via del fatto che essi frequentemente non mostrano alcun segno clinico della malattia. Questo chiaramente agevola la diffusione delle larve e il salto di specie del parassita, fino eventualmente all’uomo.
La digestione di un frammento di tessuto muscolare in HCl-pepsina libera le larve dalle cellule nutrici facilitandone l’osservazione al microscopio. In alternativa, può rivelarsi utile la rilevazione degli antigeni circolanti mediante tecniche di immunodosaggio, all’inizio della fase parenterale, quando i test sierologici standard per determinare la presenza degli anticorpi specifici (come i test ELISA) non si sono ancora rivelati positivi. Infine, l’amplificazione mediante PCR di sequenze specifiche di DNA di larve o il sequenziamento permettono di identificare ogni taxon.
Trichinella sintomi uomo e cura
Nell’uomo si può sviluppare una malattia anche grave con tre fasi cliniche (intestinale, invasione muscolare e convalescenza) e, occasionalmente, la morte. La sintomatologia può variare da un quadro asintomatico fino ad un esito mortale a seconda della quantità di larve migrate nei tessuti, della loro localizzazione nei muscoli e della specie di trichina coinvolta. Anche l’età, il sesso e lo stato di salute generale dell’ospite incidono sull’esito della malattia.
Nella fase iniziale si possono manifestare sintomi gastrointestinali (nausea, diarrea, vomito, dolori addominali) dovuti ai parassiti adulti presenti a livello dell’intestino tenue. Successivamente, a seguito della migrazione delle larve nei muscoli, prevalgono febbre, mialgie, edema di arti, tronco e volto, esantema orticarioide, fotofobia, e compromissioni cardiache.
Il numero di larve prodotte (da 500 fino a 1500 nell’arco di vita di una femmina) dipende dallo stato immunitario dell’ospite infetto e dalla specie coinvolta. La deposizione di larve innesca l’attivazione delle risposte immunitarie, che ne forzano l’espulsione dall’intestino tenue. L’immunità sembra durare tutta la vita.
La trichinellosi può essere trattata con antiparassitari adeguati. In genere, invece, non esiste un trattamento per la trichinellosi negli animali e le infezioni da Trichinella sp. sono rilevate solo mediante analisi di laboratorio post-mortem di campioni di tessuto muscolare.
Fonte
- Pozio, E. (2021). Trichinellosis in animals. Merck Veterinary Manual.
MSD Veterinary Manual - Trichinellosis – Annual epidemiological report for 2022. (2024).
European Centre for Disease Prevention and Control - V Capó, DD. Despommier. (1996). Clinical aspects of infection with Trichinella spp. Clin Microbiol Rev.
National Library of Medicine - Ministero della Salute (2021)
Ministero della Salute