Droni che sfrecciano nel cielo, elettrodomestici che si accendono e spengono da soli, veicoli che si addentrano nel traffico senza esser pilotati da esseri umani… Sembrerebbe quasi una visione tratta dalla mente di Ridley Scott mentre ideava il suo capolavoro Blade Runner. Invece non si tratta di fantascienza, ma solo di alcune reali, attuali applicazioni dell’insieme delle tecnologie elettroniche ed informatiche che siamo soliti identificare con il nome di Internet of Things (Internet delle Cose).
Alcuni di noi, soprattutto i più tradizionalisti, potrebbero storcere il naso di fronte ad immagini del genere. Son molte le domande che potrebbero spontaneamente balenarci nella testa mentre pensiamo agli effetti che un tale livello di automazione potrebbero sortire sul nostro vivere quotidiano. “Come facciamo a fidarci di una macchina?”, “E se avesse dei difetti?”, “Cosa accadrebbe se venisse controllata dalle mani sbagliate?” sono solo alcuni degli esempi che potrebbero destare il timore negli individui più avveduti. Infatti al momento non esiste nessuna norma in materia di diritto che possa tutelare la sicurezza dei cittadini di fronte ad un utilizzo improprio delle tecnologie automatiche. Proprio per questo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha attivato un’indagine diretta da un team di specialisti per individuare i potenziali pericoli che l’Internet of Things potrebbe causare se non si prendono i dovuti provvedimenti.
“L’internet sulle ruote… chiaramente presenta rischi di sicurezza nazionale mentre questa trasformazione è in atto”, sostiene l’avvocato John Carlin, direttore della divisione di Sicurezza Nazionale dei Dipartimento di Giustizia. Infatti, mentre da un lato esperti di tecnologia e trasporti confermano che i veicoli automatici risultano molto più sicuri rispetto al comando umano, è stato provato che i veicoli a motore sono incredibilmente vulnerabili a tecniche di hacking. Non è un caso che nel luglio 2015 Fiat Chrysler ha richiesto il ritiro di 1,4 milioni di veicoli per installare software che prevenissero attacchi da parte di hackers.
Il gruppo del Dipartimento di Giustizia sarà guidato dall’avvocato Adam Hickey, affiancato da tecnici e partner provenienti da altre agenzie, inizierà a svolgere le sue attività apertamente dopo aver indagato in incognito per oltre 6 mesi con il fine di non creare allarmismo pubblico. Come ogni altra forma di innovazione, anche quella dell’Internet delle Cose può portare benessere o sofferenza in base all’uso che se ne fa e perciò è necessario realizzare opportuni piani di regolamentazione.
Fonte: Reuters