Come reagireste se il vostro computer fosse in grado di pensare come una mente umana? Una cosa è certa: una notizia di questo tipo genererebbe stupore anche in un’epoca come la nostra, dominata dal progresso tecnologico.
Immaginate quindi cosa deve aver causato una teoria di questo calibro nel 1950 quando Alan Mathison Turing, il matematico e crittografo britannico considerato uno dei padri dell’informatica, ha elaborato il Test di Turing che si supponeva essere in grado di verificare se le macchine fossero dotate o meno di un pensiero autonomo.
Il Test di Turing, apparso per la prima volta in un articolo intitolato “Computing machinery and intelligence” sulla rivista Mind, prendeva spunto da un gioco chiamato “The Imitation Game” che in sostanza si basa su una conversazione tra tre soggetti: X (uomo), Y (donna) e una terza persona che fa le domande ai primi due soggetti. I tre vengono posizionati in stanze separate e comunicano tra di loro attraverso dei computer. Uno dei primi due interlocutori viene sostituito con una macchina, se chi fa le domande non riesce a capire quando sta interloquendo con una macchina e quando con un essere umano allora il test può considerarsi superato e la macchina intelligente, quindi in grado di pensare autonomamente.
Dalla prima apparizione, di questa teoria se n’è parlato molto nel corso degli anni. Nel 2014, ad esempio, si è verificato un tentativo di superamento del Test di Turing con la partecipazione ad un concorso organizzato dalla Royal Society di Londra da parte di Eugene Goostman, un programma ideato da Vladimir Veselov, Eugene Demchenko e Sergey Ulasen. Il programma è riuscito ad ingannare i giudici e a spacciarsi per un ragazzino ucraino di 13 anni. Negli anni successivi non sono mancate le smentite circa il superamento del test, in quanto sarebbero molte le incongruenze con il test originale elaborato da Turing. Ma Eugene Goostman è solo un esempio di macchina intelligente, ne sono state ideate molte altre come Tobby Chatbot o Eloisa.
Ma di pari passo con le macchine intelligenti si sono evolute anche teorie contrastanti con quella originaria del matematico britannico. The Chinese Room è un esperimento elaborato da John Searle e si oppone nettamente alla teoria di Turing: Searle dimostra che una macchina non è in grado di riflettere come un essere umano, ma semplicemente è stata programmata per rispondere a delle domande con delle precise affermazioni, un po’ come una persona che sa rispondere a delle domande in cinese scritto ma al contempo non sa parlarlo, sa solo quali simboli servono per rispondere ad altri simboli.
In sintesi possiamo affermare che il test di Turing, nel bene o nel male, ha fatto riflettere un bel po’ di persone nel corso del tempo. Anche in ambito cinematografico qualcuno si è ispirato a Turing e alle sue teorie (basti pensare a film come The Imitation Game o Ex Machina). Ma tutto questo interesse potrà un giorno tramutarsi nella realizzazione di macchine pensanti? Oppure rimarrà per sempre un enorme sogno in cui molti, come ha fatto Turing fino alla fine dei suoi giorni, continueranno a credere?
Fonti: Zanichelli