Avreste mai immaginato che in futuro con una stampante 3D potreste produrre il cibo da portare in tavola direttamente a casa vostra?
Quante volte vi siete sentiti dire che mangiare cibo sano è importante? Se c’è una cosa che abbiamo imparato molto bene è che la nutrizione è strettamente collegata alla nostra salute. Perciò leggiamo le etichette dei cibi, perdendoci tra calorie, proteine, grassi e carboidrati, cercando di combinare al meglio i valori nutrizionali. E se delegassimo questo compito stressante ad un apparecchio tecnologico, in grado di cucinarci al momento cibo gustoso con gli elementi nutritivi di cui abbiamo bisogno? Non si tratta di fantascienza ma di stampante 3D.
La stampante 3D è lo strumento tecnologico del momento. Oltre ad essere all’avanguardia, è in costante e continua evoluzione perché le sue possibili applicazioni sono infinite. Parallelamente alla ricerca tecnologica, si sta perfezionando anche la scienza dei materiali, perché per poter stampare un qualunque oggetto tridimensionale -organico o inorganico c’è bisogno di un inchiostro tridimensionale. Le ricerche in ambito nutritivo stanno sperimentando numerose sostanze e tali studi stanno riunendo due ambiti di studio molto diversi tra loro, in quanto richiedono non soltanto delle competenze di bioingegneria ma anche di design.
Uno dei progetti più suggestivi, Edible Growth, è infatti guidato dalla designer tedesca Chloé Rutzerveld che ha prodotto dei biscotti viventi e completamente commestibili. La crosta esterna è costituita da proteine e carboidrati, mentre all’interno è presente una matrice colloidale composta da frutta o verdura secca e agar agar, in cui sono stati inseriti semi, spore, lieviti e batteri utili all’organismo umano. Lieviti e batteri iniziano a fermentare, cambiando il sapore e la consistenza della matrice, e i semi e le spore germogliano producendo piccoli funghi e vegetali. L’idea è che il consumatore possa far crescere il proprio cibo 3D e consumarlo quando lo trova più appetitoso per gusto e odore.
Anche la NASA ha investito in questa tecnologia, in previsione delle esplorazioni su Marte stimate per il 2030. In questo prototipo di stampante, gli ingredienti sono polverizzati e contenuti in capsule e vengono mischiati con acqua per produrre il cibo desiderato. La stessa idea è stata sfruttata dall’esercito americano, che sta sviluppando dei biosensori in grado di rilevare i parametri nutrizionali dei soldati, evidenziando eventuali carenze nella dieta. Comunicando tali dati alla stampante 3D, questa è in grado di produrre una barretta energetica con i parametri nutrizionali richiesti. In entrambi questi casi, va però sottolineato che il cibo prodotto è comunque sintetico e non vivo, come quello sviluppato dalla Rutzerveld.
Infine una delle macchine più famose e pensate come elettrodomestico del futuro è Foodini. Le dimensioni sono all’incirca quelle di un microonde e all’interno sono presenti tre capsule che vanno riempite con ingredienti freschi. La macchina li assembla, mischiandoli o stendendoli, e riproduce tante ricette diverse. Qui l’idea degli sviluppatori è un’altra: riportare in cucina tutte quelle persone che, per carenza di tempo e voglia, finiscono per consumare gran parte dei pasti fuori casa.
L’obiettivo a lungo termine di questa ricerca è quello di diminuire l’impronta ambientale delle attività umane. Non solo si potrebbero ridurre le aree destinate all’agricoltura intensiva ma sarebbe minore anche lo spreco alimentare, che nei paesi economicamente avanzati è elevatissimo. Si potrebbe produrre cibo con qualità nutrizionali specifiche, che potrebbe compensare carenze nutritive o essere combinato alle terapie farmacologiche in modo tale da aumentarne l’efficacia. Per non parlare dell’utilità che un tale strumento avrebbe per individui con allergie o diabete. E voi non siete curiosi di assaggiare il cibo 3D?
Fonte: National Geographic