Oggi spieghiamo un nuovo funzionamento, una procedura spettacolare: i decolli e gli atterraggi sulle portaerei! La problematica di far decollare e rientrare un aeroplano su di una nave non è indifferente.
Le portaerei sono navi giganti, dalla lunghezza spesso oltre ai 300 metri, proprio per poter accogliere una pista di decollo.
Essa risulterà però corta rispetto agli standard, in mezzo al mare e – last but not least – in movimento!
Tutti questi fattori combinati rendono le manovre convenzionali impossibili, richiedendo ulteriori aiuti tecnologici, per poter arrivare alla pratica.
A livello di concept, questi sono i due filoni principali utilizzati:
– un sistema che aumenti rapidamente la velocità di decollo, per poter sfruttare la cortissima pista e permettere al velivolo di spiccare il volo.
-un sistema di arresto, in grado di frenare rapidamente la corsa di atterraggio, impedendo al jet di volare in mare.
Per la soluzione del primo problema fu progettata la catapulta: creata con diversi design e sfruttando vari tipi di energia meccanica, il principio della catapulta è però molto semplice e letterale: agganciare l’aereo alla catapulta e spararlo in aria, come se fosse un masso in uno strumento d’assedio.
Ora, l’effettiva dinamica non è proprio di un braccio di legno, che spari per aria jet da decine di tonnellate, ma è più simile all’idea della fionda.
Il carrello e la fusoliera sono ancorati ad un sistema di lancio, che accumula energia e la esplode di colpo: l’aereo riceve una violenta accelerazione, che va a sommarsi a quella dei propri motori.
Le moderne catapulte sono realizzate con un sistema a vapore: sfruttando l’energia della propulsione della nave (una normale turbina navale oppure, nel caso delle super portaerei americane, un reattore nucleare), viene immagazzinato del vapore ad alta pressione.
Esso va a riempire dei condotti di tubi, a cui è collegata la catapulta.
Un solco percorre la pista di decollo: è la rotaia del sistema di lancio.
Da essa sbuca la catapulta, a cui è agganciato il caccia.
Quando tutto è pronto, il vapore viene liberato.
La fortissima pressione fa schizzare in avanti la catapulta sulla rotaia, portandosi dietro le tonnellate di cacciabombardiere.
Raggiunta la fine della corsa, il sistema è progettato in modo da “perdere” automaticamente l’aggancio: la spinta raggiunta è tutelativa, abbastanza elevata da poter addirittura coprire eventuali avarie ai motori.
In alcuni casi, come ad esempio le portaerei americane degli anni 70 o quelle francesi, venivano utilizzati degli elastici per assistere la spinta.
Oltre al carrello, quindi, anche la fusoliera veniva ancorata – per avere una trazione più incisiva.
E come facciamo a far poi tornare il nostro caccia?
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