Il pesce arciere (Toxotes jaculatrix) appartiene alla famiglia dei Toxotidae e vive nelle acque salmastre di fiume, preferibilmente in vicinanza di mangrovie. Sono prevalentemente diffusi nell’emisfero australe, nella zona che comprende India, Filippine, Australia e Polinesia.
La caratteristica di questo pesce sta nella sua capacità di catturare le prede che vivono al di fuori del pelo dell’acqua; infatti, il pesce arciere, una volta identificata la preda, è in grado di colpirla e farla cadere mediante un preciso getto di acqua emesso dalla bocca. Generalmente le loro prede sono stabilmente ancorate alla vegetazione (i.e ragni): uno studio precedente ha quantificato che le forze di ancoraggio delle prede alle foglie delle mangrovie sono dell’ordine delle dieci volte il peso del loro corpo. È dal 1764 che si discute circa l’origine dell’efficacia del meccanismo di predazione del pesce arciere. Pare che la forza sorprendente del getto al momento dell’impatto possa essere regolato da strutture interne in grado di amplificare la potenza muscolare, così da superare le intense forze ancoranti delle prede (aracnidi e insetti). Del resto anche nei camaleonti e nelle salamandre si trovano forze di questo tipo; infatti, l’energia muscolare viene lentamente immagazzinata all’interno di fibre di collagene e poi rilasciata bruscamente per proiettare all’esterno la lingua con un’accelerazione pari a 500m/s2. Tuttavia, accurati studi morfologici e studi di elettromiografia – necessari per misurare l’efficienza delle fibre nervose – hanno escluso la presenza di un sistema di questo tipo nel pesce arciere. Per questo motivo il dibattito sull’origine dell’efficienza del sistema di predazione di questo pesce rimane sconosciuto.
Il un articolo pubblicato su PLOSONE nel 2012, A.Vailati e colleghi sono riusciti a registrare il pesce arciere nel momento della predazione con video ad alta velocità. Eseguendo poi un’analisi cinematica delle sequenze video acquisite hanno potuto studiare i getti d’acqua emessi da due esemplari di Toxotes jaculatrix. Gli scienziati hanno scoperto che al momento della emissione del getto d’acqua, la velocità del flusso veniva modulata in maniera tale da raggiungere un graduale aumento della massa d’acqua accumulata sulla testa del getto. Per questo motivo, la potenza sulla sommità del getto aumentava gradualmente durante l’emissione. Quando il getto colpisce la preda, la potenza massa-specifica trasportata dal getto raggiunge valori fino a circa 3000 W/Kg, ben sei volte superiore alla potenza massima specifica di un muscolo di vertebrato (500W/Kg), il che suggerisce l’importanza del meccanismo di amplificazione nell’efficacia del meccanismo di predazione messo a punto dal pesce arciere.
Fate attenzione dunque se doveste attraversare un fiume australe: potreste essere voi la prossima vittima di questo eccezionale cecchino!
Fonte: NCBI